Colombia
Per porre l'attenzione sugli effetti del Plan Colombia a 12 anni dalla sua attuazione, proponiamo la traduzione e rielaborazione della relazione intitolata “Una década del Plan Colombia” di Michael Shifter, presidente dell'Inter-American Dialogue, con sede a Washington e professore aggiunto dell'Università di Georgetown. Il Plan Colombia nasce come accordo bilaterale nel 1999 siglato dal presidente colombiano Andrés Pastrana Arango e da Bill Clinton, con l'obiettivo specifico di generare una rinascita sociale ed economica, cercare di fermare il conflitto armato interno e, infine, creare una strategia che combattesse il narcotraffico in Colombia. Il piano è continuato con i governi Uribe e Santos e le varie amministrazioni statunitensi, evolvendosi e divenendo nel tempo un piano essenzialmente militare.
Il processo della presa di decisione, che ha preceduto l'approvazione del Plan Colombia nel 2000, ha reso manifeste le differenti motivazioni dei diversi attori politici di Washington. Alcuni membri dell'amministrazione di Bill Clinton si mostrarono profondamente preoccupati per il deterioramento delle condizioni di sicurezza, specialmente per il fatto che l'esercito colombiano si mostrava sempre meno preparato all'avanzare delle FARC. La crescita e la proliferazione delle poderose forze paramilitari nel paese erano un'altra importante preoccupazione. Dall'altro lato, un gruppo di congressisti di linea dura (per la maggior parte repubblicani) si mostrarono stimolati nella “guerra contro la droga” e credevano sinceramente che il Plan Colombia era ciò che necessitavano per affrontare un problema che colpiva le famiglie e le comunità statunitensi. Per molti membri del congresso, il piano era anche politicamente vantaggioso: l'allora presidente della Camera dei Rappresentanti, Denis Hastert, era un difensore particolarmente acerrimo di questa politica e insisteva nel seguire una strategia di linea dura contro la droga.
Indipendentemente dal fatto che la preoccupazione fosse il problema della droga negli Stati Uniti o la situazione della sicurezza in Colombia, era chiaro che l'unica maniera per ricavare un appoggio politico importante per ottenere risorse significative (al principio, il Congresso approvò 1000 milioni di euro per il Plan Colombia) era presentare la proposta come una misura essenzialmente antidroga. Gli argomenti sulla necessità di aiutare i colombiani a sostenere e rinforzare la loro situazione di sicurezza avrebbero ottenuto scarse aderenze politiche nel contesto post guerra fredda. Pianificare la sfida come una difesa alla democrazia colombiana avrebbe ottenuto ancor meno risonanza tra l'elettorato statunitense. La dura realtà politica - che le autorità dell'amministrazione Clinton comprendeva in maniera implicita - esigeva che il Plan Colombia fosse presentato e venduto come un pacchetto di misure antidroga.
Come conseguenza di queste forti pressioni, nonostante gli intenti iniziali di Pastrana, il Plan Colombia si è trasformato sin da subito in una missione contro il narcotraffico.
Sin dall'inizio non mancarono avvertimenti: in un documento del 1999 intitolato “Towards Greater Peace and Security in Colombia”, si sottolineava la necessità di migliorare la capacità dello Stato colombiano al fine di affrontare in maniera decisiva tutta una serie di sfide, tra cui la sicurezza e la droga. La critica principale era che il piano, così come era stato approvato dal Congresso degli Stati Uniti, aveva inteso al contrario la situazione poiché si era concentrato esclusivamente sul problema della droga, senza tener conto del problema più generale di aiutare lo Stato colombiano a consolidare e rinnovare istituzioni chiave, indebolitesi col tempo. In concreto, il documento insisteva nel mettere enfasi nella professionalizzazione delle forze di sicurezza colombiane esigendo che si rispettassero le norme e i diritti umani.
Anche molti governi europei e molte O.N.G. statunitensi, canadesi, europee e colombiane avevano finito per criticare la natura prettamente militare del piano (l'80% delle risorse serviva a questo scopo) e ponevano l'accento sulla questione sociale già presente nella lettura che ne aveva dato Pastrana prima di diventare presidente della Colombia.
