Prodotto dall'Ufficio per i Rifugiati e gli Apolidi in Belgio

La Commissione Federale che riceve e decide delle richieste d’asilo politico in Belgio ha incontrato a marzo i volontari di Operazione Colomba a Scutari, in Albania. Negli ultimi anni, molti albanesi hanno, infatti, fatto richiesta di asilo in Belgio a causa del loro coinvolgimento nel problema delle vendette di sangue. Alcuni membri della Commissione hanno, quindi, preso parte ad una missione di accertamento dei fatti in Albania a marzo di quest’anno. Lo scopo della missione è stato quello di raccogliere informazioni relative al fenomeno delle vendette di sangue per approfondirne la comprensione.

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Il 30 settembre del 2016 vicino a Tirana si concludeva la campagna per la riconciliazione contro le vendette di sangue promossa da Operazione Colomba in Albania.

E’ stata dedicata una targa alle vittime di questo fenomeno come luogo in cui fare memoria. La targa è custodita all’interno del Palazzo della Cultura di Kamez. Questo simbolo aiuta a non dimenticare che ancora oggi questa piaga sociale viola i diritti fondamentali dell’uomo. Anche oggi lavoriamo con gli stessi obiettivi: fine del fenomeno attraverso la promozione di percorsi di riconciliazione e perdono.

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A venir qui, dopo aver fatto un po’ di silenzio, si finisce col sentir per forza scricchiolare le placche di due cultura che sfregano, quella di appartenenza e quella che ospita con gran piacere. Capita per l’estrema vicinanza e la contaminazione, che finisco col chiedermi se questo filo che le lega sia lo stesso che parla della storia di tutte le umanità; perché non sarebbe assurdo trovarmi a parlare con una bambina che per contesto e stile di vita non si discosterebbe da quello vissuto da mia nonna da piccola, come se il tempo si accartocciasse.
Nonostante questo, le differenze ci sono ed è importante conoscerle e digerirle, non per farne somme o divisioni, ma per scoprire direzioni comuni e utili a tutti.

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Riportiamo un articolo pubblicato su Azione Nonvilolenta che parla dell'azione di Operazione Colomba in Albania

“Otto anni fa mio fratello ha ucciso un uomo per un conflitto interpersonale e, per questo, lo Stato lo ha definito un criminale e lo ha messo in carcere, mentre per noi, che siamo la sua famiglia, lui non è un criminale, ha dovuto commettere quell’omicidio. Da quando lo Stato lo ha incarcerato, io sono autorecluso”.

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Gjergji ha quasi 30 anni. Nel 2008 ha commesso un omicidio e da allora è in prigione.
Qualche anno fa è stato spostato da un carcere ad un altro. La prigione in cui si trova ora è caratterizzata da condizioni di forte precarietà.
L’omicidio che ha commesso ha dato avvio a una faida che ancora non si è chiusa.

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