Diario dal Sur.
Sopra di me i cieli interminabili dell'emisfero australe fanno da rifugio, le nuvole sembrano il risultato di un movimento accurato. Disegnano corpi e figure in movimento, così definite e precise, che è facile perdersi alla ricerca dei più disparati significati di queste forme: acquarelli color turchese e avorio che all'imbrunire si tingono di un rosa dolomia. Mentre l'occhio dello stupore si interroga sui significati di questi giochi celesti, il tempo sembra scorrere più lento a queste latitudini.
Le sorelle stelle vengono a salutare ogni notte, così come la regina indiscussa di queste terre, la Cruz del sur, è lì che gravita nell'oscurità, illuminando la via maestra e ricordandomi su che pezzetto di mondo sto camminando.
Scrivo queste parole nel bel mezzo del campo, in una casetta di campagna nel cuore dell'Araucania, la IX regione dello Stato del Cile, una delle regioni più povere del Paese, fortemente militarizzata e con la più alta percentuale di presenza di persone di origine Mapuche. I cani dei vicini abbaiano e giocano tra loro, mentre un gregge di pecore viene a brucare l'erba del nostro giardino. Ciascun elemento trova un senso e un ruolo nell'avanzare del tempo, mostrando all'uomo moderno che ogni tassello si incastra perfettamente in una quotidianità ancestrale, ma che continua ad esistere, a persistere.
La vita nel Wallmapu scorre seguendo regole antiche e per me, bianco occidentale, Corpo Civile di Pace con la Comunità Papa Giovanni XXIII - Operazione Colomba, si fa sempre più costante un tentativo di decostruzione mentale, spirituale, per comprendere a pieno ciò che i miei occhi vedono e che il mio cuore incontra.
Mi trovo in Cile, nel cuore dei territori originari della popolazione autoctona Mapuche.
Nell'esercizio di ribaltare il concetto di proprietà privata, nell'incontro costante con donne e uomini, comprendo sempre di più la lotta che queste comunità da migliaia di anni stanno portando avanti, contro uno Stato moderno che, sempre più cieco, finge di non capire le proprie origini violando di continuo la libertà di un popolo di autodeterminarsi e di poter vivere dei territori a cui appartiene.