Dicembre 2017

SITUAZIONE ATTUALE

Dicembre. Contro ogni aspettativa è un mese caldo e soleggiato che vede i palestinesi recarsi ad arare e seminare i propri campi, aspettando speranzosi che inizi a piovere per avere un raccolto abbondante e cibo per le pecore.
Il lavoro nei campi è reso difficile dai coloni e dalle forze dell’ordine israeliane, che per presunte ragioni di sicurezza tentano di impedirne il normale svolgimento, ma è proprio in momenti di difficoltà che esce la determinazione dei palestinesi che, nonostante gli ostacoli, riescono a finire il lavoro intrapreso.
Dicembre è un mese “caldo”, non solo per il clima, ma anche per la decisione di Trump di riconoscere Gerusalemme come capitale indivisibile dello Stato israeliano.

Tutta la Palestina si mobilita contro questa ingiustizia (*): i vari partiti politici si uniscono nel dichiarare 3 giorni di rabbia durante i quali tutte le città palestinesi diventano centro di forti scontri.

(*) L’Onu considera Gerusalemme Est “territorio occupato”, una posizione che dura dal 1947, quando fu approvata la Risoluzione 181 che dice: “La città di Gerusalemme resterà un corpus separatum retto da un regime speciale internazionale e amministrato dall’Onu”. Idea ribadita sempre, dalla Risoluzione dell’Assemblea Generale del 1949, dal Rapporto speciale sui diritti dei palestinesi del 1979, dalla Risoluzione 63/30 del 2009 e da altre sei Risoluzioni del Consiglio di Sicurezza, compresa la 478 del 1980 che definiva la Legge per Gerusalemme approvata dalla Knesset “una violazione del diritto internazionale”. (Fonte linkiesta.it)

La risposta di Israele aspetta a farsi sentire, appena la tensione internazionale cala iniziano le chiusure, i checkpoint e gli arresti, che colpiscono la normale vita dei palestinesi e tentano di sedare ogni forma di resistenza con la detenzione di numerosi portavoce dei vari comitati di resistenza popolare.
Nell’area di Massafer Yatta i palestinesi resistono a traverso la resilienza sulla terra (sumud) col lavoro nei campi. Ad At-Tuwani continua il processo di riappropriazione di Sarura, villaggio palestinese un tempo abbandonato a causa dei frequenti attacchi dei coloni dell’avamposto illegale di Havat Ma’On, che celebra sette mesi di lotta ed esistenza con un evento che vede partecipare gran parte degli abitanti delle colline a Sud di Hebron e tanti internazionali. Finalmente Sarura è resistenza. Sarura è Sumud.

CONDIVISIONE, LAVORO E NOVITA' SUI VOLONTARI

Purtroppo dicembre è un mese di brutte notizie.
La decisione di Trump di spostare l’ambasciata americana a Gerusalemme grava molto sul morale dei palestinesi, che organizzano manifestazioni di protesta in tutte le città. I volontari di Operazione Colomba vanno a documentare e a monitorare ZyfCross, un quartiere di Yatta che diventa teatro di forti tensioni: fortunatamente non ci sono arresti, ma i volontari assistono alla violenza delle forze dell’ordine israeliane, che rispondono alla mobilitazione popolare con lancio di lacrimogeni, proiettili di gomma e idranti.
A causa della carenza di precipitazioni i contadini palestinesi continuano il lavoro di aratura e semina dei campi fino alla fine di dicembre, i volontari li accompagnano e fanno protezione, prevenendo l’attacco dei coloni e sostenendoli nei momenti di tensione con l’esercito, i contadini riescono così a portare a termine il lavoro intrapreso.
Dicembre è un mese difficile per quanto riguarda gli spostamenti e i trasporti, le forze dell’ordine israeliane allestiscono un gran numero di checkpoint (7 in un mese) e diverse chiusure nelle strade palestinesi a causa delle mobilitazioni avvenute.
Anche i volontari di Operazione Colomba passano molto tempo davanti ai checkpoint provando a facilitare il passaggio dei mezzi palestinesi fermati per essere controllati.
Rispetto al mese precedente non si registrano attacchi né incursioni notturne di coloni israeliani ma la presenza rimane, e basta quella per complicare il normale svolgimento della vita dei palestinesi. Anche i soldati, forse perché impegnati nei blocchi stradali e nel monitoraggio delle città, evitano di entrare nei villaggi. In tutto il mese solo una volta i soldati sono entrati dentro il villaggio di At-Tuwani per confiscare una macchina, azione non riuscita grazie alla determinazione dei palestinesi e al supporto dei volontari.
Un mese relativamente calmo nelle colline a Sud di Hebron, non ci sono nuovi ordini di stop working né demolizioni, il che permette ai volontari di dedicarsi a coltivare i rapporti con i villaggi circostanti, con visite a base di tè e Khobbez Taboun (pane buono).
Purtroppo lo school patrol non procede in modo troppo lineare, sono ben 4 le volte durante questo mese nel quale i soldati non si presentano a scortare i bambini, il che costringe i bambini e i volontari a fare la strada che passa in mezzo alla colonia di Ma’On e l’avamposto di Havat Ma’On. Una grossa soddisfazione di dicembre la possiamo riscontrare nel progetto di Sarura, il villaggio gestito dagli shebab (ragazzi) di At-Tuwani. I volontari passano diverse notti a dormire con gli shebab per prevenire un eventuale attacco dei coloni o un incursione dei soldati e aiutano nell’organizzazione del grande evento del 31 dicembre.
Il mese infatti si conclude con una bellissima marcia che inizia da At-Tuwani, passa davanti ad Havat Ma’On, dove i coloni fanno capolino, e termina in Sarura, dove dopo un comizio, inizia una festa piena di canti, balli e gioia che finisce scandendo l’inizio di un nuovo anno di lotta e resistenza nonviolenta.
Happy new sumud year!