Febbraio 2019

SITUAZIONE ATTUALE

A febbraio, durante la 40° sessione ordinaria del Consiglio per i Diritti Umani dell’ONU, è stato pubblicato il rapporto della Commissione di inchiesta istituita dal Consiglio relativa alle dimostrazioni nella Striscia di Gaza iniziate il 30 marzo 2018. La Commissione ha rinvenuto “ragionevoli motivi per ritenere che l’uso della forza letale da parte delle forze israeliane sia stato illegale [...] uccidendo e mutilando dimostranti palestinesi che non costituivano una imminente minaccia letale o di grave lesione ad altri al momento di essere sparati, né partecipavano direttamente in ostilità”, integrando così possibili crimini di guerra e contro l’umanità che dovranno essere investigati da Israele in forma indipendente e in tempi celeri.

Sul fronte palestinese, come ogni anno si è tenuta ad Hebron la manifestazione per richiedere la riapertura di Shuhada street, strada che dal 1994 è rimasta chiusa in seguito all’uccisione da parte di un colono israeliano di 29 palestinesi intenti a pregare nella vicina moschea. La manifestazione ha avuto luogo in un periodo di forti tensioni legate anche alla recente espulsione della presenza internazionale dalla città.
Lo scorso mese ha visto inoltre un’ulteriore intensificazione delle tensioni tra cittadini palestinesi ed israeliani a Gerusalemme est, dove proseguono gli sfratti di famiglie palestinesi. Sempre a Gerusalemme est prosegue poi la chiusura del consolato statunitense di Palestina che verrà a breve trasformato in un ufficio della nuova ambasciata statunitense di Israele a Gerusalemme. La mossa rivela l’evidente intenzione di Trump di rifiutare la soluzione dei ‘due Stati’ ed il suo supporto alle politiche ultra nazionaliste di Netanyahu in vista del 9 aprile.
Il mese si è infine concluso con la liberazione della parlamentare del Fronte popolare (Fplp) Khalida Jarrar, dopo venti mesi di detenzione amministrativa, senza processo né motivazione. Oltre 275 organizzazioni, partiti e movimenti sociali nel mondo hanno aderito all’appello per il suo rilascio.

CONDIVISIONE, LAVORO E NOVITA' SUI VOLONTARI

Il mese di febbraio è stato un periodo di molteplici attività per i volontari in Palestina.
La presenza di Operazione Colomba è stata mantenuta in maniera continuativa ed ininterrotta nelle colline a sud di Hebron con, in aggiunta, periodi in altre realtà palestinesi nel distretto di Salfit, nell’area nord-occidentale di Gerusalemme e nella Jordan Valley.
Per quanto riguarda le colline a sud di Hebron, notevole è stato l’incremento di violenza e l’aumento degli attacchi da parte dei coloni e delle forze militari israeliane a scapito della popolazione palestinese. Pressoché quotidiane sono state le minacce e le aggressioni da parte dei coloni israeliani nei confronti di pastori palestinesi intenti nelle loro attività giornaliere.
Tra i più violenti: gli attacchi rivolti ad un pastore palestinese nell’area del villaggio di At-Tuwani conclusosi con il suo arresto il 25 febbraio; l’aggressione e il ferimento da parte di due pastori palestinesi ad opera di coloni dell’avamposto illegale di Nof Nesher.
Ordini di fermo lavori e demolizione sono stati consegnati in villaggi di tutto il distretto e cinque demolizioni sono avvenute nell’arco del mese.
L’11 febbraio, undici giorni dopo la prima demolizione, la strada palestinese che collega i villaggi della zona rurale con la città di Yatta è stata nuovamente distrutta da bulldozer israeliani, che hanno così impedito la percorrenza di una delle principali strade dell’area.
Il 13 febbraio le forze israeliane hanno demolito, confiscato ed estratto dal terreno l’intera rete idrica dei villaggi palestinesi di Jinba, Khallet Athaba, Ar-Rakeez e Al Mufaqarah. Le tubature idriche rappresentavano una forte azione nonviolenta di tutta la popolazione dell’area, che era riuscita a far arrivare l’acqua in casa (e quindi a ricreare vita) in un area desertica e rivendicata da Israele come zona di addestramento militare (link 1, link 2).
Il 19 febbraio l’esercito israeliano ha condotto un raid notturno nel villaggio palestinese di Sadat al Tha’lah, utilizzando bombe-luce per illuminare l’area durante le perquisizioni e giustificando l’atto come conseguenza di un presunto furto di mucche dalla vicina colonia israeliana di Karmel.
Per quanto riguarda il distretto di Salfit, nella città di Al Zawya, è stato monitorato il gate di Magen Dan 620, cancello che i lavoratori palestinesi devono attraversare per raggiungere le proprie terre e i posti di lavoro. Nessuna violazione è stata registrata in questo mese.
Nella Jordan Valley i volontari di Operazione Colomba hanno riiniziato gli accompagnamenti dei pastori dell’area. Anche qua non son mancate vessazioni delle forze armate israeliane nei confronti dei pastori. I soldati hanno anche arrestato uno dei pastori. Nonostante i soprusi continui, la resistenza popolare palestinese non si ferma. All’inizio del mese è stata festeggiata l’inaugurazione di alcune grotte ricostruite nel villaggio palestinese di Ar-Rakeez, colline a sud di Hebron. L’evento ha testimoniato l’impegno quotidianamente rinnovato di una risposta pacifica di fronte alla violenza dell’occupazione israeliana, il cui peso aveva fatto evacuare il villaggio.
Il 16 febbraio, a Wadi Sued, vicino al villaggio palestinese di Qawawis, i volontari di Operazione Colomba hanno partecipato, in collaborazione con Youth of Sumud e attivisti israeliani, ad una manifestazione in solidarietà con il pastore palestinese della zona, vittima di violente e continue aggressioni di coloni israeliani di Susya.
Sempre ad inizio mese, un altro evento molto significativo che ha unito solidarietà e resistenza nonviolenta: i volontari di Operazione Colomba hanno accompagnato dei palestinesi delle South Hebron Hills ad una manifestazione in solidarietà con gli abitanti di Wadi Salmaan, la cui scuola, fondamentale per la comunità beduina dell’area per il ruolo educativo e di mantenimento della cultura, aveva ricevuto un ordine di demolizione.
In conclusione del mese, tutti i volontari hanno partecipato ad un training di due giorni a Ramallah sul diritto internazionale umanitario.