Maggio 2020

SITUAZIONE ATTUALE

Nel mese di maggio in Israele è stato formato il nuovo Governo di unità nazionale, presentato alla Knesset il 17, il primo dopo oltre un anno di stallo e tre tornate elettorali.
Il Governo, unitosi per l’emergenza Covid-19, sarà guidato da Netanyahu per i primi 18 mesi, mentre l’ex capo di stato maggiore Benny Ganzt, leader del partito Blu-Bianco, gli succederà nel novembre 2021.
Oltre a far fronte alla pandemia, il nuovo Governo ha da subito espresso la sua decisione nel compimento di un altro obiettivo: l’annessione di parte dei territori occupati palestinesi entro l’estate.
Il piano proposto da Netanyahu, ma ancora in discussione, prevederebbe il “trasferimento della sovranità israeliana” in circa il 20% della Cisgiordania, annettendo le colonie israeliane nella Valle del Giordano. La città di Gerico e i suoi dintorni sarebbero esclusi dall’annessione e ridotti ad un’enclave.

Rimane comunque ad oggi un piano molto confuso e dibattuto anche all’interno della leadership israeliana, dell’apparato militare e di sicurezza e dei movimenti dei coloni. Non è infatti del tutto chiaro quali territori verranno annessi e quindi anche quante colonie diventerebbero parte integrante di Israele e soggetti alle sue leggi, né tanto meno come l’intero processo verrà gestito e quali saranno i suoi effetti.
L’unica certezza sembra essere la data di avvio del processo, fissata dal governo il 1° luglio. Il piano in linea con il “Deal of the Century” presentato da Trump a fine gennaio, ha ricevuto opposizione e denunce dall’Unione Europea, in quanto violazione del Diritto internazionale. Mentre la Giordania ha già avvertito Israele che l’implementazione del piano potrebbero essere l’innesco di un conflitto.  
Il 24 maggio ha avuto inizio il processo contro Netanyahu, imputato per corruzione, frode e abuso di potere. La Corte Supreme israeliana ha stabilito che il processo non gli impedisce di governare, non esistendo legge alcuna che ostacoli il Primo Ministro a rimanere in carica anche se imputato. Secondo l’accordo di Governo, il Likud, partito di Netanyahu, può nominare buona parte se non tutti i rappresentanti della Commissione delle nomine giudiziarie.

Nei territori occupati palestinesi della Cisgiordania, le forze di sicurezza israeliane hanno lanciato un’ampia campagna di arresti, in particolare nei quartieri di Gerusalemme est, Hebron, nel governatorato di Ramallah e Jenin. Nel villaggio di Ya'bad, a sud-ovest di Jenin, il 12 maggio, un soldato israeliano è stato ucciso durante una di queste operazioni colpito da una pietra. A seguito di ciò, il villaggio è stato soggetto ad ancor più frequenti incursioni, in cui l’esercito ha aperto anche il fuoco contro i residenti. Il 13 maggio, nel campo profughi di Al Fawwar (Hebron), le forze israeliane hanno ucciso un ragazzo di 15 anni e ferito altri quattro palestinesi.
Il 30 maggio, nella Città Vecchia di Gerusalemme, la polizia di frontiera israeliana ha aperto il fuoco e ucciso un ragazzo palestinese autistico, indifeso e disarmato, fuggito dopo che gli era stato intimato di fermarsi. L’accaduto ha portato a diverse manifestazioni, a Tel Aviv e Gerusalemme, per chiedere giustizia cavalcando l’onda delle rivolte che si stanno propagando in tutto il mondo dopo l’uccisione di George Floyd.
In area C e a Gerusalemme Est, la politica di demolizioni non si è arrestata nel mese di Ramadan. Circa 59 strutture palestinesi sono state demolite dalle forze d’occupazione, 42 di queste durante il mese di digiuno.
Nella Striscia di Gaza in numerosi episodi, con più frequenza rispetto al mese di aprile, le forze israeliane hanno aperto il fuoco nelle aree adiacenti alla recinzione perimetrale israeliana e al largo della costa. In quattro occasioni sono entrati nella Striscia, effettuando operazioni di livellamento del terreno e di scavo vicino al recinto perimetrale, a est di Gaza, Beit Hanoun e il campo profughi di Al Bureij.
Per quanto riguarda la situazione Covid-19 al 2 giugno, il numero di contagiati palestinesi ha raggiunto la cifra di 630 nei territori occupati, 179 casi a Gerusalemme est, 390 casi nel resto della Cisgiordania e 61 nella Striscia di Gaza. 5 sono stati fino ad ora i decessi. La prima morte verificatasi nella Striscia di Gaza è avvenuta il 23 maggio. Lo stato di emergenza nei territori palestinesi, dichiarato il 5 marzo, si è concluso il 25 maggio, con la riapertura di negozi e servizi.
In Israele, dove il periodo di lockdown è terminato l’11 maggio, si è registrato un aumento del numero di casi nelle ultime settimane del mese, arrivando a circa 17 mila pazienti positivi e 284 morti.

CONDIVISIONE, LAVORO E NOVITA' SUI VOLONTARI

Il mese è stato relativamente tranquillo soprattutto per la coincidenza con il periodo di Ramadan. Essendo ridotte le attività dei palestinesi, minori sono state le occasioni di aggressioni e provocazioni da parte dei coloni israeliani e delle forze di sicurezza israeliane, ma la conclusione del mese di digiuno ha segnato la ripresa dei soprusi dell’occupazione.
Nelle colline a sud di Hebron il 27 maggio l’Amministrazione Civile israeliana ha demolito due strutture abitative nei villaggi di Al-Markez e Al-Fakheit. Il 31 maggio sei ordini di demolizione sono stati rilasciati nel villaggio di Birin per cinque case e l’edificio del consiglio comunale. Nel frattempo, invece, i coloni di Havat Ma’on hanno continuato ad espandersi illegalmente, installando un caravan e una tenda in prossimità della valle di Humra, vicino al villaggio di At-Tuwani. Tutt’ora le due strutture ostruiscono il sentiero che permette ai palestinesi del villaggio di raggiungere le proprie terre nelle valli limitrofe.
La violenza dei coloni non è cessata durante il mese, prendendo d’assalto proprietà palestinesi. Durante la notte del 19 maggio coloni di Susya hanno spruzzato sostante chimiche danneggiando alberi di ulivo appartenenti alla comunità palestinese di Susiya. Il 25 maggio un terreno agricolo nella valle di Meshaha, in prossimità dell’avamposto di Havat Ma’on e appartenente ad una famiglia di Tuwani, è stato trovato completamente bruciato.