Situazione attuale

Siria

Attualmente ci troviamo di fronte ad un Paese che, dopo 13 anni di guerra civile, rimane alle mercé delle mire e iniziative militari degli attori che la circondano.
Quella che era considerata, in maniera eloquente, guerra nell’ombra, mossa da Israele sul territorio siriano, è diventato un teatro bellico a senso unico attraverso cui si cerca di colpire obiettivi iraniani e alleati di quest’ultimo, rendendo di fatto la Siria terra franca da devastare in maniera impunita per i propri interessi militari.
Non è molto diversa la situazione a nord, dove la Turchia ha condotto un bombardamento esteso nell’aria che interessa Afrin, Kobane, Qamishli e Amuda (colpendo anche nel Nord dell’Iraq), con l’intento di sgominare obbiettivi militari curdi ma, in realtà, bersagliando indiscriminatamente civili e infrastrutture vitali per l’area come presidi ospedalieri.
Inoltre, si registra un intensificarsi degli arresti, deportazioni e violazioni nei confronti dei siriani presenti in Turchia, non solo rifugiati, ma anche siriani che sono in possesso di una regolare (cosiddetta) protezione temporanea a cui si ha diritto in Turchia.
La Giordania, dal canto suo, completa questo quadro di accerchiamento avendo intensificato le sue operazioni di contrasto al traffico di droga che si traducono in scontri armati con i contrabbandieri al confine e bombardamenti in territorio siriano.

Libano

Il Libano chiude un anno critico che, seppur in linea con la sua inerzia negativa, ha subito un’accelerazione poco rassicurante per il suo futuro, dovuta al conflitto, ormai regionale, che si è sviluppato in Palestina e che interessa ormai tutta la parte meridionale del Paese dei Cedri.
Risulta difficile restituire un’istantanea esaustiva della situazione sul campo che renda giustizia all’angoscia, alla distruzione e alle vittime che sta seminando il combattimento armato, procurando un’ondata di oltre 75.000 sfollati interni con attacchi che bersagliano deliberatamente obiettivi civili.
Doveroso è rimarcare il trauma che rivive sia la popolazione locale, che richiama alla mente lo spettro dell’invasione del 2006, sia quella rifugiata che è fuggita dalla guerra civile siriana e ora si ritrova a correre ai ripari in un ambiente tendenzialmente ostile.
Ostilità rinnovata anche in occasione del Global Refugee Forum 2023 tenutosi a Ginevra in cui è intervenuto il Primo Ministro ad interim Libanese Najib Mikati che ha ribadito la posizione chiara e netta in favore del ritorno dei Siriani nel proprio Paese di provenienza e dell'adozione di misure affinché questo avvenga (nonostante l'evidenza dimostri già l’operatività di queste misure).
In ultima istanza, il fenomeno migratorio non si arresta sia in entrata dalla Siria che in uscita via mare dove, in questo periodo invernale, è tornata in auge la rotta più breve che punta dal Libano a Cipro.

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Situazione attuale

Siria

A fine ottobre il capo della Commissione Internazionale Indipendente d’Inchiesta per la Siria ha passato in rassegna gli aspetti che hanno portato la Siria a trovarsi nella situazione peggiore degli ultimi quattro anni. Il rapporto si sofferma soprattutto sull’impennata dei bombardamenti che bersagliano in maniera sprezzante i civili.
Purtroppo questa situazione è stata confermata anche a novembre in maniera atroce attraverso gli attacchi soprattutto nel nord ovest della Siria dove, il regime e la Russia, utilizzano armi proibite da Convenzioni internazionali (come le bombe a grappolo e ordigni incendiari), bersagliando campi profughi di sfollati interni, ritenuti quartier generali di gruppi armati, e civili inermi come nel caso dell’attacco del 25 novembre: un bombardamento nella provincia di Idlib ha fatto 9 vittime, tra cui una donna e sei bambini, mentre erano alle prese con la raccolta delle olive.

