
A casa, qui a Lesbo, abbiamo una chitarra.
Nei giorni grigi ci tira su il morale, in quelli più luminosi accompagna i nostri festeggiamenti.
È un'ottima compagna di viaggio.
Ognuno ha gusti diversi quindi passiamo dal pop, al rock, alle canzonette folkloristiche.
Cantiamo anche canzoni afghane, quando la portiamo a casa dei nostri amici rifugiati.
Io vado pazzo per il cantautorato italiano.
Un giorno cantiamo "L'isola che non c'è" di Bennato e, mentre ci sgoliamo su quei versi, inizio a sognare.
Sogno un'isola che non c'è.
Sogno una Lesbo che ancora non esiste.
Sogno una Lesbo dove la solidarietà regna sovrana.
Sogno una Lesbo accogliente, aperta e generosa, che dà quel poco che può offrire, che per chi arriva in un barcone è tanto.
Sogno una Lesbo che non sembri in stato di guerra, dove il verde è dato dalle foreste e dai prati, e non dalle divise mimetiche dei militari e dei loro mezzi.