Maggio 2016

SITUAZIONE ATTUALE

Questo mese, forse più di altri, ci ha offerto un chiaro esempio di cosa si intende quando si parla di “normalizzazione” in un contesto di occupazione. Maggio è un mese di transizione, la scuola finisce, finiscono i raccolti e tutti si preparano all'arrivo del Ramadan. Si respira la frenesia, tutti i lavori più faticosi devono essere completati prima del mese di digiuno, i bambini aprono la stagione dei bagni nei pozzi, i più grandi si rintanano a studiare per il Tawjihi (la maturità). Ad un occhio poco abituato potrebbe sorgere spontanea la domanda "ma dov'è questa occupazione?". “Niente panico”, l'occupazione c'è ancora, ha solo momentaneamente abbassato il volume di qualche decibel. Trova comunque il modo di ricordarti la sua presenza: i checkpoint continuano ad essere la quotidianità; i coloni fanno qualche capatina fuori porta, a volte solo con il gregge a volte con le maglie sulla faccia e un sasso nella mano.
Come un corridore che si prepara per le olimpiadi, l'occupazione israeliana non è sempre in pista ma si tiene allenata in vista delle gare.
Se la situazione nelle colline a sud di Hebron per il momento può definirsi tranquilla, da Gaza continuano ad arrivarci notizie di attacchi sistematici ai pescatori con continue confische delle barche e ripetuti casi di arresti e feriti. Solo nell'ultima settimana di Maggio le forze militari israeliane hanno condotto 57 incursioni nelle comunità Palestinesi della Cisgiordania uccidendo 99 civili di cui 19 bambini e una donna. Nella zona occupata ad est di Gerusalemme un civile Palestinese è stato obbligato a demolire parte della sua casa. Se già è difficile immaginare il dolore nel vedere la propria casa distrutta da un bulldozer essere costretti a farlo con le proprie mani è una tortura psicologica ancora più grande. Queste continue vessazioni ai danni dei civili palestinesi hanno diverse declinazioni, le trovi quando i ragazzi di At Tuwani vorrebbero andare a pregare a Gerusalemme per il Ramadan e si vedono costretti a interminabili attese per ottenere i visti per entrare; le vedi quando durante la festa per la dichiarazione d'indipendenza israeliana (14 maggio) a nessun palestinese è consentito entrare in Israele. Questi soprusi servono per ricordare ai palestinesi e a tutti noi che anche se i livelli di violenza si abbassano l'occupazione continua e non c'è volontà da parte del governo Israeliano a concluderla.

CONDIVISIONE, LAVORO e NOVITA' SUI VOLONTARI

Maggio è stato periodo di siccità rispetto a nuove forze fresche sul campo, per gran parte del mese i volontari hanno fatto gli straordinari per mantenere vivo il progetto. Questo ha voluto dire decidere di volta in volta che zone coprire a seconda delle necessità più impellenti e delle forze a disposizione. Nonostante questo abbia significato non poter essere sempre presenti, la reazione degli abitanti delle colline a Sud di Hebron è stata di grande comprensione e cooperazione, sopratutto i ragazzi del villaggio hanno sempre dato la loro disponibilità a coprire lo school patrol cooperando con i volontari. Questo segnale molto positivo dona speranza alla resistenza dimostrando una forza di volontà che continua di generazione in generazione.
Gli accompagnamenti ai pastori sono continuati con costanza, aggiustando gli orari alla calura che durante la giornata si fa sempre più soffocante.
Fino alla fine del mese abbiamo continuato a fare school patrol e l'ultimo giorno abbiamo festeggiato la fine della scuola con i bambini.
La volontà da parte del Comitato di includere sempre di più i giovani nella resistenza nonviolenta si è concretizzata in una serie di workshop in collaborazione con l'Unione Europea e I Rabbini per i Diritti Umani: il primo di questi si è svolto nella clinica di Tuwani, tenuto da un avvocato che ha spiegato la legge sul diritto della terra ad una platea prevalentemente composta da ragazzi e ragazze.