Gennaio 2020

SITUAZIONE ATTUALE

Il 4 gennaio un attacco in Iraq, ordinato dal Presidente americano Donald Trump, ha causato l’uccisione di uno degli uomini più potenti del Golfo, Qassem Soleimani, comandante delle milizie speciali al-Quds (forze armate iraniane). La morte di Soleimani segna l'inizio di fortissime tensioni in Medio Oriente, ora si teme che l'Iran per rappresaglia possa attaccare Israele.
Dall’inizio dell’anno, l’esercito israeliano ha continuato la politica di arresti contro il popolo palestinese, fermando almeno 200 persone, di cui 21 bambini e 7 ragazze, una incinta. Oltre agli arresti, si è verificata anche l’uccisione di giovani palestinesi che si erano infiltrati nella barriera di confine, nella Striscia di Gaza centrale.
Infine, sono circa 150 le persone sfollate in Area C e Gerusalemme Est e, in alcuni casi, le Autorità israeliane hanno persino costretto le famiglie a demolire le proprie case.

Il 28 gennaio è stato reso ufficiale il Deal of the Century, l’ “Accordo del Secolo”, il piano di pace per il Medio Oriente promosso dal Presidente americano Donald Trump. Definito come “il passo verso la pace” che ora Tel Aviv sarebbe pronta a compiere e come “la più realistica” delle soluzioni a due Stati, il progetto viene offerto come un suggerimento sia per israeliani che palestinesi, ma che in realtà dell’intesa ha ben poco, in quanto si presenta come “la proposta più generosa” mai redatta finora per Israele e prevede, tra le altre cose, il riconoscimento degli insediamenti israeliani e l’annessione della Valle del Giordano (un’area agricola che rappresenta circa il 30% della Cisgiordania), oltre al riconoscimento ufficiale di Gerusalemme, città Santa anche per i musulmani, come capitale di Israele.
Se il piano ha già avuto l’approvazione da parte del premier israeliano Benjamin Netanyahu e del suo rivale politico Benny Gantz, è stata invece dura la reazione dei palestinesi che hanno organizzato una serie di manifestazioni e raduni a Gaza, Ramallah e altre località, una vera e propria “Giornata della collera” contro la proposta americana. In particolare, il 30 gennaio, una ventina di manifestanti sono stati feriti dall’esercito israeliano a Ramallah, Hebron, Kafr Qaddum e Gerico.
Il Presidente dell’Autorità nazionale palestinese, Abu Mazen, ha rifiutato di ricevere una copia delle 50 pagine del piano Usa e ha chiesto la convocazione d’urgenza della Lega araba.

CONDIVISIONE, LAVORO E NOVITA' SUI VOLONTARI

Siamo nel pieno della stagione invernale e nelle colline a sud di Hebron il freddo si fa sentire sempre di più, con raffiche forti di vento e giornate di pioggia insistente, che continuano a favorire la crescita della vegetazione. Nulla però sembra fermare i palestinesi del villaggio di At-Tuwani: ecco che, approfittando di una splendida giornata di sole, il 3 gennaio hanno dato il via ad un'importante azione nonviolenta tornando, dopo 15 anni, alla preziosa sorgente di Ein al-Beida (gli avamposti e le colonie circostanti ne avevano interrotto l'accesso). Un centinaio di persone circa, tra attivisti palestinesi, israeliani e internazionali, si sono dirette fino alla sorgente dove famiglie palestinesi hanno condotto anche i propri asini carichi di contenitori per raccogliere l'acqua. Qualcuno si è messo poi a piantare ulivi come segno di riappropriazione della terra.
Alcuni coloni israeliani, il giorno dopo, hanno sradicato tutti gli ulivi piantati e rimosso le indicazioni lasciate durante l’azione dai palestinesi.
In questo mese, più volte, coloni provenienti dall'avamposto illegale di Havat Ma'on hanno provocato gli abitanti palestinesi dei villaggi vicini a At-Tuwani e persino attaccato volontari internazionali lanciando pietre con le fionde.
Oltre ad attacchi subiti dai coloni, non sono mancate demolizioni: ad Ar-Rifa'iyya le forze israeliane hanno lasciato senza casa 14 persone (tra cui 6 bambini). A Birin, invece, hanno distrutto le fondamenta di una scuola palestinese.
Anche se in misura più sporadica, sono stati diversi i check point realizzati dall’esercito sulla strada che porta al villaggio di Al-Birkeh, mentre più numerosi sono stati gli stop working-orders consegnati sempre dall'esercito israeliano e dall'Amministrazione Civile Israeliana (DCO).
Terminate le vacanze invernali, il 14 gennaio è ricominciata la scuola e, insieme a questa, anche l'attività di monitoraggio dello School Patrol che vede protagonisti ancora una volta i bambini dei villaggi di Tuba e Maghayir Al Abeed: tutto è andato bene in queste settimane, con la scorta militare israeliana che fortunatamente si è sempre presentata in orario.
Il mese di gennaio si è concluso, infine, con un’azione nella Valle del Giordano, in risposta al "Deal of the Century", che ha visto palestinesi provenienti da tutta la Cisgiordania impegnati ad arare la terra in un'area dichiarata zona militare chiusa per addestramento. I soldati israeliani hanno risposto alla dimostrazione lanciando bombe sonore e gas lacrimogeni, mentre venivano chiuse le strade o istituiti posti di blocco per impedire ai palestinesi di raggiungere il luogo della manifestazione.
I volontari di Operazione Colomba in tutto il mese hanno mantenuto viva la loro presenza anche nei villaggi vicino a Wadi Ouja (Valle del Giordano), per accompagnare i pastori palestinesi nei pressi dell'avamposto illegale di Omar Farm, a cui spesso viene impedito il normale svolgimento dell’attività di pastorizia, da parte sia di coloni che dell’esercito israeliano.
In occasione di un accompagnamento anche al nord, nel villaggio di Ressas, una volontaria di Operazione Colomba e un attivista israeliano sono stati attaccati da coloni.