Gennaio 2015

SITUAZIONE ATTUALE

Il 2015 è arrivato anche in Palestina e ha portato neve e freddo, ma nessuna nuova speranza per la fine dell’occupazione israeliana. La neve sembra quasi aver incastrato fiducia e speranza in una trappola di ghiaccio, paralizzandole. Nulla di nuovo, i Palestinesi vivono sotto occupazione israeliana ormai dal 1967, quando l'esercito israeliano conquistò la Cisgiordania, Gaza e le alture del Golan.

L’occupazione  è più che mai presente nel territorio; la si respira nelle strade di Gerusalemme est, la si vive attraversando il checkpoint di Qalandia a Ramalla, fino ad arrivare nelle verdi colline a sud di Hebron, dove l'aria si fa sempre più pesante.
Il 2015 dunque non ha portato nessuna buona novità. La situazione nei territori occupati resta drammatica, e gennaio ha visto crescere il record di case demolite (in area C, 45 strutture demolite in una sola settimana, dal 20 al 26 gennaio) e sfratti ai danni della popolazione palestinese. Sopratutto, gennaio è stato triste testimone della prima uccisione: il 14 del mese, l’esercito israeliano spara e uccide un ragazzo palestinese di 17 anni originario di Yatta. Questa è la prima vittima del 2015, si spera che l’esercito israeliano non batta il record alquanto preoccupante del 2014: 56 palestinesi uccisi in Cisgiordania, di cui 12 bambini.
Nella prima metà del mese, i coloni israeliani hanno danneggiato e/o distrutto 5.500 alberi di ulivo, danneggiando in modo irreparabile il raccolto dei contadini palestinesi. Solo l’8 gennaio,  nelle zone circostanti i villaggi di Ma’in e Qawawis, nelle colline a sud di Hebron, dei coloni hanno distrutto 580 tra ulivi e mandorli. La distruzione degli alberi d’ulivo ha un prezzo particolarmente alto per i palestinesi in quanto l'ulivo è elemento di vitale importanza per l’economia locale; la distruzione degli alberi si traduce quindi in distruzione dell'economia.
I bambini sono stati, anche a gennaio, oggetto di molestie e violenze da parte di coloni ed esercito israeliano. In diverse occasioni, gli addetti alla sicurezza israeliani hanno aperto il fuoco su gruppi di bambini che, secondo le autorità, stavano tirando sassi vicino agli insediamenti attorno ad Hebron. Alcuni di questi bambini sono stati feriti dai proiettili, in un chiaro uso sproporzionato di violenza e armi da fuoco. Inoltre, i soldati hanno arrestato un giovane palestinese di 14 anni mentre pascolava il gregge vicino al villaggio di Maghayir Al Abeed.
Ad At-Tuwani, l’esercito israeliano non ha accompagnato i bambini a scuola durante l’ultima settimana del semestre e, al posto dei soldati, questo compito è stato svolto dai volontari di Operazione Colomba. Più di una volta i bambini non hanno potuto raggiungere la scuola in tempo a causa della negligenza dell’esercito o della pericolosità nell’attraversare le strade che costeggiano gli inserimenti israeliani di Ma’on e Havat Ma'on.
Il trend di gennaio si può dunque riassumere in un aumento nell’uso della violenza da parte dell’esercito israeliano e dei coloni, sia per quanto riguarda demolizioni, sfratti e intimidazioni, sia per quanto riguarda arresti e uso di violenza fisica.

CONDIVISIONE E LAVORO

A gennaio i volontari hanno assistito e accompagnato la comunità palestinese nelle loro attività quotidiane. La vita ad At-Tuwani è scandita dai ritmi dell'occupazione: coloni, checkpoint, violenze. I volontari hanno spesso accompagnato i bambini di Tuba a scuola quando l'esercito non si è presentato a fare il proprio dovere. Oltre ad accompagnare (e scortare) i bambini, i volontari hanno seguito e monitorato tutto ciò che accadeva nel villaggio e dintorni. Vivere ad At-Tuwani vuol dire ricordarsi ogni giorno di vivere sotto occupazione militare e questo si riflette in ogni aspetto della vita. Azioni semplici e naturali come andare al pascolo con il proprio gregge e piantare gli alberi di ulivo diventano imprese ardue per i Palestinesi; il 23 gennaio, a Susiya, durante un evento organizzato dalla  comunità locale e in solidarietà con altri palestinesi provenienti da varie zone della Palestina, i soldati hanno fatto irruzione attaccando diversi palestinesi e arrestandone 4, il tutto sotto gli occhi dei coloni che erano scesi in valle per impedire che gli alberi di ulivo venissero piantati.
A Gennaio si è registrato un ingente numero di case demolite e consegna di ordini di demolizione nelle colline a sud di Hebron. I volontari sono quasi sempre riusciti ad andare a documentare e a mostrare solidarietà alle famiglie dislocate. Anche a gennaio il compito dei volontari si è rivelato importante: documentare e testimoniare ciò che altrimenti resterebbe inascoltato e sconosciuto. Assistere la gente locale in attività come accompagnare i bambini a scuola, i pastori in valle e piantare gli ulivi dà l'opportunità ai volontari di diventare come una telecamera puntata sulle colline a sud di Hebron: tramite la loro documentazione, monitoraggio e testimonianze, i volontari trasmettono al mondo le ingiustizie che i palestinesi subiscono e, insieme a loro, sono la testimonianza che At-Tuwani c'è, esiste e resiste in modo nonviolento.

R-ESISTERE – UMM ZEITOUNA

I Palestinesi coltivano la speranza. I Palestinesi resistono, ogni giorno; resistono lottando per la libertà. E noi con loro.
Cosi ci ha insegnato il più resistente dei Palestinesi, Mahmoud Darwish.

Qui, sui pendii delle colline, dinanzi al crepuscolo
e alla legge del tempo
Vicino ai giardini dalle ombre spezzate,
Facciamo come fanno i prigionieri,
Facciamo come fanno i disoccupati:
Coltiviamo la speranza.
Un paese che si prepara all’alba.
Diventiamo meno intelligenti
Perché spiamo l’ora della vittoria:
Non c’è notte nella nostra notte illuminata
Da una pioggia di bombe.
I nostri nemici vegliano,
I nostri nemici accendono per noi la luce
Nell’oscurità dei sotterranei.
Qui, nessun “io”.
Qui, Adamo si ricorda che la sua argilla
È fatto di polvere.
In punto di morte, dice:
Non posso più smarrire il sentiero:
Libero sono a un passo dalla mia libertà.
Il mio futuro è nella mia mano.
Ben presto penetrerò nella mia vita,
Nascerò libero, senza madre né padre,
E mi sceglierò un nome di lettere d’azzurro…