Febbraio 2017

SITUAZIONE ATTUALE

Il mese di febbraio si è aperto con la triste notizia dell'approvazione da parte della Knesset di un disegno di legge che legalizza 16 avamposti israeliani costruiti su terreni privati palestinesi in Cisgiordania. Obiettivo del provvedimento, come evidenziato dalle stesse dichiarazioni dei politici israeliani, è quello di "regolarizzare gli insediamenti in Giudea e Samaria (Cisgiordania) e consentire il loro continuo stabilirsi e sviluppo".

Inoltre in questo mese sembra sia terminata la costruzione di una sezione di 10 km del muro di separazione nella zona a sud-ovest di Hebron, tra i due check-point di Tarqumiya e Meitar.
Nella zona delle colline a sud di Hebron la vita dei palestinesi continua ad essere scandita da soldati e coloni, che limitano e impediscono la libertà di movimento dei residenti palestinesi con check-point, detenzioni ingiustificate, aggressioni e intimidazioni.
In particolare nella seconda metà del mese, i volontari di Operazione Colomba sono stati testimoni della demolizione del pozzo nella valle beduina di Saraya, unico punto di abbeveraggio per i greggi dei pastori della zona. Dall’inizio del 2017, come riporta l’Unione Europea, sono stati registrati già 135 ordini di demolizioni, confische e sfratti notificati da parte dell'amministrazione israeliana, ordini dichiaratamente tesi a minare la sussistenza e l’economia dei residenti palestinesi delle colline a sud di Hebron.

CONDIVISIONE, LAVORO E NOVITA' SUI VOLONTARI

La vita nel villaggio di At-Tuwani si è aperta nel mese di Febbraio con una nuova azione nonviolenta da parte delle donne e dei ragazzi palestinesi, che nella mattinata del 4 febbraio si sono ritrovati nella valle adiacente all'avamposto illegale di Havat Ma'on per piantare ulivi, cantare e manifestare il proprio diritto alla libertà di movimento. La risposta dei coloni israeliani è stata immediata: chiamati dagli stessi, la polizia e un consistente dispiegamento di forze militari israeliane si è recato sul luogo, chiudendo l'area e obbligando i palestinesi ad andarsene dalla propria terra. A questo è seguita l'invasione del villaggio di At-Tuwani da parte di decine di coloni, che non solo non sono stati allontanati dalle autorità israeliane presenti, ma sono stati protetti proprio da quest'ultime. Polizia ed esercito hanno addirittura tentato di arrestare alcuni ragazzi del villaggio. Ancora una volta la disparità di trattamento perpetrata dalle forze militari israeliane a discapito dei palestinesi è stata documentata dai volontari di Operazione Colomba presenti sul luogo.
La volontà di proseguire nella resistenza nonviolenta esplicitata chiaramente dagli abitanti di At-Tuwani, è stata punita, pochi giorni dopo, con l'irruzione nel villaggio dell'esercito israeliano. Soldati armati di mitra sono entrati in molte case, perquisendo e allontanando chi poneva troppe domande. Ai volontari di Operazione Colomba presenti non sono state date spiegazioni se non che l'incursione dei militari era orientata alla ricerca di ragazzini tra i 13 e i 18 anni. Nonostante l'episodio si sia concluso senza l'arresto di nessuno, i soldati hanno minacciato la possibilità di tornare durante la notte. Sebbene questa minaccia non si sia poi concretizzata, molti altri avvenimenti hanno scosso la pacifica quotidianità degli abitanti delle colline a sud di Hebron.
I volontari di Operazione Colomba sono stati testimoni più di una volta, nel corso del mese, di tentativi di aggressioni o attacchi da parte dei coloni, sia a pastori che pascolavano le loro greggi sulle proprie terre, sia nei confronti dei bambini che tornavano a casa da scuola. Anche questo mese è stato caratterizzato da problematiche con la scorta militare che accompagna i bambini dei villaggi di Tuba e Maghayir al Abeed alla scuola di At-Tuwani: ritardi e imprecisioni dei soldati sono stati documentati dai volontari. Il culmine di questa situazione si è verificato il giorno in cui i militari non si sono presentati affatto e i bambini, insieme ai volontari, hanno dovuto percorrere una strada alternativa e molto pericolosa per tornare a casa. Come era prevedibile sono stati inseguiti dai coloni dell'avamposto illegale di Havat Ma'on con bastoni e fionde. Per fortuna nessuno è stato raggiunto, ma ancora una volta è stata evidente l'inaffidabilità della scorta militare e l'impunità verso le aggressioni dei coloni.
Le difficoltà quotidiane dei palestinesi che vivono sotto l'occupazione israeliana non hanno però impedito il normale svolgersi delle attività che, dopo le piogge tanto attese, hanno visto il ritorno dei pastori nelle valli e, al loro fianco, i volontari di Operazione Colomba sempre con la videocamera in mano.

NABLUS
Il mese di febbraio è stato molto importante per i volontari di Operazione Colomba che si sono recati nella zona di Nablus per accompagnare alcuni pastori delle valli limitrofe. Questi pastori ogni giorno si trovano ad avere difficoltà nell'accesso delle loro terre a causa degli attacchi molto violenti dei coloni degli insediamenti di Yitzhar e Har Brakha, spesso supportati dalle forze militari israeliane. Gli accompagnamenti sono stati molto utili ai volontari per comprendere meglio la situazione della zona e per stringere nuove collaborazioni in particolare con gli abitanti delle cittadine di Madama e Burin. I volontari hanno riscontrato la presenza costante dei coloni, che non hanno mancato di presentarsi in ogni occasione, pur rimanendo abbastanza interdetti dalla presenza di internazionali in accompagnamento ai pastori palestinesi.