Gente normale

Oggi, giorno di “stacco” dal progetto (riposo), mi sono affacciata alla terrazza della nostra casa di Betlemme.
Verso le cinque la temperatura è perfetta, il sole scalda al punto giusto, il vento fresco percorre la valle, il rumore delle foglie della vite e degli ulivi del giardino di sotto accompagna i miei pensieri.
In una strada poco lontano dei bambini giocano un'improbabile partita di calcio su un campo improvvisato, con una pendenza con percentuali a due cifre.
Li guardo e mi godo questo frammento di normalità.
Bambini, rumorosi come tutti i bambini, che si sbucciano le ginocchia cadendo, come tutti i bambini, che litigano perché “no la regola non è così, lui bara” come tutti i bambini.
Mi viene da ripensare agli articoli che ho letto in questi giorni sui bombardamenti a Gaza.
Toni sensazionalistici, da una parte e dall'altra: “i terroristi”, “la resistenza”.
Penso anche alla descrizione dei palestinesi che a volte facciamo: gente  che ci insegna tanto, testarda e determinata, dignitosa, resistente, saggia...

Aspettiamo i loro insegnamenti spesso con la stessa trepidazione con cui si attendono le parole di qualche santone e a volte li cristallizziamo così tanto in quest'immagine idealizzata da epica omerica, da sorprenderci quando poi compiono qualche “passo falso”.
“Ma come? Proprio lui? E la resistenza? E la nonviolenza? E le belle parole sull'importanza del dialogo e dell'ascolto?”.
Ecco.
Questi bambini qua, questo pomeriggio, mi ricordano questo.
Che tutto sommato è un ruolo che non hanno chiesto, che gli è stato cucito addosso da entrambi gli schieramenti della storia e che a volte noi, involontariamente, ricerchiamo e ricreiamo nel nostro rapportarci con loro, quando invece probabilmente preferirebbero una vita molto meno eroica e molto più normale.
Perché in fondo di questo si tratta, no?
Di gente normale che vuole fare una vita normale.