Febbraio 2023

Situazione attuale

I primi due mesi del 2023 sono stati tra i più letali degli ultimi anni: più di 60 palestinesi sono stati uccisi nella Cisgiordania occupata, la maggior parte durante incursioni militari e in scontri a fuoco con le forze israeliane.
L’inizio del mese di febbraio è stato condizionato dalla strage di Jenin di gennaio: la situazione nel nord della Cisgiordania è rimasta molto tesa per diversi giorni. In particolare nella città di Jericho si sono registrate diverse violazioni da parte dell’esercito israeliano, in primis con la chiusura delle vie d’accesso alla città fino ad arrivare ad importanti violenze fisiche. Sabato 4 febbraio tredici palestinesi sono stati feriti in un raid militare israeliano, mentre lunedì 6 febbraio, durante un’incursione dell’esercito nel campo profughi di Aqbat (Jericho), sono stati uccisi 5 palestinesi.
Il 3 febbraio un palestinese ha investito un gruppo di israeliani fermi alla fermata di un bus a Gerusalemme. Lo stesso giorno due coloni israeliani sono stati uccisi nella città di Huwara, sud della città di Nablus.
Il governo israeliano il 12 febbraio ha annunciato che procederà a riconoscere come legali alcuni avamposti, illegali anche per lo Stato di Israele, che dunque diventeranno delle colonie a tutti gli effetti. Tra questi Avigayl e Asa’el, nel Massafer Yatta.
Un segno di speranza da parte della comunità internazionale si sparge fra la popolazione palestinese il 9 febbraio, quando la sindaca della città di Barcellona annuncia la sospensione dei legami istituzionali con la città di Tel Aviv, in segno di protesta contro le violazioni perpetrate da Israele nei confronti del popolo palestinese.
Il 22 febbraio le forze israeliane hanno ucciso 11 palestinesi e ferito 102, in un raid nella città occupata di Nablus, in Cisgiordania. Tra i morti un uomo di 72 anni e un ragazzo di 16 anni.
I
l 26 febbraio due israeliani sono stati uccisi nei pressi di Nablus. La notte del 27 febbraio, i coloni israeliani hanno attaccato le città di Huwara, Burin, Asira al-Qabaliyya, a sud di Nablus, e hanno commesso circa 300 violazioni contro i palestinesi e le loro proprietà. Hanno danneggiato più di 30 case e distrutto decine di automobili. I vigili del fuoco palestinesi hanno affermato che circa 50 coloni hanno preso a sassate la loro autopompa e li hanno feriti, mentre tentavano di domare un incendio in una casa palestinese. I coloni hanno anche sparato e ucciso un palestinese a Za'tara e ferito più di 100 persone in attacchi con pietre, sbarre di ferro e coltelli.
In tutta la Cisgiordania durante il mese i coloni hanno attaccato i palestinesi, spesso sotto gli occhi dell'esercito israeliano, provocando danni a veicoli, vessando pastori e rubando pecore.
Anche il tasso di demolizione israeliana di case, pozzi ed edifici agricoli palestinesi è stato particolarmente alto a febbraio. Il nuovo governo israeliano di destra ha accelerato la demolizione delle case palestinesi nella Gerusalemme est occupata, compresi i quartieri di Silwan, Jabal al-Mukaber e Hizma, dove almeno un terzo di tutte le case palestinesi nella Gerusalemme est occupata non ha permesso di costruzione, mettendo a rischio di sfollamento forzato più di 100.000 residenti.
Il 26 febbraio un Comitato ministeriale ha dato il via libera ad una proposta di legge che intende introdurre la pena di morte per i palestinesi accusati di terrorismo. La notizia è stata annunciata da Netanyahu e dal ministro della sicurezza Ben Gvir, fautore del provvedimento
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Condivisione, Lavoro e novità sui Volontari

A febbraio i volontari hanno continuato a portare avanti le attività di monitoraggio e accompagnamento. Il villaggio di Tuba è stato particolarmente colpito dalla violenza dei coloni; pertanto i volontari hanno cercato di essere presenti il più possibile, condividendo le giornate con le famiglie e i pastori. Quasi quotidianamente coloni israeliani provenienti dall’avamposto illegale di Havat Ma’on hanno fatto irruzione nel villaggio e nei campi privati palestinesi con le loro greggi, molto spesso scortati dall’esercito israeliano, intimidendo i residenti e distruggendo le colture.
La situazione nella c.d. “firing zone 918” è sempre più difficile per i residenti ed è complicato anche l’accesso agli internazionali e agli attivisti israeliani. A febbraio i volontari hanno spesso presidiato Khallet Athabe per portare solidarietà agli abitanti del villaggio, sul quale pende un ordine di demolizione per tutte le sue strutture. I volontari hanno fatto diverse visite e accompagnamenti nei villaggi di Wedadi, Zanuta e Jawaya, dove le comunità sono minacciate dalla presenza dei coloni.
Martedì 14 febbraio Harun Abu Aram, 25 anni, residente del villaggio di Ar Rakeez, Masafer Yatta, è morto all’ospedale di Yatta. Nel 2021 Harun era stato colpito da un proiettile sparato da una soldatessa israeliana, al collo, durante la confisca di un generatore nel suo villaggio. In seguito alla sparatoria Harun era rimasto paralizzato.
I volontari si sono anche recati in Jordan Valley, nei pressi di Ouja dove, oltre a effettuare accompagnamenti, hanno condiviso momenti di quotidianità con i pastori e le loro famiglie.
Durante la prima parte del mese di febbraio, i volontari hanno anche preso parte insieme ai giovani di Youth of Sumud, a diverse manifestazioni organizzate dal PSCC (Popular Struggle Coordination Committee) nei pressi di Nablus e Beita
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