Luglio 2017

SITUAZIONE ATTUALE

Durante il mese di Luglio si è particolarmente riaccesa la tensione in quel lembo di terra conteso tra Palestina e Israele.  
Il 14 luglio due civili arabo israeliani hanno compiuto un attentato a Gerusalemme, uccidendo due poliziotti.
Conseguentemente lo Stato di Israele ha inasprito i controlli agli accessi alla Spianta delle Moschee, installando metal detector agli ingressi. La motivazione, oramai ampiamente usata dallo Stato israeliano, è il rafforzamento della sicurezza dell'area.

Nei fatti, però, solo ai palestinesi è stato reso difficile, se non impedito, l'accesso alla città vecchia, a dispetto di Israeliani e internazionali. La risposta palestinese, oscurata dai media israeliani e internazionali, è stata una vera forma di disobbedienza civile. Dopo due settimane di boicottaggio e di protesta nonviolenta (preghiere di massa e rifiuto a recarsi alla moschea di Al Aqsa), il 28 luglio i metal detector sono stati rimossi. La tensione non si è però allentata quanto sperato, visto che nella pratica Israele sta continuando a limitare l’accesso alla Spianata.
Negli ultimi giorni del mese il conflitto israelo-palestinese sembra poi di nuovo travalicare i confini. Il 23 luglio infatti all'ambasciata israeliana di Amman, a seguito di un'aggressione, una guardia israeliana ha sparato e ucciso un civile giordano. Sembra quindi esserci il rischio di una spirale di violenze.
A seguito degli avvenimenti il Presidente palestinese Abu Mazen ha dichiarato la sospensione dei rapporti con l'autorità israeliana in particolare per quanto riguarda la cooperazione sulla sicurezza, una decisione senza precedenti.
A conclusione del mese, infine, si è assistito all’ennesima decisione di Israele del tutto illegale dal punto di vista del diritto internazionale: il prolungamento del muro. Altri 42 km sono stati costruiti nella zona delle colline a sud di Hebron, verso il checkpoint di Tarquimiya. La costruzione non è stata eseguita percorrendo la linea ufficiale di confine tra Israele e West Bank, la cosiddetta Linea Verde, ma è sconfinata in territorio palestinese.
Gli avvenimenti di Luglio sembrano mostrare ancora una volta uno Stato che agisce in violazione del diritto internazionale, non solo non curante delle conseguenze ma con la quasi completa certezza dell’impunità.

CONDIVISIONE, LAVORO E NOVITA' SUI VOLONTARI

Luglio, il mese del risveglio. Dopo il Ramadam, questo è il mese in cui riprende piano piano la vita di tutti i giorni. I matrimoni nella città vicina di Yatta si susseguono uno dopo l'altro. Anche se poco lontano e anche se non invitati, i volontari rimangono incuriositi e si godono dal villaggio la musica a volumi inverosimili e i fuochi d'artificio. Luglio è anche il mese della maturità. Il giorno dell'uscita dei risultati scolastici dei ragazzi che hanno terminato il ciclo di studi, è una festa non solo ad At-Tuwani, ma anche nei villaggi adiacenti.
Ovviamente non è tutto rose e fiori. Purtroppo anche l'occupazione sembra essersi risvegliata e non lascia respirare neppure nei giorni di festa. Ogni pretesto è buono per rimarcare con soprusi un potere internazionalmente ingiusto e illegale. Un esempio di quanto appena detto è stato l’episodio avvenuto a inizio mese ad Umm al Kheir, un villaggio a perenne rischio di demolizione non lontano da At-Tuwani. Qui, come in tutta la regione, si è festeggiata la fine della scuola. Agli abitanti del villaggio, però, è stato impedito dalle forze israeliane l’utilizzo dei fuochi d’artificio in quanto disturbavano i “vicini di casa”. Aldilà dell'assurdità del divieto, si ricorda che i “vicini di casa” sono civili israeliani che risiedono illegalmente secondo il diritto, in una terra che non gli appartiene. La gente dei villaggi delle colline a sud di Hebron ha continuato a resistere dando una risposta nonviolenta : “Qui stiamo festeggiando, noi continuiamo a scoppiare i fuochi, se volete potete unirvi a noi".
In questo mese è proseguita anche la resistenza in Sarura, un piccolo villaggio poco più a sud di At-Tuwani (evacuato a fine anni' 90 per le violenze dei coloni) dove a maggio ha avuto inizio una grande azione nonviolenta di accesso alla terra e ricostruzione. Nonostante le intimidazioni di soldati e coloni, gli shebab (i giovani) dei diversi villaggi proseguono la loro lotta, presidiando l’area e rivendicando la propria terra. Le grotte sono state meticolosamente sistemate e arredate pronte ad accogliere le numerose delegazioni che si sono succedute in questo mese. Con grande orgoglio i ragazzi di At-Tuwani hanno raccontato le origini, le conquiste e i sogni racchiusi in quello ha preso il nome di “Sumud” camp.
Con il caldo torrido sono arrivati anche nuovi volontari ed il gruppo, da un numero esiguo si è rinvigorito. Riprendono con più frequenza gli accompagnamenti dei pastori nelle colline vicine e lontane da At-Tuwani. Coloni e soldati sono apparsi a guastare la tranquillità apparente della zona e purtroppo non sono mancati check point, tentati attacchi e intimidazioni.