Colombia
La “Ley de Víctimas y Restitución de Tierras” rimane un tema di estrema importanza nella stampa colombiana. Da mesi raccogliamo articoli e dichiarazioni che pongono due tesi ben distinte. Da un lato le dichiarazioni del presidente Juan Manuel Santos e del suo governo che si professa orgogliosamente impegnato nel processo di restituzione delle terre, dall'altro la voce della stampa che riporta di leader uccisi e di contadini minacciati da uomini armati, costretti a firmare documenti per rinunciare alle terre. Nelle regioni del Sucre e Cesar alcune vittime parlano di un presunto esercito anti-restituzione di cui la Forza Armata e Ricardo Sabogal, direttore della “Unidad de Restitucion de Tierras”, negano la esistenza. Quello che non si può negare è che uomini armati al servizio di gruppi criminali o “guardaspalle” di proprietari di dubbiosa reputazione, tengono sotto controllo le vittime. Lo stesso Presidente ha segnalato a Monteria che almeno due persone, Augusto Castro Pacheco, conosciuto come il “Tuto Castro” e Omar Motero Martinez, alias “Codazzi”, erano in uno di questi gruppi.
“Io voglio offrire una ricompensa fino a 150 milioni di pesos a chiunque mi dica dove sono per poterli catturare”, ha affermato il Capo di Stato.
Allo stesso tempo Mauricio Caballero, avvocato delle vittime, ha denunciato che i compagni di Jesus Ignacio Roldan Perez (alias Monoleche), paramilitare “desmovilizado”, e di Sor Teresa Gomez, pedina chiave della casa Castano per l'esproprio delle terre in Cordoba e Urabà, hanno iniziato una campagna di intimidazione verso coloro che reclamano la terra nella regione.
Sembrerebbe che questi uomini convochino le vittime in riunioni e le costringano a firmare una dichiarazione dove in cambio di due milioni di pesos (meno di mille euro) dovrebbero rinunciare al processo di restituzione e a dichiarare davanti alle autorità che la famiglia Gomez non è stata quella che li costrinse a lasciare la terra.
Un contadino sfollato a Monteria ha dichiarato a un settimanale che almeno 30 persone hanno già firmato la sopracitata dichiarazione.
Inoltre sembra che alcuni di questi uomini rimangano appostati vicino all'ufficio della “Unidad de Tierras” di Monteria e anche in altre cittadine di tutto il paese, avvicinando chiunque passi nelle vicinanze per convincerli a non aderire al processo di restituzione delle terre.
Ricardo Sabogal Urrego, direttore della “Unidad de Restituciòn de Tierras”, afferma che sono stati aperti uffici in 15 dipartimenti che si occupano dei reclami. Inoltre dichiara che in sette anni la Ley de Justitia y Paz ha restituito 700 ettari alle vittime. Sabogal riconosce che la restituzione sta avvenendo in un contesto di conflitto e che due persone (Carlos Alberto Paredes Arina e Jairo Mejìa Martinez) sono state uccise durante il 2012, ma la “Unidad de Protecciòn” starebbe prendendo i provvedimenti necessari.
Nonostante nel 2012 siano stati riconosciuti solo due omicidi legati alla restituzione, le minacce coinvolgono un numero molto più elevato di persone, inoltre si può pensare che anche gli assassinati siano purtroppo in numero maggiore, in quanto solo il mese di marzo conterebbe una terza vittima: Manuel Ruiz, leader del processo di restituzione delle terre nella conca del Curvaradò, nella regione colombiana del Chocò.
In questi ultimi mesi non solo i leader sono vittime di omicidio, ma anche i familiari: il 23 maggio Fanny Jhoana Truaquero Gómez, figlia del leader Rafael Truaquero, è stata assassinata da paramilitari nel casco urbano di Riosucio, Chocó.
Rafael Truaquero è il delegato della comunità del Cerrao per il censimento e la definizione del processo di restituzione delle terre del Curvaradó y Jiguamiandó, ordinato dalla Corte Costituzionale.
Secondo gli attivisti per la difesa dei diritti dei “desplazados” (sfollati) i leader assassinati sarebbero stati almeno 26 tra il 2010 e il 2011.
Anche per quanto riguarda il risarcimento economico alle vittime la situazione non è facile, a tal punto che il fondo stabilito (per terre e immobili) risulta limitato e non sufficiente per coprire nemmeno un terzo del numero di vittime, numero che non smette di aumentare.
Alcune persone che hanno ricevuto l'indennizzo stanno subendo anche delle estorsioni, ma le parole del Presidente sono, come sempre, “rassicuranti”: “Abbiate l'assoluta certezza che lo Stato Colombiano non permetterà che queste minacce interrompano il processo. Contrariamente, quello che dobbiamo fare, è rafforzare l'appoggio delle comunità, della immensa maggioranza dei colombiani che vogliono che le terre sottratte ai contadini siano restituite, e che questi inizino a produrre e possano convertire il campo da un fuoco di povertà a uno di prosperità”.
La speranza è che quella parte di stampa che cerca di indagare sulla verità dei fatti, non smetta di dedicare la prima pagina alle notizie scoperte, anche se scomode.
Non basta indicare i colpevoli e accontentare gli innocenti, in questo Paese c'è sempre più bisogno di giustizia, e questa legge sembra distaccarsi sempre più da questo grande obbiettivo.