Giugno 2023

Situazione attuale

In questo mese il Cile sta affrontando la diffusione di un infezione respiratoria nei bambini che ha spinto il Ministero della salute ad imporre temporaneamente (almeno fino ad agosto) l’uso della mascherina chirurgica in tutte le scuole del Paese a partire dalla prima elementare.
A giugno il Governo cileno ha promosso la “Comisión Presidencial para la Paz y el Entendimiento” (Commissione Presidenziale per la Pace e la Comprensione) con l’obiettivo “di gettare le basi per una soluzione a medio e lungo termine in materia di terra e riparazione per le comunità Mapuche, contribuendo, a sua volta, a una migliore convivenza degli abitanti delle regioni di Biobío, Araucanía, Los Ríos e Los Lagos”. La commissione è formata da otto membri (due dei quali proposti dal governo regionale di Biobío e La Araucanía) e guidati dal commissario presidenziale, Víctor Ramos, che avrà il ruolo di segretario esecutivo.
Molte comunità credono che questo sia solo un modo per fermare le legittime rivendicazioni territoriali di molti Mapuche che in questi anni hanno preso maggior coscienza della violenza subita in passato e della repressione del presente. Non c’è dubbio che il Governo stia cercando una forma di dialogo ma la politica di militarizzazione e repressione del movimento continua. Recentemente, in occasione delle celebrazioni del We tripantu (festa tipica Mapuche), un inviato del Governo è stato criticato per le condizioni in cui continuano a essere detenuti molti attivisti Mapuche.
A giugno il centro nord del Cile è stato investito da forti piogge che hanno messo in crisi il sistema viario e rallentato i ritmi della capitale Santiago.

Condivisione, Lavoro e novità sui Volontari

Il due di giugno il gruppo dei volontari di Operazione Colomba ha celebrato la festa della Repubblica monitorando la manifestazione di un gruppo di studenti Mapuche in appoggio alla lotta in difesa del Rio Pilmaiken, uno dei casi che seguiamo da anni e che è tra i più rappresentativi del conflitto che nasce fra Mapuche e imprese (a questo proposito si possono ascoltare la puntata sette e otto del podcast).
A giugno le attività del progetto sono rallentate: la partenza di Pietro e Alberto, volontari di breve periodo e di Meg volontaria in Servizio Civile (colomba a tutti gli effetti), hanno impedito a Fabrizio di continuare con costanza la presenza a Lautaro.
Ciononostante i contatti e le molte persone incontrate hanno comunque contribuito a consolidare ulteriormente il lavoro con le comunità Mapuche.
In particolare a giugno riportiamo la conoscenza di tre nuove comunità che in maniera differente portano avanti processi di rivendicazione territoriale che, nonostante il rischio di sgombero, stanno vivendo rafforzando l’antico stile di vita Mapuche in simbiosi con il territorio; un uso consuetudinario di boschi e terra che permette alle comunità di crescere anche in termini economici oltre che culturali e di consapevolezza.
In questo mese, in particolare, abbiamo seguito il caso di una comunità che rivendica un terreno affittato al tempo della dittatura e che ora risulta iscritto come di proprietà di altre persone. La comunità già da tre anni ha iniziato un processo di rivendicazione, vivendoci, lavorandoci ma anche parallelamente iniziando un procedimento giudiziario volto a dimostrare la loro legittima rivendicazione su questi pochi ettari alle porte di Temuco. La comunità Venancio Llamunao Llancavil è stata però giudicata colpevole di usurpazione e quindi da circa un mese è in attesa di uno sgombero. La tensione e la fatica a cui sono sottoposte queste persone è indescrivibile. Da più di un mese hanno sospeso le attività lavorative e attendono lo sgombero che potrebbe essere violento e sicuramente spazzerebbe via tre anni di lavoro. Una loro eventuale resistenza allo sgombero potrebbe essere interpretata come un atto contro le forze dell’ordine, il che autorizzerebbe automaticamente le autorità di polizia ad usare la violenza. La piccola comunità sta comunque continuando anche la battaglia legale appoggiata da uno studio antropologico e dai documenti che attestano la presenza della comunità sul territorio almeno fino al periodo della dittatura militare, periodo in cui la comunità non si sentiva sicura in quel luogo, da qui la decisione di affittare il terreno e di spostarsi in un luogo più sicuro.
Sul finire di giugno è stato rilasciato, in libertà condizionata, un uomo Mapuche accusato, a fine febbraio, di aver appiccato un incendio (ne avevamo parlato nel report di marzo 2023). Secondo la sua testimonianza è stato picchiato e umiliato da un gruppo di cileni (non Mapuche) che abitano nella zona. L’uomo è entrato in carcere con un grosso trauma alla testa che gli provocava giramenti di capo e disturbi alla vista. Nonostante l’invito e le pressioni dell’INDH (Istituto nazionale per i Diritti Umani) l’uomo non è mai stato sottoposto a nessuna visita medica.
Parallelamente abbiamo seguito il caso di un prigioniero Mapuche malato di cancro le cui cure in carcere sono ostacolate dalle autorità e dalle regole carcerarie. Questi fatti, per noi molto gravi, ci fanno capire quanto le condizioni carcerarie in Cile siano precarie.
Un grosso grazie a Pietro, Alberto, Giulio e Meg che hanno permesso alla presenza di crescere.