Quest'ultimo voleva aprire un piano di trattative con le FARC, facilitando il dialogo attraverso l'approvazione di misure per il miglioramento delle condizioni sociali e per lo sviluppo, anche se aveva richiesto 600 milioni di dollari di aiuti militari.
L'amministrazione Clinton aveva cercato di combinare i due piani, misure antidroga e sviluppo sociale ma, sotto la pressione del Congresso, era finito per dare priorità solo alla questione della sicurezza all'interno del piano antidroga.
Anche se le condizioni di sicurezza in Colombia sono migliorate considerevolmente durante l'ultima decade, quello che non è molto chiaro è se gli aiuti statunitensi previsti dal Plan Colombia, circa sette mila milioni di dollari in dieci anni, abbiano contribuito a tale cambiamento. Metodologicamente è difficile determinare il peso relativo degli aiuti del Plan Colombia rispetto ad altri fattori determinati da iniziative locali e nazionali per controllare la violenza che avrebbero potuto ottenere gli stessi risultati senza o con il programma di assistenza statunitense. E' ragionevole concludere che l'appoggio dato dal Plan Colombia è stato perlomeno un fattore importante che ha contribuito a migliorare le condizioni di sicurezza. Anche se l'aiuto si è canalizzato in maniera indiretta ed è stato conseguenza dell'utilizzo di fondi destinati esplicitamente alla lotta contro il narcotraffico, ha permesso di aiutare i colombiani ad instaurare un maggior controllo dell'ordine pubblico nel paese. D'altro canto numerose sono le critiche che evidenziano con ragione, che non si è completato il proposito fondamentale per il quale si sviluppò il programma: ridurre cioè l'offerta di droga, specialmente cocaina, negli stati Uniti (circa il 90% di quella che si distribuisce in America arriva dalla Colombia). L'idea era che in proporzione agli elicotteri, agli equipaggiamenti, e ad altri aiuti, l'esercito colombiano avrebbe potuto sradicare piantagioni di coca soprattutto nel sud del paese dove si mantenevano i gruppi violenti della destra e della sinistra. Questo avrebbe dovuto facilitare la gestione del problema della droga nelle città statunitensi. In un primo momento l'obiettivo era ridurre del 50% la coltivazione della coca, risultato mai ottenuto. I dati semplicemente non sono incoraggianti. Di fatto la disponibilità e quindi il costo delle droghe illecite consumate negli Stati Uniti sono rimaste praticamente invariate in questi ultimi anni nonostante l'enorme sforzo e l'investimento economico.
Un documento del 2008, elaborato dall'ufficio delle Nazioni Unite, contro la droga e i reati, mostra addirittura un aumento della coltivazione di coca rispetto agli anni precedenti. Senza dubbio c'è chi sostiene che per quanto grave sia il problema della droga oggi, sarebbe molto peggio senza il Plan Colombia, il che non è incoraggiante. In realtà anche i congressisti statunitensi, che da una decade si mostravano entusiasti del Plan Colombia, riconoscono ora che la politica antidroga è stato un tremendo fallimento e che si dovrebbero esplorare piani alternativi. Nel 2008, l'Ufficio di Contabilità Generale del Governo degli Stati Uniti elaborò un rigoroso documento per il Comitato di Relazioni Estere del Senato che rivelava i successi del Plan Colombia riguardanti la sicurezza, ma un relativo insuccesso nella questione delle droghe.
Non c 'è da stupirsi quindi se la presenza, come da accordo, di militari statunitensi all'interno del territorio colombiano al fine di affiancare l'esercito nazionale, suscitò allora molte perplessità e timori. Si cominciò a parlare di un “nuovo Vietnam” per la paura che, con il pretesto della guerra contro il narcotraffico, gli stati Uniti intendessero entrare nel conflitto armato interno colombiano.
