Novembre 2020

SITUAZIONE ATTUALE

Ad inizio novembre Israele ha allentato le misure di lockdown riaprendo i negozi e permettendo alle persone di muoversi nelle aree non considerate rosse. A fine mese, per evitare la risalita dei contagi, è stato però imposto un coprifuoco in area C, limitando i movimenti dalle ore 19 alle ore 6, e il venerdì e il sabato, se non per motivi di necessità e di lavoro. Il semi lockdown non ha comunque portato alla chiusura dei checkpoint, che continuano a funzionare.
La situazione si è fatta più difficile a Gaza, dove Israele non ha permesso l’entrata di diversi ventilatori nella Striscia. I posti di terapia intensiva sono circa 150, non sufficienti per il numero di pazienti. La diffusione del virus è strettamente connessa alla densità abitativa, la più alta al mondo, che non rende possibili le misure di distanziamento.
Si contano più di 600 positivi al giorno, portando il numero totale dei casi superiore ai 14.000. Il Governo non pensa alla possibilità di introdurre un lockdown generale a causa delle condizioni economiche già precarie nella Striscia, già sotto embargo di beni da Israele e dall’Egitto.

La vittoria delle elezioni statunitensi da parte di Joe Biden potrebbe cambiare i rapporti tra Israele e gli Stati Uniti. Il neoeletto Presidente ha spesso richiamato l’attenzione alla volontà di eliminare il Trump’s Plan sul Medio Oriente, riconoscendo nuovamente una soluzione a due Stati come richiamata anche dagli Accordi di Oslo. Netanyahu ha ricordato più volte lo stretto legame tra Israele e gli Stati Uniti, promuovendo una piena collaborazione anche con il nuovo Presidente e Kamala Harris, Vice Presidente degli Stati Uniti, estimatrice di Israele.
A metà mese doveva esserci la prima udienza al processo contro Netanyahu per frode ed appropriazione indebita, ma ancora una volta è stata rimandata, a gennaio. Il 6 dicembre vi sarà comunque un’udienza preliminare, in cui gli avvocati di Netanyahu chiederanno di archiviare il procedimento per mancanza di prove.

CONDIVISIONE, LAVORO E NOVITA' SUI VOLONTARI

A novembre molti ordini di demolizioni e di stop dei lavori sono stati consegnati in tutte le colline a Sud di Hebron, soprattutto per case o strutture abitative. Il 25 l’esercito israeliano ha demolito un totale di sette case, due bagni e due cisterne d’acqua, nei villaggi di Ar Rakeez, Sarura, At-Tuwani e Khallet Athaba. Nel pomeriggio è stata distrutta anche l’intera rete idrica tra i villaggi di Maghayir al Abeed e Jinba, lasciando i villaggi senza acqua corrente.
La demolizione di case, soprattutto in questo periodo, significa per le famiglie rimanere senza un tetto per l’incombente inverno.
Il 2 novembre l’esercito israeliano ha iniziato a livellare la terra nella valle palestinese di Umm Zeitouna, dove i coloni dell’avamposto israeliano illegale di Havat Ma’on stanno costruendo una nuova strada che andrebbe a collegare l’avamposto e la colonia agli allevamenti di mucche. La presenza dei coloni nella valle rende impossibile il pascolo agli abitanti palestinesi dei villaggi limitrofi.
Il 18 novembre la polizia israeliana ha compiuto un raid nel villaggio di Tuba. Durante l’azione, la polizia ha tentato di arrestare un attivista del villaggio che stava filmando l’azione.
Il 21 novembre i coloni di Havat Ma’on sono entrati nel villaggio palestinese di Ar Rakeez, dove hanno tentato di allontanare una famiglia dalla propria casa. All’arrivo degli abitanti di At-Tuwani e dell’esercito israeliano, i coloni se ne sono andati.