Libano

Il sud del Paese ormai affronta un intensificarsi degli scontri e bombardamenti che oltrepassano il confine e raggiungono zone abitate dalla popolazione civile.
Un drone israeliano si è spinto fino al cuore meridionale del Libano, colpendo nei pressi di Jezzine e Nabatiye.
L’IOM conta più di 55.000 sfollati interni (in questo frangente storico di crisi economica, sicurezza compromessa e difficile accesso a servizi di base come ospedali), che sono costretti a fuggire ricongiungendosi ai parenti o muovendosi in zone dal costo della vita e prezzi degli affitti bassi, conseguentemente in aree remote non servite da infrastrutture e servizi adeguati.
Inoltre, il contesto meridionale ha una presenza di siriani che oscilla tra le 80.000 e le 140.000 persone di cui, al momento, risulta difficile capire quanti di questi si stiano spostando e secondo quali direttrici.
Le prime testimonianze raccolte, da chi è riuscito a spostarsi, dicono di come sia massacrante trovarsi difronte ad un’altra guerra, per di più nel fuoco incrociato, per cui ai siriani viene vietato di trasferirsi in località limitrofe a quelle dove vivevano per essere costretti ad andare via; si ha paura di rivolgersi alle istituzioni e forze di sicurezza libanesi per timore di essere trattenuti e riportati in Siria; si evita di stabilirsi in zone maldisposte alla presenza dei rifugiati.
Inoltre, l’UNHCR e il WFP annunciano, come risultato di un “processo di prioritizzazione”, una riduzione strutturale degli aiuti da fornire alla popolazione rifugiata di circa il 30% e che quest’anno non è previsto alcun winter cash, il tutto avviene alle porte dell’inverno e con un conflitto in corso.

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Situazione attuale

Siria

La guerra dimenticata in Siria va avanti.
Il 5 ottobre, a Homs, durante una cerimonia per la promozione di alcuni ufficiali dell’esercito siriano, un attacco effettuato con un drone ha causato la morte di più di 100 persone. L’attacco non è stato rivendicato (destando molti dubbi tra siriani ed esperti), ma il regime ha reagito conducendo intensi bombardamenti nella zona a nord-ovest di Idlib, area fuori dal suo controllo. I duri attacchi del regime siriano e dei russi sono andati avanti per tutto il mese, colpendo indiscriminatamente aree civili e densamente popolate e danneggiando diverse infrastrutture. Durante gli attacchi, sono state utilizzate anche bombe a grappolo e munizioni incendiarie. Nelle aree governative, principalmente nel governatorato di Sweida, le manifestazioni pacifiche contro il regime sono proseguite per il terzo mese consecutivo. L’ultima notizia rilevante è che l’11 ottobre è stato aperto al tribunale dell’Aia il processo contro le torture commesse dal regime siriano di Assad. Si tratta di un evento molto importante, perché per la prima volta il regime viene portato davanti ad un tribunale internazionale, in seguito alla violazione della Convenzione ONU contro la tortura, firmata dallo stesso Paese nel 2004.

Libano

Il Libano questo mese è stato coinvolto dalle conseguenze dell’attacco di Hamas in Israele del 7 ottobre. Fin da subito il partito e milizia armata libanese Hezbollah, presente in modo particolare nel sud del Paese, ha espresso solidarietà ad Hamas e avversione nei confronti di Israele, da loro considerato come un avamposto statunitense all’interno del mondo islamico.
Sul confine tra Libano e Israele fin da subito si è verificata un’intensificazione degli scontri, scambi di razzi e colpi di artiglieria. Alcuni villaggi, su entrambi i fronti, sono stati evacuati.
Secondo alcuni media libanesi e alcune ONG internazionali, Israele ha utilizzato bombe al fosforo che hanno portato a numerose morti, oltre che un danno ambientale importante, stimato in 450 ettari di terra bruciata. Per ora si parla di un’escalation controllata, ma a sud del fiume Litani la tensione resta molto alta.
Un intervento deciso di Hezbollah nel conflitto, con un conseguente allargamento dello stesso al territorio del Libano, potrebbe avere degli effetti devastanti anche sull’economia Paese, ormai al collasso a causa della peggiore crisi finanziaria della sua storia. Secondo l’ONU, infatti, l’80% della popolazione vive dal 2020 sotto la soglia di povertà e il Paese non riuscirebbe minimamente a sostenere le spese per i danni che una guerra provocherebbe.

