Situazione attuale

Siria

Il 6 febbraio la Siria insieme alla Turchia si sono svegliate nella notte per una scossa di terremoto con magnitudo 7.8 senza precedenti simili nel corso dell’ultimo secolo. L’area siriana più colpita è il nord-ovest del Paese nelle regioni di Aleppo e di Idlib. Dopo giorni in cui il numero delle vittime è aumentato ora dopo ora, la stima è arrivata a circa 6000 morti solo nel lato siriano. Quest’area è stata duramente colpita dai bombardamenti negli ultimi anni di guerra, e anche nei giorni successivi al sisma le forze russe e governative siriane hanno colpito aree densamente popolate nella regione di Idlib e Hama.
I primi aiuti umanitari sono riusciti ad avere accesso alle aree siriane colpite solo 3 giorni dopo il sisma
e in quantità estremamente contenuta, ufficialmente a causa dei danni riportati dalle infrastrutture di Bab al-Hawa, principale via di accesso dalla Turchia al nord-ovest siriano, anche se numerose ONG hanno denunciato la chiusura selettiva del valico per ragioni politiche che hanno prevalso sul poter salvare vite umane; il governo siriano ha chiesto a gran voce la sospensione delle sanzioni, ottenuta da parte degli USA per un periodo di 6 mesi, e l’ingresso degli aiuti umanitari esclusivamente da Damasco. Diverse ONG e attivisti locali hanno accusato il governo siriano di aver sottratto alle vittime del sisma buona parte degli aiuti: secondo alcune ONG locali il 13% degli aiuti entrati a Damasco ha raggiunto le zone terremotate. Parte di questi aiuti sono arrivati attraverso il Libano che ha aperto aeroporto e porti di Beirut e Tripoli per il loro ingresso sollevandoli da tasse doganali.
Molte persone sono state costrette a rifugiarsi in campi profughi improvvisati o a dormire nelle proprie auto per giorni, nonostante il freddo.
Un coordinatore dell’OCHA dell’ONU ha dichiarato che “con la Siria abbiamo fallito” per la lentezza e l’insufficienza di aiuti che hanno raggiunto le aree colpite. I passaggi di frontiera di Bab Al-Salam e Al Raee tra Turchia e Siria sono stati aperti dopo quasi dieci giorni.

Libano

Il terremoto registrato il 6 febbraio si è riverberato prepotentemente anche in Libano dove è stato avvertito fino a Beirut. Le zone che sono state investite in maniera preoccupante hanno interessato l’area del Nord, in particolare la città di Tripoli e la regione di Akkar. Oltre al panico che ha costretto la popolazione a restare in strada in più occasioni per precauzione, qui si sono dovuti affrontare diversi crolli per fortuna senza registrare conseguenze tragiche. Il sisma ha anche causato un picco nell’inflazione che ha visto salire tantissimo il valore del dollaro rispetto alla lira libanese, che in pochi giorni è passata da 50.000 LBP a 80.000 LBP.

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Situazione attuale

Siria

Continua l’impegno di normalizzazione da parte del regime che, dopo il vertice a Mosca con Russia e Turchia, ospita il Ministro degli Esteri degli Emirati Arabi Uniti in prospettiva di un riavvicinamento con uno degli Stati Arabi che aveva precedentemente appoggiato i ribelli che volevano rovesciare lo stesso regime. Dalla Turchia giunge la suggestione di includere anche l’Iran nei colloqui con Russia e Siria per discutere l’assetto per la stabilità del nord della Siria, di principale interesse per lo Stato confinante.

Nella zona di Idlib continuano i venerdì di protesta da parte della popolazione che invia un chiaro segnale di inamovibilità contro la cosiddetta “riconciliazione” delle zone che non sono sotto il controllo del regime. Qui la gente rimane tuttora bersaglio di bombardamenti da parte del regime e della Russia. Il suolo siriano si conferma teatro di bombardamenti da parte di Israele, come quello di inizio anno, all’aeroporto di Damasco, che ha causato vittime e la sua chiusura temporanea; secondo l’Osservatorio siriano per i Diritti Umani sono state prese di mira “posizioni di Hezbollah e di gruppi filo-iraniani nell’aeroporto e nei dintorni, compreso un deposito di armi”.

