Ottobre 2020

SITUAZIONE ATTUALE

Ottobre è iniziato con Israele in pieno lockdown per la seconda ondata di Covid-19. Le misure, che dovevano concludersi ad inizio mese, si sono protratte fino al 18 di ottobre, quando è stato poi deciso di iniziare una fase di riapertura (con ancora la possibilità di dichiarare alcune città come aree rosse). Tra le misure inserite nella strategia di uscita, vi è stata la riapertura dei siti religiosi a Gerusalemme. Non è stato cancellato però il limite che non permette agli israeliani di allontanarsi dalle proprie abitazioni se non per motivi specifici. Proprio contro questa norma, che è stata accolta come limitativa della libertà di manifestare, il 3 ottobre sono state fatte una serie di grosse manifestazioni in tutto Israele, contro Netanyahu. La decisione di iniziare a riaprire il Paese è avvenuta dopo che si sono avuti il minor numero di casi giornalieri da giugno.
In Palestina non vi è stato un lockdown, ma sono state prese alcune misure di limitazione dello spostamento solo nelle aree in cui sono stati riportati un importante numero di casi: a fine ottobre erano circa 6 mila i casi di Covid-19, per un totale di circa 60.000 da inizio epidemia.

Il 18 ottobre, durante un incontro in Bahrein tra una delegazione governativa israeliana e il Ministro degli Esteri del Bahrein, sono stati firmati 7 memorandum a corollario dell’accordo raggiunto il mese precedente tra i due Paesi. Questi memorandum riguardano in particolare una maggiore collaborazione economica e politica.
Il 23 ottobre anche il Sudan ha firmato un accordo di normalizzazione con Israele, diventando il quinto Paese arabo a riconoscere ufficialmente lo Stato (insieme ad Egitto, Emirati Arabi Uniti, Giordania e Bahrein). L’Accordo è stato firmato in presenza di una delegazione degli Stati Uniti, che hanno accolto con gioia questa distensione. Hamas ha giudicato l’accordo come un tradimento alla causa palestinese.

CONDIVISIONE, LAVORO E NOVITA' SUI VOLONTARI

In Palestina ottobre è il mese della raccolta delle olive.
Purtroppo due episodi molto violenti sono avvenuti nelle aree coperte da Faz3a, la Campagna promossa dal Comitato di Coordinamento della lotta popolare.
Il primo, il 7 ottobre ad Hawara, dove coloni provenienti dalla colonia di Yitzar hanno violentemente attaccato i palestinesi con sassi ed incendiato i campi: all’arrivo dell’esercito, i soldati hanno allontanato i palestinesi dall’area, dichiarandola area militare chiusa. Il secondo, il 13 ottobre, a Burqa, vicino Ramallah, dove anche qui i coloni hanno attaccato i palestinesi con sassi e incendiato i campi (dopo che, alla mattina, i soldati israeliani avevano bloccato per diverse ore gli agricoltori fuori dalle proprie terre, chiudendo i checkpoint agricoli).
Nelle Colline a Sud di Hebron, nella valle di Umm Zeitouna dove la nuova strada che connette l’avamposto israeliano illegale di Havat Ma’on e gli allevamenti di mucche ha reso impossibile per i pastori della zona di pascolare nell’area, gli attacchi sono continuati. Il 6 ottobre i pastori del villaggio di Saadet Tha’lah sono stati aggrediti dai coloni dell’avamposto: all’arrivo dell’esercito e della polizia, uno dei pastori è stato arrestato e condotto alla stazione di polizia di Kyriat Arba, con l’accusa di aver colpito un colono. Il pastore è ancora in prigione. In risposta a questi continui attacchi, il 17 ottobre, diversi attivisti dell’area hanno promosso un’azione nonviolenta in Umm Zeitouna, che si è conclusa con l’arresto (e il successivo rilascio) di un anziano palestinese.
Anche le demolizioni sono continuate. In particolare, il 18 ottobre, l’esercito israeliano ha demolito una casa, un ovile ed un magazzino nel villaggio palestinese di Al Fakheit. Successivamente, si è spostato a Mufaqqara, dove ha distrutto i tubi che portavano acqua potabile all’area circostante. Per ultimo, ha confiscato quattro tende nel villaggio di Ar Rakeez, dove il mese precedente aveva demolito delle case. Il 21 ottobre l’esercito israeliano è entrato ad At-Tuwani ed ha detto ad una famiglia di aver costruito su un’area definita come archeologica, senza però rilasciare ordini di stop dei lavori.