Giugno 2020

SITUAZIONE ATTUALE

Nel mese di giugno, in Israele, i principali argomenti di cui si è parlato riguardano l’imminente annessione, programmata per il 1° luglio 2020, e una nuova ondata di Covid-19 che ha colpito il Paese.
Come dichiarato da Benjamin Netanyahu, nuovamente Primo Ministro di Israele (ora a processo per frode dinnanzi alla Corte israeliana), la data di inizio per il procedimento di annessione dei Territori Occupati è il 1° luglio. Durante tutto il mese di giugno, si è discusso più volte di quale siano i termini di questa annessione, in quanto non vi è un preciso piano di cosa essa dovrebbe comprendere, e quali effetti potrebbe portare. Da un’iniziale proposta di annettere quasi tutta la Valle del Giordano e diverse zone in Area C, le ultime indiscrezioni vorrebbero l’annessione comprendere solo i più grandi insediamenti in Palestina: tra questi, quello di Gush Etzion e di Ma’ale Adumim, diminuendo quindi in maniera importante le zone che sarebbero ipoteticamente annesse.

Anche su ciò che ne conseguirebbe per i palestinesi nelle aree comprese nell’annessione non vi è chiarezza, in quanto non è mai stato specificato se a questi verrebbe concessa o meno la cittadinanza israeliana e con quali criteri concederla. Diverse sono state le dichiarazioni a livello istituzionale dentro e fuori Israele: l’Autorità Palestinese ha più volte dichiarato la propria contrarietà all’annessione, con l’intento di ritirarsi dagli Accordi di Oslo se ciò avvenisse. Anche l’Egitto e la Giordania hanno dichiarato la propria contrarietà a tale annessione, minacciando di cancellare gli Accordi di Pace firmati con Israele dopo la Guerra dei Sei Giorni. Per ultimo, sia le Nazioni Unite che diversi Stati europei si sono dichiarati contrari a questo piano, senza però prendere una posizione formale.
Ad inizio giugno, Israele si è trovata ad affrontare una nuova ondata di Covid-19, che ha colpito in particolare le zone del Negev. Circa a metà del mese, dopo più di 200 nuovi casi (soglia che non si raggiungeva da inizio marzo), Israele ha ricreato alcune zone rosse temporanee, in una città beduina del Negev e in alcuni quartieri Sud di Tel Aviv. Anche la Palestina è stata colpita nuovamente dal virus, con la chiusura per diverse giornate di Ramallah, Nablus e del distretto di Hebron, nuovo epicentro della diffusione del virus.

CONDIVISIONE, LAVORO E NOVITA' SUI VOLONTARI

Il mese di giugno, nelle Colline di Sud di Hebron, ha visto un numero importante di demolizioni e di consegna di ordini di demolizione nell’area. Vi sono state circa otto demolizioni riguardanti abitazioni, ulteriori otto riguardanti rifugi per animali e un totale di dieci ordini di demolizione. Durante la consegna di due ordini di demolizioni nel villaggio di At-Tuwani, il 18 giugno, l’Esercito Israeliano ha usato violenza, tramite il lancio di bombe sonore e fumogene, verso gli abitanti che erano accorsi sul posto. L’8 giugno, invece, durante la demolizione di tre strutture per animali nel villaggio di Birin, è stato arrestato uno dei proprietari palestinesi.
Il 12 giugno, i coloni della colonia di Susya e dell’avamposto di Havat Ma’on sono entrati nel villaggio palestinese di Susya, accompagnati e scortati dall’Esercito israeliano.
Ad inizio di giugno, i coloni dell’avamposto di Havat Ma’on hanno trasportato un caravan fuori dall’area boschiva che delimita l’avamposto, con l’intenzione di espandere l’avamposto e di bloccare i palestinesi nel percorrere quella strada. Il 13 giugno, durante un’azione congiunta dei Palestinesi e di attivisti israeliani contro questa espansione, l’Esercito è intervenuto violentemente contro le persone che, pacificamente, protestavano contro la presenza del caravan. Poco prima della fine del mese, in concomitanza con le demolizioni avvenute il 18 giugno nel villaggio di At-Tuwani, i coloni hanno rimosso il caravan e l’adiacente tenda.