Settembre 2014

SITUAZIONE ATTUALE

Il mese di settembre inizia subito dopo l'annuncio della tregua a Gaza: il sollievo per la fine dell'operazione militare israeliana è tangibile anche in Cisgiordania, dove si spengono le televisioni coi notiziari sulla Striscia e rispuntano i primi sorrisi prudenti.

Tuttavia il ritorno alla vita quotidiana è coinciso con una ripresa a pieno regime della “normalità” dell'occupazione, che anzi si è fatta in questo mese ancora più opprimente per due motivi: in primis la fine dell'operazione militare ha implicato la smobilitazione delle truppe che erano state impiegate nell'attacco, così che un gran numero di soldati è stato ora spostato in Cisgiordania per un periodo di “decompressione” prima del rientro a casa, come ci è stato spiegato dagli stessi militari. In secondo il primo ministro Netanyahu è stato accusato da una parte dell'opinione pubblica israeliana di aver tenuto una linea troppo morbida nella gestione della guerra e poi della tregua con Hamas.
Per riacquistare consenso il governo si è impegnato allora in un duro pugno di ferro sui Territori Occupati: il mese è iniziato con l'annuncio della confisca di terre sia a Gerusalemme est, che tra Hebron e Betlemme, dove si vogliono dichiarare “proprietà demaniale” 400 dunam di terra con l'obiettivo di implementare l'espansione degli insediamenti.  
Inoltre sia a Gerusalemme che ad Hebron si sono vissuti giorni di tensione a causa delle limitazioni d'accesso alla moschea di Al Aqsa e della temporanea chiusura della moschea di Ibrahim.
Queste procedure di restrizione ai luoghi di culto musulmani sono una prassi regolare in vista delle festività ebraiche: il giorno 25 è stato Rosh Hashana, uno dei tre capodanni religiosi del calendario ebraico.
Nel frattempo il 24 Settembre a Bruxelles si è tenuta una sessione straordinaria del Tribunale Russel, che ha definito l'ultima guerra a Gaza la più feroce offensiva subita dalla Palestina dal 1967 ad oggi, ed ha decretato, in base alle testimonianze raccolte, che in essa sono stati commessi crimini di guerra e attacchi contro obiettivi civili. (http://goo.gl/g3Ka3d).

Nelle colline a Sud di Hebron procedono intanto le demolizioni nei villaggi situati in area C: a Settembre è toccato ai villaggi di Um ad-Daraj e Khirbet ar-Rahwa dove hanno perso la casa decine di persone, sebbene le forze occupanti non abbiano mostrato un regolare ordine di demolizione.
Nell'intera area sono continuate le aggressioni ai danni dei pastori palestinesi con ripetuti attacchi da parte di coloni israeliani.
Frequenti sono stati i pattugliamenti diurni e notturni delle truppe militari intorno ai villaggi di Tuwani, Mufaqarah, Susiya, Qawawis, Tuba, Jawalia.
Diversi checkpoint si sono registrati sulla strada che collega tutta la zona a sud di Hebron alla città di Yatta. In più occasioni si è peraltro palesata un'impropria collaborazione tra le forze militari e i coloni israeliani.
Un esempio di questo reciproco sostegno: due camionette dell'esercito sono entrate nel villaggio di Tuwani durante le prime ore dell'alba, allarmando gli abitanti e in particolare i bambini che ancora dormivano, facendo da scorta a 14 coloni israeliani che avevano deciso di recarsi in preghiera su quelli che considerano essere i resti di un'antica sinagoga situati tra alcune abitazioni palestinesi.
Il ritrovamento archeologico non ha mai peraltro ricevuto alcuna conferma nonostante diversi studi condotti sul luogo.

CONDIVISIONE E LAVORO

Anche a Tuwani la notizia della fine dell'assedio su Gaza ha rasserenato gli animi nel villaggio, e sebbene l'occupazione non abbia allentato la sua presa, tutti cercano di tornare alla propria routine dopo un'estate segnata dalla paura e dalla sensazione di impotenza per quello che stava accadendo a pochi chilometri di distanza.
Il Comitato Popolare delle Colline a Sud di Hebron ha ripreso le attività di resistenza nonviolenta con azioni dirette alla rivendicazione dei diritti dei palestinesi e contro l'erosione territoriale portata avanti dalle logiche coloniali. Per due sabati consecutivi sono state organizzate iniziative nel villaggio di Susiya, dove i coloni israeliani dell'insediamento di Suseya hanno costruito illegalmente una tenda. L'obiettivo delle azioni, portate avanti con la partecipazione di palestinesi, attivisti israeliani e internazionali, era quello di smantellare la tenda per ribadire la proprietà palestinese di quella terra e impedire che tale struttura fosse un primo passo verso la creazione di un nuovo avamposto israeliano (http://goo.gl/y7EnXt).