Libano

Nel mese di gennaio la tensione sociale è ulteriormente salita e diverse parti sociali della popolazione sono scese in strada ormai sfinite dall’onda lunga delle grandi questioni irrisolte del Paese.

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Situazione attuale

Siria

Nell’ultimo periodo la Siria ha conosciuto sviluppi che vedono, da una parte tentativi di normalizzazione diplomatica relativi a dinamiche regionali tra attori in prima linea nel conflitto, dall’altra accese proteste popolari antiregime diffuse in gran parte del Paese.
A Suwayda, nel sud del Paese, centinaia di manifestanti sono scesi in strada intonando slogan
antiregime che risuonavano durante le prime sollevazioni del 2011. Queste proteste sono molto simboliche perché accadono in un’area del Paese sotto il controllo del regime che è stata risparmiata dai feroci combattimenti. Qui il malcontento è il risultato di isolamento, povertà, corruzione, crisi energetica e insicurezza alimentare che colpisce la popolazione di tutta la Siria.
Sul versante diplomatico, i Ministri della difesa e i rispettivi vertici dei servizi di intelligence di Russia, Siria e Turchia si sono incontrati a Mosca,
la prima volta dall’inizio della guerra civile, nel tentativo di intavolare un processo di normalizzazione dell’assetto territoriale delle zone sotto occupazione Turca o delle milizie filoturche che lasciano presagire una restituzione delle suddette zone al regime di Assad.
La reazione popolare non si è fatta attendere, questa volta nelle aree rimaste sotto il controllo dei ribelli e dell’occupazione
turca. Qui, le bandiere della “Siria libera” hanno colorato le proteste e sollevazioni nella regione di Idlib e Aleppo ricordando che la rivoluzione esiste ancora e non vuole riconciliarsi col suo carnefice.

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Situazione attuale

Siria

Le conseguenze dell’attentato a Istanbul di domenica 13 novembre che vede al momento colpevole una donna curda di nazionalità siriana, non si sono fatte attendere. Nella notte di sabato 19, la Turchia, sfruttando in maniera strumentale l’avvenimento terrificante, ha lanciato un’offensiva militare aerea denominata Operazione “Spada ad Artiglio” nel nord della Siria che sta bersagliando non solo obiettivi militari ma anche edifici pubblici e civili, ospedali e infrastrutture energetiche.
Questa aggressione avviene con la complicità della Russia che consente all’aviazione Turca e ai suoi droni di entrare nello spazio aereo siriano
(interdetto dal 2019 proprio in seguito all’invasione Turca su larga scala), come continua a fare con i bombardamenti transfrontalieri nel nord dell’Iraq.
La preoccupazione è dovuta al fatto che la gran parte delle vittime risultano essere civili che, non solo vivono
nel conflitto da 11 anni, ma hanno conosciuto anche l’orrore dell’ISIS e ora si ritrovano ancora sotto assedio.
Continuano con molta difficoltà
i ricollocamenti nei Paesi di provenienza delle donne e dei bambini stranieri reclusi nel campo di detenzione di al-Hol, nel deserto di Deir Ezzor, dove sono confinati circa 56.000 sfollati mantenuti in detenzione perché parenti o sospettati di essere sostenitori dei miliziani dell’ISIS. Tra essi ci sono circa 10.000 internati, di cui il 60% bambini, di origine straniera e i cui Paesi di provenienza (60) si sono dimostrati riluttanti nel rimpatriarli per motivi di sicurezza nazionale.
Tuttavia, l’Olanda si è unita alla lista di Paesi (Canada, Germania, Russia, Svezia, USA, Kazakhistan, Kirgyzstan, Finlandia, Danimarka e Uzbekistan) che stanno progressivamente rimpatriando soprattutto donne e bambini, istituendo programmi di assistenza sociale ad hoc, specialmente per il recupero socio-psicologico dei bambini.

