Firmato il nuovo Accordo di Pace tra Governo e FARC-EP

Colombia

E’ stato firmato giovedì 24 novembre presso il Teatro Colon di Bogotà il nuovo Accordo di Pace tra  il Governo colombiano e la guerriglia delle FARC-Ep. Un evento “sobrio” nel quale Rodrigo Londoño, comandante delle FARC e Juan Manuel Santos, Presidente della Colombia, si sono nuovamente stretti la mano dopo aver messo le rispettive firme sul nuovo documento.

La grande differenza rispetto al vecchio accordo riguarda la sua approvazione:  i colombiani non saranno infatti chiamati nuovamente alle urne, ma saranno i loro rappresentanti al Congresso che dovranno decidere se votare SI o NO al nuovo patto politico.
Dopo la “tragedia” del plebiscito, sarebbe un rischio troppo alto per il Presidente Santos chiamare nuovamente al voto i cittadini.
Martedì 28 novembre si aprirà infatti il dibattito in parlamento e anche se l’opinione pubblica dà per scontato la decisione del Congresso di approvare il nuovo Accordo, si prevede grande agitazione durante la discussione. Il capo della guerriglia Rodrigo Londoño ha lanciato, davanti a congressisti, diplomatici e altri invitati al Teatro Colon, l’idea di un Governo di transizione che includa tutti i settori che hanno lavorato per la Pace e che si impegni a garantire l’implementazione degli Accordi di Pace. Sicuramente queste parole non sono piaciute al Centro Democratico, capeggiato dall’ex presidente Alvaro Uribe, che ha annunciato che a partire dal prossimo martedì, nei dibattiti che verranno, il Centro Democratico denuncerà questa modalità di ratifica con la quale il Governo pretende raggiungere l’approvazione del nuovo testo.

E’ difficile essere ottimisti, nonostante la firma del nuovo accordo di pace.
“Stanno ammazzando i leader sociali e i difensori dei Diritti Umani in Colombia, e nonostante sia doloroso ammetterlo, non si fermeranno gli omicidi perché ci sono settori dell'estrema destra che negano con forza il fatto che stiamo cambiando come nazione; […]. La firma dell’accordo finale con le FARC non cancellerà le convinzioni di coloro che si son formati, militarmente ed ideologicamente, per la guerra né di coloro che vedono nella prospettiva di un cambiamento sociale e politico una minaccia per i propri interessi personali e di casta [...]”, commenta Juan Diego Restrepo, giornalista e direttore di VerdadAbierta.com.