Settembre 2022

Situazione attuale


Settembre è stato un periodo molto caldo in tutta la Palestina, soprattutto nella seconda metà del mese in cui le forze di occupazione israeliana hanno mostrato il loro lato più violento.
Il mese è iniziato con l’uccisione di un ragazzo palestinese, a colpi di fucile, da parte delle forze di occupazione israeliana a Qalandia refugee camp, seguita dalla morte di altri due giovani a Jenin durante i raid dell’esercito israeliano. Altri due ragazzi palestinesi sono stati uccisi dalle forze di occupazione israeliana nel villaggio di Baytin village, nord-est di Ramallah, e a Tubas durante un raid nel campo di Al Far’aa. Il 15 settembre un ragazzo palestinese di 17 anni è morto per un colpo alla testa inflitto dall’esercito israeliano a Kafr Than, ovest di Jenin.ù
Il 28 settembre durante un raid molto violento al campo di Jenin, le forze di occupazione israeliane hanno ucciso 4 palestinesi e ne hanno feriti 26. A metà mese un ragazzo palestinese, accusato di aver accoltellato un colono, è stato ucciso dalle forze di occupazione israeliane a ovest di Ramallah.
Sono avvenuti pestaggi violenti anche da parte dei coloni, che l’8 settembre hanno attaccato dei contadini palestinesi del villaggio di Sinjil, vicino Ramallah.
Nel corso del mese si sono verificati molte incursioni di coloni in moschee, terre private o strade palestinesi, e anche nella moschea di Al Aqsa, dove hanno fatto irruzione scortati dall’esercito israeliano, che ha arrestato decine di palestinesi tra cui anche un bambino. In risposta, un colono è stato ferito da un palestinese in una sparatoria all’interno dell’insediamento illegale di Karmel.
Sono proseguiti i casi di detenzione di uomini, donne e bambini ai check point nelle città e i raid notturni in tutta la West Bank; a rendere i check point ancora più terrificanti, in uno di essi nel centro di Hebron è stata installata una nuova arma automatica, dotata di intelligenza artificiale.
Il 14 settembre, durante uno scontro armato al check point di Al Jalama, a nord di Jenin, sono morti un ufficiale israeliano e due palestinesi.
Il 29 settembre un bambino di 7 anni ha perso la vita scappando dalle forze di occupazione israeliane, a est di Betlemme. Il giorno dopo, ad Aida camp, un bambino di 8 anni è stato colpito alla testa da un proiettile di gomma.
A settembre si è ricordato anche il 40esimo anniversario del massacro di Sabra e Shatila, dove furono uccisi più di 3.500 rifugiati e civili innocenti.

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All’inizio di settembre l’attivista Hafez Huraini ha subito un’aggressione da parte dei coloni israeliani, e il successivo arresto da parte dell’esercito. Nei giorni successivi, vi sono state molte incursioni da parte dell’esercito israeliano nel villaggio di At-Tuwani, con raid notturni, lacrimogeni, bombe sonore e detenzioni.
Gli abitanti del villaggio insieme ad attivisti palestinesi, israeliani e volontari internazionali, hanno risposto a questa violenza attraverso l’organizzazione di proteste nonviolente all’interno del villaggio.
La violenza e l’oppressione dell’occupazione si sono sentite in tutto il Massafer Yatta, dove sono avvenuti episodi di demolizioni, raid, confische e attacchi da parte dei coloni israeliani. Inoltre, nella Firing zone 918 sono proseguite le esercitazioni militari organizzate e mirate a rendere impossibile la vita degli abitanti dei villaggi al suo interno. In un’occasione è stata presa di mira la scuola del villaggio di Al-Fakheit: insegnanti e bambini sono stati bloccati, inseguiti e detenuti per ore sotto il sole. Nel corso di uno di questi episodi, un bambino palestinese è svenuto per un colpo di calore dopo essere stato bloccato sotto il sole per diverse ore dall’esercito israeliano.
In questo mese l’attenzione si è spostata in particolare sul villaggio di Khallet Atahaba, all’interno della Firing Zone 918 ma escluso dalla sentenza del 4 maggio. Tuttavia a metà giugno l’amministrazione civile ha consegnato ordini di demolizione per l’intero villaggio, a cui gli avvocati hanno immediatamente presentato opposizione. Ciononostante la prima settimana di settembre la Corte Suprema israeliana ha rifiutato il ricorso, dando il via libera all’esercito di demolire l’intero villaggio a partire dal 29 settembre.