Non credo di aver capito bene ciò che Bardhok ha appena detto.
Gli chiedo di ripetere.
Lui guarda Pëllumbë, come se avesse bisogno di qualcuno che potesse confermare le sue certezze.
Mi guarda negli occhi.
"Il sangue si lava solo con il sangue", ripete.
Pëllumbë annuisce "è così, il sangue si lava col sangue, lo dice anche il kanun".
"Ma - dico io in un misto fra l'incredula e il curiosa - quindi se per esempio uno uccide mio fratello la mia famiglia secondo voi dovrebbe vendicare?"
Pëllumbë conferma "esatto, così facciamo noi albanesi".
Io non mi capacito di queste parole.
So che questo “gruppo ragazzi” è nuovo, della vecchia guardia non c'è più nessuno, ma davvero siamo messi così?
Bardhok mi guarda "tu perdoneresti l'uccisione di tuo fratello?".
"Si - dico io senza alcun dubbio - forse non riuscirei a stringere la mano a chi l'ha ucciso, ma non vorrei la sua morte, cosa ci guadagnerei?".

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In occasione del lancio della campagna di sensibilizzazione “#KundërGjakmarries” (contro le Vendette di Sangue), è stato recitato, a Scutari, una lettura teatrale dal titolo "monologo a due voci" per mostrare la prospettiva di chi vive in condizioni di auto-reclusione a causa del fenomeno della vendetta di sangue.
Audio in albanese, sottotitoli in italiano e inglese.

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Il futuro è già qui
Nell’oggi cammina già il domani
(S. T. Coleridge)

Ogni volta che vado a trovare i Gjoni è sempre buio, per qualche ragione.
Questa volta è saltata la luce, i fili precari che si stendono tra gli orti e i viottoli sterrati del villaggio non hanno retto i giorni di pioggia che affliggono questo dicembre umido e freddo.
L’atmosfera della periferia di Scutari è ancora più triste e lugubre del solito, con le casette strette l’una all’altra, i muri gonfi di muffa e il fango in cui si impantanano le nostre scarpe, passo dopo passo.
Camminiamo al buio, fino al cancello di ferro blu brillante sulla sinistra.
Bussiamo, ci annunciamo all’ingresso ma i Gjoni non sentono; probabilmente il rumore della pioggia battente copre tutti i rumori.
Finalmente si accorgono di noi e ci accolgono in casa, contenti della sorpresa.

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In Albania dall’inizio di dicembre gli studenti protestano ininterrottamente contro la riforma dell’Università, che prevedrebbe un aumento delle tasse universitarie e l’aggiunta di una tassa ulteriore per sostenere gli esami.
Senza cedimenti alla violenza né abbandono del campo, i giovani si ritrovano nelle piazze, urlano slogan rivolti alla Ministra dell’Educazione Lindita Nikolla, bloccano il traffico, minacciano scioperi della fame fino a che le loro richieste non verranno ascoltate.
Si tratta di 8 punti ben determinati, che spaziano dalla richiesta di borse di studio per studenti meritevoli o copertura totale delle tasse per studenti con disabilità, alla pubblicazione online di budget e titoli da parte del Ministero dell’Educazione, dello Sport e della Gioventù per rispondere a esigenze di trasparenza necessarie in un Paese affetto da un elevato livello di corruzione.

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In Albania dall’inizio di dicembre gli studenti protestano ininterrottamente contro la riforma dell’Università, che prevedrebbe un aumento delle tasse universitarie e l’aggiunta di una tassa ulteriore per sostenere gli esami.
Senza cedimenti alla violenza né abbandono del campo, i giovani si ritrovano nelle piazze, urlano slogan rivolti alla Ministra dell’Educazione Lindita Nikolla, bloccano il traffico, minacciano scioperi della fame fino a che le loro richieste non verranno ascoltate.
Si tratta di 8 punti ben determinati: clicca qui per leggere l’approfondimento.

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