Maggio 2023

Situazione attuale

Maggio è iniziato con la morte in carcere di Khader Adnan, in sciopero della fame da 86 giorni, accusato di far parte di un’organizzazione terroristica. Da quanto emerge, le autorità israeliane si sono rifiutate di trasportarlo in una struttura medica, nonostante le condizioni precarie. Poco dopo l’annuncio della sua morte, sono stati sparati razzi da Gaza verso il sud d’Israele, che ha risposto con attacchi di artiglieria.
L’8 maggio Israele ha iniziato a bombardare la Striscia, da Gaza city a Rafah, causando la morte di 13 persone, tra cui una donna e quattro bambini. La Jihad islamica ha risposto continuando a lanciare razzi verso Israele, colpendo soprattutto il sud del Paese. La tregua è stata raggiunta il 13 maggio, grazie anche alla mediazione dell’Egitto. Il bilancio delle vittime in Israele è di due persone, mentre nella Striscia di 36 persone. In seguito alla morte di Khader è stato indetto uno sciopero collettivo in Cisgiordania: negozi e scuole sono stati chiusi, e sono state organizzate manifestazioni di protesta in tutta la West Bank. Anche il portavoce della Commissione europea, Peter Stano, ha chiesto un’indagine trasparente sulla morte di Khader Adnan. Il 18 maggio è ricorso il “Jerusalem Day” che ricorda l'occupazione e l'annessione di Gerusalemme est da parte di Israele, a seguito della guerra del 1967. Ogni anno centinaia di coloni israeliani marciano attraverso Gerusalemme Est sventolando bandiere israeliane e intonando canti nazionalisti e razzisti. Tre ore prima della marcia, le forze israeliane hanno imposto centinaia di chiusure e posti blocco dentro e intorno alla città vecchia, costringendo i negozianti palestinesi a chiudere i battenti. Il 22 maggio le forze israeliane hanno ucciso tre palestinesi durante un raid nel campo profughi di Balata, Nablus. L'incursione ha avuto luogo dopo un attacco vicino a Nablus, in cui un soldato israeliano era stato ferito.
Maggio 2023 segna il 75esimo anno dalla Nakba del 1948, quando le forze israeliane costrinsero più del 75% della popolazione palestinese ad abbandonare le proprie case e le proprie terre per fondare lo Stato di Israele.

Condivisione, Lavoro e novità sui Volontari

A maggio i volontari hanno continuato le attività di accompagnamento, monitoraggio e condivisione. L’attenzione dei coloni si è concentrata, nella prima parte del mese, a Maghayir al Abeed, un piccolo villaggio nella cosiddetta Firing Zone 918, sotto minaccia di evacuazione. Il 4 maggio un giovane pastore palestinese di 17 anni è stato violentemente attaccato da tre coloni israeliani, uno dei quali ha ucciso una pecora. La polizia, una volta arrivata sul posto, si è rifiutata di accogliere la denuncia dei palestinesi. Il 6 maggio, palestinesi insieme ad attivisti internazionali e israeliani si sono riuniti nelle terre intorno a Maghayir al Abeed per manifestare contro le violenze dei coloni; l’azione è stata interrotta dall’arrivo di coloni mascherati ed esercito, che ha sparato per disperdere la folla e ha arrestato un palestinese, rilasciato poco dopo. Durante la notte, l’esercito ha fatto incursione nel villaggio e arrestato il giovane pastore che era stato attaccato, il quale è stato rilasciato solo dopo 3 giorni di detenzione nel carcere militare di Ofer. Nelle settimane seguenti, tutti i giorni, coloni israeliani hanno continuato a spingersi nelle terre del villaggio con le loro greggi pascolando in terre palestinesi. Il 24 e 25 maggio le volontarie do OC si sono recate ad Ein Samya, dove la comunità ha deciso di abbondare il villaggio a causa della pressione subita dai coloni. Insieme ad attivisti palestinesi, hanno cercato di portare la loro solidarietà, cercando di trovare una soluzione alternativa all’abbandono, purtroppo senza risultato. Ormai è chiaro che i volontari internazionali sono un target di coloni e soldati israeliani, che si scambiano dati personali degli attivisti internazionali. Il 23 maggio le volontarie, durante l’attività dello school patrol, sono state approcciate da un colono, membro di Im Tirtzu, organizzazione sionista, il quale ha filmato l’operato delle volontarie, peraltro completamente legale secondo la legge israeliana, e le ha segnalate all’ufficio immigrazione: una volontaria è stata richiamata dalle autorità israeliane e costretta a lasciare il Paese prima dello scadere del visto.

A maggio Operazione Colomba è tornata nella Striscia di Gaza dopo quattro anni dall’ultima volta. I volontari hanno trascorso 5 giorni di condivisione intensa, vivendo gli effetti post-bellici e l’assenza di libertà di chi abita in una prigione a cielo aperto. Ciononostante a Gaza resta accesa la voglia di vivere e progettare un futuro il più normale possibile.