In questo mese sono continuati numerosi gli accompagnamenti coi pastori, così come gli episodi di incursione dei coloni israeliani contro di loro, in particolare nei villaggi di Tuba e Qawawis: qui due volontari di Operazione Colomba e il pastore che era fuori con loro hanno subito anche un'aggressione diretta da parte di due coloni israeliani dell'avamposto illegale di Mitzpe Yair.
E' proseguita regolare anche l'attività dello school patrol per tutelare il tragitto verso la scuola dei ragazzini di Tuba e Maghair al Beed: fortunatamente la scorta militare si è presentata ogni giorno, anche se a volte in ritardo, ed inoltre non ha mai completato l'intero percorso. Queste negligenze costituiscono un grave pericolo di attacchi per i bambini che devono percorrere tutte le mattine la strada che passa tra la colonia israeliana di Ma'on e l'avamposto illegale di Havat Ma'on.
E' stata fatta anche una riunione di coordinamento degli attivisti internazionali presenti nella zona, con lo scopo di aumentare le nostre visite e portare così sostegno nella delicata area denominata dall'esercito d'Israele Firing Zone 918, dove persistono le esercitazioni militari israeliane con pesanti conseguenze per la quotidianità dei palestinesi che hanno scelto di continuare a vivere lì per non perdere le loro case e le loro terre.
I volontari di Operazione Colomba hanno vissuto due bei momenti di condivisione con i giovani di Tuwani: su caloroso invito del preside abbiamo tenuto una lezione di italiano a scuola, occasione che ha riscosso molto interesse e preziose risate.
Inoltre siamo stati invitati anche alla festa per l'inaugurazione dell'asilo del villaggio: la prima scuola materna nell'area delle colline a sud di Hebron. E' stata costruita nonostante in Febbraio soldati e polizia israeliani avevano tentato di fermarne i lavori confiscando i materiali edili. La risposta degli abitanti di Tuwani, che avevano rifiutato di allontanarsi dal luogo dei lavori impegnandosi in una protesta e interposizione pacifiche, ha permesso ai palestinesi di completare l'asilo e di compiere un altro importate passo avanti nella resistenza nonviolenta e nella riappropriazione dei loro diritti, compreso quello all'istruzione dei più piccoli.

R-ESISTERE

Negli scorsi mesi il peso dell'offensiva contro Gaza e poi l'incalzare dell'occupazione hanno portato ulteriore amarezza e nuove difficoltà per i palestinesi. Nonostante il duro momento, tuttavia, nessuno di loro ha rinunciato alla scelta nonviolenta, che anzi portano avanti con ulteriore fermezza d'intenti. Perciò queste persone sono per noi, ogni giorno, fonte d'ispirazione, poiché le loro parole ci raccontano la determinazione con cui è necessario proseguire su questo importante cammino.
Ecco il loro pensiero:
"La violenza è un tipo di strada. E questo tipo di strada è solo una delle scelte possibili. Ma posso scegliere invece l'impegno e la forza, trovarli dentro me stesso, per essere il cambiamento. Noi siamo il cambiamento."
(Un palestinese)

… una sola può essere la risposta:  
"Nella vita non sempre si può scegliere quello che piacerebbe fare. A cercare di costruirsi la vita perfetta che si vorrebbe si finisce invece per perdere se stessi perché ci si dimentica di quello che invece si ha già. Anche i palestinesi non si sono scelti questa vita. Vorrebbero essere solo pastori. Vorrebbero stare con le loro famiglie, dedicarsi ai loro figli, alla loro casa.
Invece hanno questo: hanno la lotta contro l'occupazione. E si impegnano a viverla fino in fondo perché è quello che sono chiamati a fare. Trascurando il lavoro, i figli e la casa. Anche se gli porta dolore. Voglio imparare da questa loro forza: ho deciso di stare in questo mondo per vivere, per amare e per servire, anche nelle difficoltà che non ho scelto.
E voglio vivere, amare e servire proprio in questo esatto momento, con questa gente, in questo posto: sono a Tuwani.
Ed è giusto che sia così."
(Un volontario)