Settembre 2017

SITUAZIONE ATTUALE

Il  mese di settembre si apre con l'occupazione israeliana che spinge con violenza nell'area di Gerusalemme Est: il 5 settembre, nel quartiere di Sheikh Jarrah, una famiglia di otto rifugiati palestinesi, tra cui un minore e un anziano invalido viene forzatamente sfollata dalla propria casa dalle forze israeliane. Subito dopo la casa viene occupata da coloni ebrei che si appellano ad una legge israeliana che prevede la restituzione delle case alle famiglie ebree che abitavano lì prima della guerra del 1948. Questa legge è fortemente discriminatoria, perché non prevede lo stesso diritto per le famiglie palestinesi. Dal punto di vista politico alcune dichiarazioni di uno dei principali leader della striscia di Gaza, Ismail Haniyeh, hanno comportato un significativo avvicinamento tra il partito di quest'ultimo, Hamas, e il Presidente dell'Autorità Palestinese Abbas.

La struttura dell'occupazione non ha dato alcun segno di cedimento e nemmeno uno spazio è stato lasciato per la salvaguardia dei diritti umani dei Palestinesi da parte dello Stato d’Israele.

CONDIVISIONE, LAVORO E NOVITA' SUI VOLONTARI

Settembre mese di cambiamento, ha visto la diminuzione graduale del numero di volontari presenti ad At Tuwani. Alle tante partenze si è aggiunto un violento intensificarsi della presenza militare israeliana nella zona e in particolare nel villaggio di Sarura. I primi dieci giorni del mese sono stati molto faticosi per le volontarie rimaste al villaggio che sono state testimoni di eventi ben poco edificanti. L'arresto di Sami, un ragazzo palestinese attivista e leader della resistenza del Sumud Camp, è stato solo l’apice dell'ondata di violenza intimidatoria cominciata dalle forze israeliane nel villaggio di Sarura a fine Agosto, il tentato arresto del fratello minore di Sami (Hammoudi, 13 anni) pochi giorni dopo e i continui raid con detenzioni e minacce che si sono succeduti hanno rispolverato il concetto di occupazione militare.
Per fortuna il processo di Sami si è risolto con l'assoluzione e anche le accuse di aggressione rivolte al fratello Hammoudi sono decadute. Il rientro al villaggio dopo alcuni giorni di carcere è stato celebrato con grandi festeggiamenti a cui i volontari non hanno mancato di partecipare.
La presenza di Operazione Colomba si è fatta sentire anche contro un'altra grande ingiustizia che ha colpito i palestinesi nei primi giorni del mese: l'espulsione di una famiglia dalla propria casa di Gerusalemme Est. I volontari hanno infatti partecipato ad una manifestazione in solidarietà delle vittime di questo ingiusto sfratto tenutasi davanti alla casa in questione, in cui già dopo pochi giorni si era insediata una famiglia ebrea.
Il periodo centrale di settembre è stato ricco di novità.
Mentre la vita nelle colline a sud di Hebron continuava paziente, una nuova finestra si apriva per la colomba in Palestina.

Per la prima volta dopo tantissimo tempo alcuni volontari sono tornati nella Striscia di Gaza: tre volontari hanno infatti avuto l'occasione di trascorrervi appena una settimana dopo circa 15 anni di assenza. Tra chi ha riabbracciato vecchi amici sospesi, lasciati in fretta e con affanno, chi ne ha incontrati di nuovi e chi ha scoperto un mondo sconosciuto e demolito qualche pregiudizio, questa esperienza ha lasciato ai tre volontari, e di rimando anche agli altri volontari, cuori frizzanti e affamati di nuove lotte.
Mentre a Gaza risuonavano le note di vecchie canzoni, nella Cisgiordania si riprendeva il cammino per tracciare nuove rotte.
I volontari si sono recati a nord nella zona di Nablus e hanno condiviso alcune giornate con vecchie conoscenze nelle cittadine di Madama e Burin, hanno ascoltato racconti di aggressioni dei coloni e hanno riaffermato la loro disponibilità per un'eventuale presenza nella zona.
Anche nella valle del Giordano sono continuate le visite dei volontari, principalmente in compagnia dei Ta'ayush, attivisti israeliani.
Purtroppo l'ultima parte del mese non ha risparmiato risvolti negativi, questa volta a farne le spese i bambini di Tuba che ogni giorno sono costretti a recarsi alla scuola di Tuwani, scortati da soldati israeliani armati di tutto punto. Come se non fosse già abbastanza una scorta militare che "difende" dei bambini dalla violenza di coloni arrabbiati, nell'ultimo periodo i bambini hanno dovuto attendere tale scorta quasi ogni giorno per più di un'ora, spesso perdendo anche ore di scuola.