Terra

Campesino, cuando tenga la tierra
sucederá en el mundo el corazón de mi mundo
desde atrás de todo el olvido, secaré con mis lágrimas
todo el horror de la lástima y por fin te veré.
Campesino, campesino, campesino, campesino
dueño de mirar la noche en que nos acostamos, para hacer los hijos.

Campesino, cuando tenga la tierra
le pondré la luna en el bolsillo
y saldré a pasear con los árboles y el silencio
y los hombres y las mujeres con migo.
Cantaré…

Contadino, quando avrò la terra
nel mondo avverrà il cuore del mio mondo
da dietro l'oblio, asciugherò con le mie lacrime
tutto l'orrore della pietà e finalmente ti vedrò.
Contadino, contadino, contadino, contadino
padrone di guardare la notte in cui siamo andati a letto, per fare figli.

Contadino, quando avrò la terra
le metterò la luna in tasca
e uscirò a passeggiare con gli alberi e il silenzio
e gli uomini e le donne con me.
Canterò…


A marzo se qualcuno me lo avesse chiesto, non avrei scelto di restare a casa di mia mamma con mio fratello, senza potermi spostare da nessuna parte che non fossero le mura cittadine.
Però è successo lo stesso, anche se sarei voluta ripartire per quel villaggio pieno di tende, con tante amiche e amici siriani che sono costretti a viverci dentro.
E si sa, quando si passa molto tempo in un luogo, c’è qualcosa nella nostra natura che lascia che ci affezioniamo ad esso.
Incredibilmente capita anche con i luoghi più impoveriti, e può accadere persino con luoghi che fanno già parte di noi, ma dai quali ci si era allontanati, passando oltre.
Non avevo chiesto di restare qui, e non avevo chiesto di rinnovare l’attaccamento a questa mia terra, eppure è successo.
In pochi mesi può tornare un legame che era sepolto nella polvere degli anni passati altrove, connessione che ha evidentemente radici profonde, fatte di anni e anni, giorni di scuola, gite, storie vissute e racconti ascoltati, visi noti da ancora prima che esistessero i ricordi.
Così si può riscoprire l’innamoramento per quella precisa inclinazione delle colline, per quel taglio netto dei tetti medioevali che con le loro geometrie compongono disegni azzurri in cielo.
Risvelare la terra.
E dunque nelle lunghe giornate di riunioni che ci collegano dalle diverse parti di Italia penso…

In Colombia la Comunità di Pace di San José de Apartadò ha la terra, che è tutta di proprietà collettiva e che dai membri della comunità è coltivata e abitata.
Come di recente qualcuno ci ha raccontato, è proprio il legame della persona con la terra ad essere fuoco che alimenta il presente e il futuro della Comunità di Pace intera.
In Palestina, il villaggio di At-Tuwani ha vissuto un ritorno alla terra, fatto di pascolo e raccolto.
Gli abitanti dell'area, negli anni più volte sfollati, hanno ricostruito case e ridato vita alla terra con i loro greggi e curandone gli uliveti.
Il Comitato Popolare delle colline a sud di Hebron resiste quotidianamente in maniera nonviolenta in un territorio sotto controllo civile e militare israeliano (Area C).
In Cile il popolo Mapuche da circa 15 anni, per il proprio richiamo alla terra, vede molti attivisti venire arrestati, accusati di terrorismo e perfino uccisi. Con un attaccamento a questa che ha del magico, ogni giorno sceglie di resistere alle violenze per difendere la sua amata terra.
Poi però…
I siriani in Libano non hanno nulla, prima molti di loro avevano pascoli e campi, imparavano a seminare negli stessi anni in cui imparavano l’alfabeto e a contare, ma adesso niente.
I loro figli non sempre hanno imparato bene a leggere, e se sanno cogliere le patate è perché vengono sfruttati dai padroni delle terre libanesi che difficilmente li pagheranno a fine giornata.
E quando ascolto certi racconti, la sento forte nelle loro voci la nostalgia della loro terra, le radici profonde che non si sradicano, tengono duro e resistono all’esistenza delle tende e alla vita con nuove possibilità di chi è potuto arrivare in Italia con i Corridoi Umanitari.
Come tornare là, nella propria terra ?
Questa è la domanda che assilla il popolo delle tende, che sul suolo in affitto in Libano non può costruire alcun futuro, tant’è che in 8 anni ancora vive in quei rifugi di plastica e cartone.
Questa è la domanda che si pongono i siriani che in Italia credevano di cercare semplicemente il bene dei propri figli, mentre a volte questo non basta e fa scattare una specie di cortocircuito.
Ed è la stessa che assilla gli attivisti in Italia, che incessantemente lavorano a tanti piccoli passi fatti tutti in questa direzione: tornare.
Questa è la domanda che assilla anche noi, italiane e italiani che per qualche ragione ci siamo trovati a supportarli in tutto su questo cammino.
Vogliono tornare nella loro terra, non è una questione di sentire o non sentire un richiamo.
Come si fa a negare a queste persone un bisogno così profondo e viscerale?
Canterò.

Cip