Marzo 2022

Situazione attuale

Nel mese di marzo ci sono stati 3 attentati in zone diverse di Israele: a Hadera nel nord con 2 vittime, a Beersheva con 4 morti e infine il 30 marzo a Tel Aviv con 5 vittime. In risposta a questi episodi, il premier israeliano Naftali Bennett ha annunciato l’inasprimento delle misure di pubblica sicurezza. La sera stessa ci sono stati scontri a Jenin, Ramallah e Nablus, e nei campi profughi delle principali città.
Il quotidiano israeliano Haaretz ha pubblicato i risultati di una ricerca dell’associazione contro l’occupazione Breaking the silence, secondo la quale i militari israeliani di stanza nelle colline a sud di Hebron starebbero raccogliendo dati sensibili sugli attivisti per i Diritti Umani presenti nell’area, con una particolare attenzione per quelli europei. L’obiettivo sarebbe quello di identificare gli attivisti, fotografando i loro passaporti e i loro volti, e schedarli nel sistema denominato Blue Wolf (che raccoglie già i dati sensibili per monitorare i cittadini palestinesi), in modo da impedire direttamente l’accesso al Paese all’arrivo all’aeroporto.

Condivisione, Lavoro e novità sui Volontari

A marzo i volontari hanno garantito una presenza sia a sud che a nord dei Territori occupati, con un’attenzione particolare per la valle del Giordano, dove si sono esplorate nuove aree, conoscendo nuovi contesti e comunità dedite alla pastorizia. Purtroppo la situazione generale dell’accesso alla terra pare aver subito un peggioramento delle condizioni negli ultimi mesi: i coloni israeliani pascolano indisturbati le proprie greggi su terra palestinese, mentre i legittimi proprietari dell’area hanno difficoltà ad accedervi, poiché aggrediti e cacciati dagli stessi coloni tutelati dall’esercito.
Nel mese di marzo nel villaggio di At-Tuwani almeno una volta alla settimana per 3 settimane si sono verificati raid notturni molto violenti, a partire dall’11 marzo. Il 17 marzo i soldati israeliani hanno chiuso in casa alcuni attivisti palestinesi per impedire loro di riprendere le scene con le videocamere – attività che è stata impedita in modo violento anche agli attivisti internazionali.
Durante il raid del 22 marzo è stato arrestato un palestinese, lasciato poi a bordo strada bendato e imbavagliato.
Il 16 marzo 9 ragazzini palestinesi sono stati fermati lungo una Bypass road mentre erano sulla via di casa; alcuni coloni israeliani li hanno costretti a fermarsi e a inginocchiarsi davanti a loro senza ragione, tenendoli fermi per un’ora al freddo.
Mercoledì 30 marzo 8 coloni provenienti dall’avamposto di Havat Ma’on hanno fatto irruzione nel villaggio di Tuba a bordo di un quad, lanciando sassi contro le abitazioni e le automobili, distruggendo completamente due mezzi, sotto gli occhi dell’esercito israeliano. I militari, invece che fermare l’aggressione e arrestare i colpevoli, hanno arrestato un palestinese, accusato ingiustamente dai coloni di gettare pietre. Questi è stato portato al carcere di Kiryat Arba e rilasciato solo la notte successiva.
Non si ferma la distribuzione di ordini di demolizione di fabbricati palestinesi da parte delle autorità israeliane; in particolare, il 31 marzo l’amministrazione civile e l’esercito insieme hanno confiscato il trattore di un pastore palestinese, che è stato anche malmenato dai militari e per questo costretto al ricovero ospedaliero.
Il 15 marzo a Gerusalemme si è tenuta l’udienza per il processo sull’espulsione degli abitanti palestinesi dai propri villaggi nell’area dichiarata di pertinenza militare (Firing Zone) da parte delle autorità israeliane; la decisione finale sarà pronunciata a giugno prossimo.
L’8 marzo nella valle del Giordano un pastore del villaggio di Mak-hul, che solitamente pascola le proprie greggi vicino a una base militare lungo una Bypass road sui terreni dell’area di Al Hadidya, è stato arrestato da 8 poliziotti israeliani, che sono usciti dalla base militare, distruggendo anche le telecamere degli attivisti presenti in quel momento.