I Corridoi Umanitari dal Libano, e successivamente anche da altri Paesi, sono stati avviati nel 2016, per rispondere con atti concreti alla drammatica situazione della rotta Mediterranea.
Sono un'iniziativa “tragicamente attuale”, anzi, “più che mai necessaria”. Lo attesta “purtroppo anche il recente naufragio di Cutro”. Un naufragio che “non doveva avvenire, e bisogna fare tutto il possibile perché non si ripeta”.
Sono le parole di Papa Francesco, che sabato 18 marzo ha ricevuto in udienza i rifugiati arrivati in Italia, Francia e Belgio attraverso Corridoi Umanitari.
Con loro i rappresentanti delle Comunità che li accolgono e ne curano l’integrazione, tra i quali i volontari di Operazione Colomba.
Sono arrivati in settemila e hanno riempito la Sala Nervi in Vaticano.

A salutare il Papa c'era anche Sheikh Abdo, portavoce della Proposta di Pace per i profughi siriani e attivo anche con Operazione Colomba. Nell'occasione ha consegnato a mano al Papa un suo scritto, che di seguito riportiamo.

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Mohammad ha 45 anni, una moglie e 5 bambini. In Siria, nella sua città, Homs, aveva una casa, un lavoro, una vita felice, che ha visto distruggere sotto le bombe. Ha lasciato tutto dieci anni fa, ha scelto di andarsene per cercare la pace e ora vive in Libano.


Oggi Mohammad ha bisogno di aiuto. Soffre di una patologia chiamata cardiopatia ischemica cronica che gli causa un'insufficienza mitralica. È necessario un intervento chirurgico urgente!


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Campesino, cuando tenga la tierra
sucederá en el mundo el corazón de mi mundo
desde atrás de todo el olvido, secaré con mis lágrimas
todo el horror de la lástima y por fin te veré.
Campesino, campesino, campesino, campesino
dueño de mirar la noche en que nos acostamos, para hacer los hijos.

Campesino, cuando tenga la tierra
le pondré la luna en el bolsillo
y saldré a pasear con los árboles y el silencio
y los hombres y las mujeres con migo.
Cantaré…

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