Giugno 2018

SITUAZIONE ATTUALE

Anche a giugno sono continuate le proteste nella Striscia di Gaza (Marcia del Ritorno: per chiedere la fine del blocco egiziano-israeliano e l’attuazione della Risoluzione 194 dell’ ONU sul “diritto al ritorno” dei profughi) a cui l’esercito israeliano ha risposto con un massiccio uso della forza. Alla fine del mese si contano 130 Palestinesi uccisi e circa 13.000 feriti. Tra le vittime c’è Razan Ashraf al-Najjar, un’infermiera di 21 anni. Molti dei feriti rimangono bloccati a Gaza in strutture ospedaliere inadeguate per mancanza dei permessi necessari da parte di Israele per uscire ed avere accesso alle cure mediche necessarie.
Nonostante il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, abbia condannato l’uccisione di manifestanti, (minori, giornalisti e personale medico) da parte dei militari israeliani, il Consiglio di Sicurezza ONU, a causa del veto da parte degli Stati Uniti, non è riuscito a far passare una risoluzione che prevedeva un’investigazione sui fatti accaduti di recente nella Striscia.

Nei Territori Palestinesi Occupati non si è fermata l’espansione delle colonie e, allo stesso tempo, le demolizioni di strutture in numerosi villaggi palestinesi.
L’attenzione mediatica è rivolta in particolar modo al villaggio beduino di Al Khan al Ahmar, situato nella zona di Gerusalemme Est. Alla fine di maggio, la Corte Suprema israeliana ha dichiarato legale la demolizione del villaggio; di conseguenza la seconda metà di Giugno ha visto l’arrivo di attivisti Palestinesi, Israeliani ed internazionali per portare solidarietà e opporsi alle demolizioni. Anche i volontari di Operazione Colomba, con una delegazione del Comitato delle colline a sud di Hebron, si sono recati più volte a presidiare il villaggio.

CONDIVISIONE, LAVORO E NOVITA' SUI VOLONTARI

La prima metà del mese è stata caratterizzata dall’ultimo periodo di Ramadan, durante il quale i volontari hanno continuato i lavori di ristrutturazione della casa e condiviso momenti di festa con le comunità delle “South Hebron Hills”. In concomitanza con la fine del Ramadan i palestinesi hanno gradualmente ripreso le loro attività quotidiane. Di conseguenza alla maggiore esposizione, coloni e soldati israeliani hanno risposto con tentativi di attacchi i primi e checkpoint i secondi. Oltre alle attività quotidiane di accompagnamento e vedetta, le volontarie hanno partecipato ad azioni nonviolente organizzate dai palestinesi, una in particolare contro l’espansione della colonia di Pene Hever.
I ragazzi del Sumud Freedom Camp di Sarura si sono uniti formalmente dandosi il nome di “Youth of Sumud” aprendo una loro pagina Facebook e organizzando numerose attività a Sarura e a At-Tuwani. Hanno invitato gruppi di attivisti internazionali e delegazioni a sostenere il loro lavoro di ristrutturazione di una seconda grotta e di rivalutazione del territorio nei pressi di Sarura, in particolare piantando ulivi nella valle sottostante al villaggio.
Il 30 Giugno, a 40 giorni dalla morte di Saber Hureini, ex sindaco di At-Tuwani, “Youth of Sumud” ha organizzato una giornata commemorativa e l’inaugurazione del Sumud Freedom Garden in sua memoria. La celebrazione è stata brutalmente interrotta dall’arrivo di esercito e Border Police che ha dichiarato il sito “zona militare chiusa” e ha spinto con violenza il gruppo di partecipanti fuori dall’area. Una giornata che voleva essere celebrazione della resistenza nonviolenta è ancora una volta diventata motivo di aggressione da parte delle forze di occupazione israeliana.
Nonostante tutte le difficoltà, il villaggio continua il suo percorso di pace e resistenza con determinazione e impegno, accogliendo anche gruppi di internazionali e pellegrini che, specialmente in questo periodo estivo, arrivano per visitare quest’esperienza palestinese che reagisce in maniera alternativa alle ingiustizie dell’occupazione.