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Situazione attuale

Siria

Sono costanti i tentativi di migliaia di Siriani di entrare in Libano per scappare da un Paese invivibile in termini di sicurezza e incolumità personale, Diritti Umani e impossibilità di approvvigionamento delle risorse basilari per la vita quotidiana, dalla sicurezza alimentare all’energia elettrica. Ma circostanze estreme hanno atteso i Siriani che hanno provato ad attraversare il confine con il Libano, dove ad attenderli ci sono ormai da tempo mine antiuomo che hanno causato vittime e un esercito che ha eseguito arresti di massa, violenze e colpi d’arma da fuoco.
Alla luce degli ultimi sviluppi in Siria, la frammentazione del Paese si mostra a due facce: da una parte le proteste per le condizioni di vita della popolazione deteriorate portano in piazza un popolo che prova a superare le divisioni etno-confessionali, dall’altra, specialmente a est del Paese, è evidente come le logiche claniche facciano ancora presa quando si tratta di rispondere alla chiamata alle armi.

Libano

In un Libano in cui la popolazione è in balia di Istituzioni assenti o in mano a leve di potere che giostrano il loro funzionamento in base agli interessi politici, le fasce più sensibili e vulnerabili della società sono sotto costante attacco.
In questo senso, la libertà di espressione, sia personale che nel campo dell’informazione, è bersagliata ormai costantemente.
La comunità LGBTQ+ subisce apertamente delle vere e proprie spedizioni punitive intimidatorie e violente attraverso aggressioni in luoghi pubblici da parte di gruppi armati autogestiti che ormai pattugliano determinati quartieri, soprattutto di Beirut. Questo fenomeno relativamente nuovo si sostanzia in gruppi armati che pretendono di preservare la sicurezza e la morale nella loro area di riferimento. La propaganda e le azioni di questi gruppi si indirizzano anche nei confronti dei rifugiati siriani che vedono incombere su di loro lo spettro di incursioni armate sommarie. Inoltre i rifugiati siriani stanno provando sulla loro pelle le conseguenze delle decisioni e della narrativa politica ostile che punta a spingerli al rientro in Siria rendendo le condizioni di vita dei rifugiati terribili.

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Situazione attuale

Siria

II progressivo processo di normalizzazione e la narrativa che vuole la Siria come un posto in cui il conflitto è finito, per cui si può addirittura spingere i siriani a ritornare, si scontrano con i tentativi incessanti di partenza per mare da parte dei siriani e con la nuova sorprendente ondata massiccia di proteste che attraversano la Siria.
La cosiddetta rotta del Mediterraneo orientale sta scatenando il suo flusso imponente dovuto alla stagione estiva. La rotta punta all'Italia ed è affollata soprattutto da Siriani, Libanesi e Palestinesi. Il punto principale delle partenze è la regione dell’Akkar, a Nord del Libano, dove si è creato quel circolo vizioso di assenza delle Istituzioni, collusione dei trafficanti con le forze di sicurezza nella tratta di esseri umani e prossimità al confine siriano.
Sul territorio siriano invece, in seguito ad un ennesimo rincaro del gasolio, vanno intensificandosi le proteste contro il governo siriano che durano da ormai due settimane e che hanno come punto nevralgico il sud del Paese, nelle città di Daraa e Sweida e sembra si stiano irradiando verso nord.

Libano

In questo periodo il Libano ricorda le vittime dell’esplosione del porto del 4 agosto di 3 anni fa; alla commemorazione fa da beffardo contraltare un’inchiesta giudiziaria ormai arenata da tempo sotto i colpi delle ricusazioni incrociate, dal sapore di scontro politico sulle responsabilità dell’accaduto.
Le fratture confessionali, sociali e politiche si manifestano in avvenimenti nefasti come scontri a fuoco tra milizie Cristiane e Sciite, arresti, intimidazioni e censure che bersagliano il mondo dell’informazione, dell’intrattenimento e avvocati, insieme ad aggressioni alla comunità LGTBQ+.

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