Libano

La situazione economica fortemente compromessa del Paese fa registrare ancora l’aumento dell’inflazione del 158% negli ultimi 10 mesi. Questo si è tradotto in beni di prima necessità dai prezzi triplicati dall’inizio della crisi economica del 2019.
Tra le cause principali
vi è lo stallo politico che persiste e si rende manifesto nell’incapacità di trovare un accordo per l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica, il cui ultimo mandato è terminato il 31 ottobre e il conseguente vuoto istituzionale rende impossibili le eventuali e tanto agognate riforme di cui il Libano avrebbe bisogno.
D’altro canto il Governatore della Banca Centrale Libanese ha annunciato l’adozione di un nuovo tasso di cambio ufficiale fissato a 1$=15.000 LL a partire da febbraio 2023 rispetto a
lle 1.500 LL, valore mantenuto fino ad ora senza un’effettiva valenza dato che il tasso di cambio parallelo (al “mercato nero” odierno) che vige nel Paese per i contanti è di 1$=40.000 LL circa.
La situazione sanitaria relativa alla diffusione del colera sta preoccupando ulteriormente la popolazione tra cui si contano 4.600 casi accertati, costringendo all’osp
edalizzazione soprattutto i soggetti più fragili. Durante il mese di novembr,e 440.000 libanesi sono stati vaccinati raggiungendo il computo del 70% della popolazione delle regioni di Akkar, Bekaa e Central Bekaa. Inoltre, sono tante le Ong che si stanno adoperando per somministrare in maniera capillare il vaccino nei campi rifugiati siriani e nelle aree abitate dai profughi fortemente esposti all’infezione per le condizioni igienico sanitarie in cui vivono.

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Situazione attuale

Siria

Nonostante l’aggressione all’Ucraina, la Russia rinnova tramite il ministro degli esteri Lavrov, il suo completo appoggio al regime siriano. Nel mese di ottobre si è tenuto il quinto meeting tra Russia e Siria: sono state discusse diverse questioni tra cui il ritorno dei profughi. Il piano di ritorno libanese coinvolge, ovviamente, anche il regime siriano, al quale spetta l’ultima parola sul ritorno dei profughi che si registrano presso le autorità libanesi per ritornare.
Intanto, nelle zone sotto il controllo della Turchia nel nord di Aleppo, manifestazioni popolari hanno avuto luogo contro la milizia Hay’at Tahrir Al Sham (Al Nusra), che controlla il territorio. I manifestanti, che esprimevano il loro totale rigetto verso questa milizia, hanno subìto violente repressioni.
La situazione sociale ed economica è ancora gravissima nel Paese, ma il regime investe sul turismo attraendo viaggiatori e blogger da vari Paesi, soprattutto europei, che mostrano sui loro canali social le bellezze locali senza preoccuparsi troppo della guerra ancora in corso, del contesto politico, dei milioni di profughi e di sfollati interni e dei prigionieri politici.

Libano

Nel mese di ottobre si è ampiamente diffuso anche in Libano il colera, dopo che l’epidemia aveva colpito la vicina Siria circa sei settimane prima.
Il primo caso è stato documentato il 6 Ottobre, ma la malattia si è rapidamente estesa. Le zone più colpite sono proprio quelle del nord del Paese, in cui c’è un gran numero di profughi siriani e dove vivono anche i volontari di Operazione Colomba. La malattia non veniva rilevata in Libano dal 1993. Le persone sono molto spaventate e in particolare i siriani temono di essere stigmatizzati come i portatori della malattia, che proviene dalla Siria.
In ottobre sono anche iniziati i rimpatri dei profughi verso la Siria, annunciati il 12 ottobre dal Presidente Aoun. La Siria non è ancora un Paese sicuro, la vita di chi torna è fortemente in pericolo e si perdono le notizie di chi attraversa il confine libanese. Delle migliaia di persone previste, solo 511 sono effettivamente tornate, quasi la totalità partendo dalla zona di Arsal. Le pressioni che subiscono i profughi, su tutti i fronti, sono così forti da costringerli a preferire il rimpatrio verso un destino ignoto, alle violazioni quotidiane che subiscono in Libano.
Il 19 ottobre si è ricordato il terzo anniversario della rivoluzione che nel 2019 ha infiammato le piazze di tutto il Libano. La nostalgia di quei giorni è forte nelle persone, almeno quanto la delusione dei successivi tristi sviluppi degli eventi nel Paese. Intanto, pochi giorni dopo, il governo ha compiuto un accordo con il nemico storico Israele per la spartizione delle risorse energetiche sul confine marittimo.

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