Abbiamo presidiato il carcere per 3 giorni per un totale complessivo di 26 ore, il freddo, il mal di gambe e i dolori alla schiena che sentiamo non sono niente rispetto a quello che hanno sopportato i tre uomini detenuti.
Il 24 agosto ad Angol, la comunità Mapuche di Temucuicui Autonoma ha convocato altre comunità a presidiare il carcere.
La presenza serve per supportare ed esprimere solidarietà verso 3 prigionieri Mapuche che hanno intrapreso lo sciopero della fame e della sete all'interno dell'istituto detentivo.
La loro protesta è iniziata per ottenere condizioni detentive più dignitose e più in linea con la loro cultura, tradizione e religione come sancito dalla convenzione 169 che il Cile ha sottoscritto.
Tuttavia le autorità carceriere non sono inclini a soddisfare questo genere di richieste e, anche in questo caso, posticipano la data di trasferimento ogni giorno.
Noi partecipiamo al presidio, perché è un modo di condividere dentro questo conflitto che contrappone i Mapuche allo Stato e alle imprese.

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In una nuova sessione della Commissione di Valutazione Ambientale (COEVA - Comisión de Evaluación Ambiental) è stato votato il progetto Embalse 1, 2 y 3 Fundo Nilpe previsto per il comune di Galvarino. L'iniziativa, che prevede la costruzione di tre bacini idrici per l'irrigazione agricola, è stata respinta all'unanimità con 11 voti contrari. Questo risultato, storico per il territorio, è il diretto risultato di un’intensa mobilitazione dal basso che da gennaio 2021 ha riunito più di 30 comunità mapuche nella rete di coordinazione “Inkayaiñ Chol Chol Lewfu. Defenderemos El Rio Cholchol”. Obiettivo della rete era infatti difendere i territori e le acque storicamente abitate da famiglie mapuche da ennesimi progetti economici imposti senza reali negoziazioni da grandi imprese e attori statali.

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L’estrattivismo forestale in Cile
Aprendo Google Maps nella modalità satellite si può osservare il Cile dall’alto. Il nord si mostra desertico, chiaro e sabbioso, mentre scendendo dalla Regione Metropolitana di Santiago la superficie verde aumenta e culmina nel centro, nelle Regioni Maule, Ñuble, Bio Bio, Araucania, Los Rios, fino ad arrivare alla zona australe. Se potessimo confrontare questa visione dall’alto del paese con la stessa immagine dell’Argentina o del Paraguay, il panorama risulterebbe nettamente diverso. In Cile soprattutto non saltano immediatamente all’occhio le grandi estensioni agricole presenti invece nel Chaco, squadrate e ordinate in rettangoli e quadrati chiari, emblema della deforestazione mondiale. Nel centro, l’agricoltura c’è ma il verde prevale, e in alcune zone è particolarmente fitto e scuro. La mappa però si può zoommare, ci si può virtualmente avvicinare a questo verde per coglierne i dettagli. Così da vicino, la vegetazione si rivela più ordinata del previsto. Rettangoli scuri e omogenei ricoprono grandi porzioni di territorio, intervallate da zone più disordinate e altre vuote e desertiche. Questa stessa suddivisione è identificata anche dai bollettini annuali dell’INFOR (Instituto Forestal), ente che dal 1965 registra le estensioni forestali del Paese. Nel bollettino 2021 per esempio si distingue tra “Area of native forest” e “Area of planted forest”. È in questi due aggettivi, nativo e piantato, che il paesaggio satellitare del Cile trova lettura e significato.

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Le comunità Mapuche del Lof Radalko, stanziate nel comune di Curacautín (regione dell'Araucanía), si stanno battendo per la preservazione del territorio e dell’ecosistema del vulcano Tolhuaca, gravemente minacciato dal progetto di realizzare una centrale geotermica.
Ad aprile 2021, una Società ha presentato all'autorità pubblica competente (il “ Servicio de Evaluación Ambiental ”- SEA) un progetto per effettuare esplorazioni geotermiche nei pressi del vulcano, chiedendo formalmente se fosse necessario sottoporre tale progetto alla procedura di valutazione di impatto ambientale (il “ Sistema de Evaluación de Impacto Ambientale ” – SEIA).[1] Il SEA ha ritenuto non necessario lo svolgimento di alcuna valutazione di impatto ambientale, sulla base che il progetto presentato dall’impresa riguardava esclusivamente attività esplorative e non la realizzazione dell'impianto geotermico.

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Due ore di viaggio da Valdivia, tra strada sterrata e traghetto, ci hanno condotto all’ingresso del “Fundo Punta Galera” (presso la località di Chaihuín, regione di Los Rios), un latifondo privato che da poche settimane è stato “recuperato” dalla comunità Mapuche Lonko Pablo Nauco.
Davanti all’ingresso sventola una bandiera Mapuche, e uno striscione annuncia l’iniziativa di recuperación della terra messa in atto dalla comunità: il catenaccio che blinda il portone di accesso sembra voler trasmettere il messaggio "qua non entra più nessuno".
La comunità è molto sospettosa perché teme che i “proprietari” del latifondo o la polizia possano mettere in atto azioni per farli tornare sui loro passi. Il nostro ingresso al territorio è stato permesso dal contatto precedentemente stabilito con il werken (portavoce).
Attraversato una strada sterrata, circondata da un lato da una ricca vegetazione di eucalipti e dall'altro dalla potenza dell'oceano Pacifico e da spiagge vergini, giungiamo dunque a conoscere la comunità.
Dopo varie strette di mano e un giro di presentazioni più approfondite, i membri della comunità hanno iniziano a raccontarci la storia delle loro famiglie e delle loro terre ancestrali.
Il territorio su cui ci troviamo - da sempre abitato da comunità Mapuche Lafkenche (della costa) - venne donato nel 1922 dallo Stato cileno ad una nobile francese, che non si interessò mai della questione e mai mise piede sulla “sua terra”: la cessione del terreno non comportò quindi alcuna conseguenza per la vita della comunità indigena.

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