
Siamo arrivati a Leopoli da qualche settimana, dopo l'inizio della guerra.
Siamo ospiti in un centro di accoglienza per profughi, nella periferia della città.
Andando quasi tutti i giorni in stazione, abbiamo visto migliaia e migliaia, decine di migliaia di persone che scappano dai territori in guerra; come se la guerra avesse dichiarato “proprio” questo territorio togliendolo ai civili.
Perché abbiamo pensato questa marcia?
Proprio per dire che invece i civili riaffermano il fatto che nessuno ha il diritto di fare la guerra! Anche se sembra una prospettiva così lontana, in questo momento in cui il mondo è gestito da persone che si arrogano il diritto di decidere della vita di altri; di decidere di chi i sono i territori; di decidere se uno deve vivere o morire; di mandare a morire migliaia di giovani per niente.
Ecco, in questa situazione, dopo che c’è stato un dietro front di un gruppo di politici del Parlamento italiano, abbiamo proposto a chi volesse, alle associazioni italiane e alla società civile, di fare una carovana, una marcia.
Centinaia di persone hanno aderito e verranno qui sabato 2 e domenica 3 aprile a portare aiuti, a portare solidarietà e a portare in Italia persone.
Così come la guerra uccide, la solidarietà si prende cura delle persone.