Queste preoccupazioni si diffusero nell'intera America Latina, alimentando quello che era più di un sospetto; nel 2009 infatti, con l'accordo di cooperazione in materia di difesa firmato tra Colombia e Stati Uniti, si concesse l'utilizzo di sette basi colombiane da parte dell'esercito statunitense.
Anche la questione del rispetto dei diritti umani previsto nel Piano originale, nonostante la situazione sia migliorata, continua ad essere molto critica specialmente nelle zone rurali.
Le cifre della popolazione fuggita dai propri luoghi di origine a causa del conflitto continua ad aumentare in maniera drastica – 4 milioni di persone – e oggi la Colombia si vede superata solo dal Sudan come il paese con il maggior numero di sfollati.
In uno studio condotto dalle Nazioni Unite nel 2001 si denunciava che alcuni elementi della forza pubblica, rafforzati grazie al Plan Colombia, in alcune regioni mantenevano relazioni prossime con gruppi paramilitari, spesso prendendo parte nell'organizzazione o partecipando direttamente a massacri ed abusi o rimanendo inattivi nel prevenirli.
Al terribile scandalo dei “falsos positivos”, con il quale alcuni membri dell'esercito, grazie a forti incentivi economici, uccidevano civili innocenti camuffandoli da guerriglieri, si aggiunse quello della “parapolitica”, che dimostrava chiaramente i vincoli diretti tra forza paramilitare e alcuni settori della classe dirigente. La risposta del governo Uribe a tali violazioni fu la contestata “Legge di Giustizia e Pace”, con la conseguente parziale smobilitazione paramilitare e l'assoluzione dei colpevoli con pene risibili e puntuali estradizioni. Tutto questo, nonostante un emendamento di legge del 1997 stabilisse che qualunque unità militare che ricevesse aiuti dagli Stati Uniti dovesse essere investigata a fondo per garantire la sua adesione alle norme sui diritti umani.
Con l'attacco dell'11settembre il problema della sicurezza diventa predominante, non solo nell'amministrazione Bush, ma anche all'interno del congresso. Mentre fino all'agosto del 2002 gli aiuti statunitensi stanziati per il Plan Colombia potevano essere usati solo se l'operazione avesse avuto a che fare con la droga e quindi solo di riflesso sulla sicurezza, le nuove normative dopo l'attentato autorizzarono il Congresso statunitense a permettere al governo colombiano di utilizzare gli aiuti anche per fini di sicurezza. Un'altra conseguenza dell'11 settembre fu la diminuzione degli aiuti destinati al Plan Colombia, a causa delle nuove priorità: le guerre in Afghanistan e in Iraq.
Nonostante ci sia stata una diminuzione degli aiuti del 10% tra il 2010 ed il 2011, l'amministrazione di Barack Obama ha comunque proposto di offrire alla Colombia quasi 600 milioni di dollari nel 2011.
Aggiungiamo infine la notizia che recentemente il Presidente della Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti, John Boehner, in occasione di una riunione con il Presidente Santos sul tema del Trattato di Libero Commercio, ha sottolineato i successi che ha ottenuto il Plan Colombia in materia di sicurezza e di lotta ai gruppi armati illegali e ha espresso la necessità di continuare “nel processo per porre fine, un giorno, a questo flagello”.
E qui si inserisce un'altra grave questione: con la firma del Trattato di Libero Commercio gli Stati Uniti hanno definitivamente messo piede all'interno del paese. Sarebbe utile analizzare a fondo gli effetti di un patto che metterà ancora a più dura prova l'economia di un paese, che in molte aree rimane di sussistenza. Pensare di poter risolvere la questione del narcotraffico costringendo i colombiani ai dettami delle necessità statunitensi è una contraddizione: i contadini, già vessati da condizioni economiche che sfiorano la miseria, non troveranno altra via che coltivare coca per continuare a vivere.
A poco valgono gli incontri ufficiali ed i grandi armamenti. I falsi sorrisi di uomini di potere valgono ben poco di fronte alla triste realtà dei fatti.