CS: La Comunità Papa Giovanni XXIII aderisce alla manifestazione nazionale

COMUNICATO STAMPA
La Comunità Papa Giovanni XXIII aderisce alla
manifestazione nazionale contro la Guerra in Libia

La Comunità Papa Giovanni XXIII si schiera contro l'intervento militare in Libia e non accetta la definizione di "umanitario" affiancato all'intervento militare. La Comunità invita tutte le parti ad investire risorse umane e finanziarie in politiche nonviolente di risoluzione dei conflitti.
Infatti:
- La coscienza ci dice di non fare accordi con chi uccide, la nostra intelligenza ci aiuta a capire che la guerra di oggi è preparata da tante scelte miopi ed egoistiche: abbiamo sovvenzionato per decenni Gheddafi per interessi economici, lo abbiamo sostenuto nella sua azione contro i poveri in fuga dalle guerre africane per paura che arrivassero profughi in Italia ed Europa.
- La coscienza ci dice che non si può far la guerra senza diventare meno umani e che la nostra crisi non è solo economica ma anche morale.
- La nostra coscienza ci chiede di investire con forza sull'intervento nonviolento civile, nonostante il clima di esaltazione che produce la violenza.

Sappiamo per esperienza personale che la nonviolenza funziona, ma non è fatta di parole né di soli no alla guerra: chiede di essere provata, vissuta, chiede meno parole e più persone pronte a sperimentarla: è lo strumento di oggi su cui, come paese, dobbiamo assolutamente puntare.

1)  I membri della Comunità ed i volontari sperimentano quotidianamente l'alternativa alla violenza in zona di conflitto armato da 20 anni. Un'alternativa c'è sempre. Anche quando parlano le armi. Vi invitiamo a venire con noi per provarlo nei progetti di Operazione Colomba e come servizio civile nazionale ed internazionale .
2)  Già da tre settimane le famiglie della Comunità hanno offerto al Governo la disponibilità ad ospitare altri rifugiati, oltre a quelli che già sono stati accolti.
3)  I membri della Comunità andranno in Tunisia per vivere assieme ai profughi nei campi e sperimentare cosa significa per loro l' "intervento umanitario militare" del nostro Governo e quali sono per i molti profughi eritrei, sudanesi e somali le conseguenze degli Accordi di respingimento che i Governi Italiani hanno stretto con il Governo Libico.

Il Rappresentante Legale della Comunità
Giovanni Ramonda