Marzo 2024

Situazione attuale

Sono proseguiti anche per tutto il mese di marzo i bombardamenti nella Striscia di Gaza da parte delle forze di occupazione israeliane.
Secondo l’ONU, le forze di occupazione israeliane il 5 marzo hanno sparato su civili palestinesi in attesa della distribuzione di alimenti a Gaza City, affermando che altri 14 episodi simili sono avvenuti da metà gennaio ad oggi. Il 15 marzo l’esercito israeliano ha preso di mira gli sfollati palestinesi in attesa di ricevere beni alimentari a Gaza City, sparando sulla folla, uccidendo almeno 21 persone e ferendone più di 150.
Secondo il Ministro della Salute Palestinese, è salito a 28 il numero di bambini morti a causa di malnutrizione e disidratazione, su un totale di 14.350 bambini uccisi dall’inizio della guerra, a causa del blocco all’ingresso di convogli umanitari e dell’assenza di acqua potabile. Data la difficoltà di far entrare aiuti via terra, Stati Uniti e Regno Unito, tra l’11 e il 26 marzo hanno fornito beni alimentari per via aerea. Tale fenomeno ha provocato tuttavia la morte di alcuni palestinesi a causa del malfunzionamento dei sistemi di sicurezza degli airdrop.
Il 22 marzo Al Jazeera ha mostrato un drone israeliano prendere di mira e uccidere civili palestinesi nell’area di Al-Sika di Khan Younis nel Sud della Striscia: mostra il drone che insegue giovani civili palestinesi disarmati e li uccide con diversi missili.
Dalla notte del 17 marzo rastrellamenti israeliani sono avvenuti all’ospedale Shifa di Gaza City: i bombardamenti hanno provocato morti e feriti nell’area della principale struttura sanitaria di Gaza, molti sfollati che vi avevano trovato rifugio sono scappati. Le forze israeliane che parlano della presenza nell’ospedale di miliziani di Hamas, hanno rioccupato il reparto di chirurgia, arrestando decine di persone. Il giorno seguente un incendio all’interno del complesso medico ha causato casi di soffocamento tra donne e bambini, con numerosi morti e feriti. Le comunicazioni sono state interrotte e gli sfollati sono rimasti intrappolati all’interno dell’edificio. L’assedio e gli attacchi contro il complesso medico sono andati avanti per due settimane causando 400 morti tra pazienti, sfollati e personale medico.
Il 26 marzo il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha approvato la risoluzione per un cessate il fuoco immediato a Gaza per il mese del Ramadan e il rilascio degli ostaggi israeliani. Tuttavia, la risoluzione, pur vincolante, è stata completamente ignorata dalle parti.
In Cisgiordania sono continuati con frequenza giornaliera raid diurni e notturni, sfociati in arresti e uccisioni anche di minori. Le zone più colpite sono i distretti di Nablus, di Hebron, di Betlemme, di Ramallah e di Jericho.
Le condizioni all’interno delle carceri israeliane per le vittime dei numerosi arresti continuano ad essere degradanti: i prigionieri palestinesi sono privati dei propri Diritti e di ogni forma di tutela attraverso l’utilizzo di strumenti, come la detenzione amministrativa e varie forme di tortura, come riportato dalla testata indipendente israeliana Haaretz.

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A marzo, dopo 4 mesi di detenzione amministrativa, è stato rilasciato uno degli esponenti della resistenza popolare nonviolenta, Munther Amira, abitante del campo profughi Aida di Betlemme. Operazione Colomba ha avuto modo di ascoltare la diretta testimonianza dell’attivista, che ha riferito le gravi torture fisiche e psicologiche inflittegli nelle carceri israeliane.
Sono proseguiti raid e violenze in tutti i villaggi da parte di coloni armati in vesti civili o in uniforme militare, supportati da esercito e polizia. È frequente la dichiarazione di zona militare chiusa delle molte aree dove i pastori sono soliti pascolare, come le valli di Humra e Khelly e il villaggio di Ar Rakeez, fornendo a giustificazione del provvedimento una documentazione incompleta o errata. Facendo leva su questo ed altri espedienti, i coloni e l’esercito opprimono e cacciano i pastori dalle loro terre e arrestano chi oppone resistenza in tutti i villaggi del Masafer Yatta. Emblematico della dura repressione rispetto a questo momento storico è l’arresto di due donne palestinesi che pascolavano le proprie greggi nei pressi dell’ingresso del villaggio di At-Tuwani.
Le due donne, madre e figlia, sono state ammanettate e bendate dai soldati israeliani, per poi essere portate nella colonia di Susya dove sono state interrogate, prima di essere trasferite alla stazione di polizia di Kiryat Arba, da cui sono state rilasciate la sera stessa.
Aumenta purtroppo anche la targetizzazione nei confronti di attivisti internazionali e israeliane da parte delle forze di occupazione. Si sono infatti verificati molti casi di detenzioni e arresti di membri dei vari gruppi presenti nella zona.
Il 13 marzo tre volontari di Operazione Colomba, mentre accompagnavano pastori del villaggio di Al-Mufaqarah a pascolare, sono stati detenuti per diverse ore da esercito, polizia e polizia di frontiera, e dopo quale ora rilasciati. Particolarmente presi di mira sono stati gli attivisti israeliani, con un volontario arrestato e bandito dal Masafer Yatta per due settimane e un altro per due mesi; due attivisti americani sono stati arrestati e banditi dal Masafer Yatta per due settimane, la polizia ha trattenuto i loro passaporti e i loro telefoni.
Il 14 marzo nella scuola di At-Tuwani è stata organizzata la proiezione del film “No Other Land” di Basil Adara, vincitore del festival cinematografico di Berlino (febbraio 2024). Alla proiezione erano presenti molti membri del villaggio da diverse famiglie, giornalisti internazionali e attivisti internazionali e israeliani.
Nel corso del mese di marzo Operazione Colomba ha visitato altre aree nel nord, nei villaggi vicino a Salfit. Durante il viaggio hanno potuto constatare l’evidente limitazione della libertà di movimento alla quale sono soggetti i palestinesi dal 7 ottobre tramite la presenza di strade chiuse, numerosi check-point e il blocco dei visti lavorativi. Inoltre le famiglie dell’area hanno espresso la loro preoccupazione rispetto alla prossima stagione di raccolta delle olive - per molti unica fonte di guadagno - vista anche la perdita della stagione precedente a causa della guerra.