Situazione attuale

Nel mese di luglio in Palestina si sono verificati gravi episodi di violenza che hanno ulteriormente aggravato la situazione nei territori occupati. In particolare, il 3 luglio le forze israeliane hanno condotto un raid armato nel campo profughi di Jenin; è stata la più imponente operazione militare negli ultimi vent’anni, durante la quale sono stati mobilitati anche mezzi aerei per attaccare il campo. Durante il raid sono stati uccisi dodici palestinesi e sono stati feriti centinaia di civili.
In contemporanea sono proseguite le demolizioni a Gerusalemme Est: il 17 luglio le forze di occupazione hanno demolito 9 abitazioni nel villaggio di Al Sahara e sono state bruciate delle auto nel villaggio di Abu Ghosh. Sempre nella zona est di Gerusalemme, è stata demolita la casa di una famiglia palestinese a Beit Hanina e una costruzione agricola in alZa’im.
Inoltre, la stretta collaborazione tra i coloni e le forze israeliane continua a caratterizzare le dinamiche all’interno delle zone occupate: ad Al Khalil in molteplici occasioni l’esercito israeliano ha detenuto gli abitanti della città per permettere ai coloni di attraversare la città vecchia, in cui vivono Palestinesi. Nella stessa zona, i coloni israeliani hanno impunemente sradicato 150 alberi palestinesi e le forze di occupazione israeliane hanno condotto un raid nel villaggio di Birien, est di Hebron, distruggendo cisterne, tagliando e sradicando alberi.
In totale, nel mese di luglio sono morti 21 civili palestinesi, inclusi dei minori.
Infine, proseguono le proteste anti-governative nel territorio israeliano, che per il momento non hanno ripercussioni nella West Bank, in quanto non mettono in discussione l’occupazione nel territorio palestinese.

Leggi tutto...

Situazione attuale

Il Presidente israeliano Natanyahu ha approvato la costruzione di oltre 5000 unità abitative all'interno delle colonie in Cisgiordania. Dall'inizio dell'anno sono state costruite 13.000 nuove case, circa il triplo di quelle costruite l'anno scorso nello stesso periodo. Tra queste risulta simbolicamente rilevante l'avvio di nuovi cantieri a Homesh, insediamento che era stato smantellato nel 2005.
Tutto questo contribuisce a innalzare la tensione e a innescare atteggiamenti violenti dai parti dei coloni, come confermato dall'OCHA (l’agenzia per gli affari umanitari delle Nazioni Unite), che ha stimato in media 95 attacchi mensili dall'inizio del 2023.
Secondo l'agenzia Associated Press, nel 2023 più di 140 palestinesi sono stati uccisi dal fuoco israeliano. Il mese di giugno si è infatti tristemente aperto con l'uccisione di un bambino di appena due anni e mezzo che era nelle braccia del padre: Mohammed Tamimi. Purtroppo non si può parlare di un incidente isolato: i soldati dell'esercito israeliano agiscono in un costante stato di impunità, che favorisce il ripetersi periodico di episodi simili, senza alcuna conseguenza per gli autori.

Condivisione, Lavoro e novità sui Volontari

I volontari e le volontarie di Operazione Colomba continuano ad essere presenti e a camminare al fianco dei palestinesi che resistono all'occupazione. L'arrivo dell'estate ha modificato i ritmi delle giornate vissute all'insegna della condivisione. Le attività di accompagnamento al pascolo si concentrano nelle primissime ore del mattino e nelle ore precedenti il tramonto.
Oltre alla repressione ai danni dei palestinesi, le forze di occupazione israeliane hanno in questi ultimi mesi aumentato la pressione sugli attivisti internazionali e israeliani presenti sul campo: sequestro di fotocamere e telefoni, schedatura dei passaporti, detenzioni arbitrarie e fogli di via sono misure intimidatorie e repressive che hanno come solo scopo quello di indebolire l’efficacia della presenza di attiviste e attivisti sul campo nell’importante lavoro di documentazione, interposizione e prevenzione delle continue violenze messe in atto da coloni ed esercito israeliani.

Leggi tutto...

Situazione attuale

Maggio è iniziato con la morte in carcere di Khader Adnan, in sciopero della fame da 86 giorni, accusato di far parte di un’organizzazione terroristica. Da quanto emerge, le autorità israeliane si sono rifiutate di trasportarlo in una struttura medica, nonostante le condizioni precarie. Poco dopo l’annuncio della sua morte, sono stati sparati razzi da Gaza verso il sud d’Israele, che ha risposto con attacchi di artiglieria.
L’8 maggio Israele ha iniziato a bombardare la Striscia, da Gaza city a Rafah, causando la morte di 13 persone, tra cui una donna e quattro bambini. La Jihad islamica ha risposto continuando a lanciare razzi verso Israele, colpendo soprattutto il sud del Paese. La tregua è stata raggiunta il 13 maggio, grazie anche alla mediazione dell’Egitto. Il bilancio delle vittime in Israele è di due persone, mentre nella Striscia di 36 persone. In seguito alla morte di Khader è stato indetto uno sciopero collettivo in Cisgiordania: negozi e scuole sono stati chiusi, e sono state organizzate manifestazioni di protesta in tutta la West Bank. Anche il portavoce della Commissione europea, Peter Stano, ha chiesto un’indagine trasparente sulla morte di Khader Adnan. Il 18 maggio è ricorso il “Jerusalem Day” che ricorda l'occupazione e l'annessione di Gerusalemme est da parte di Israele, a seguito della guerra del 1967. Ogni anno centinaia di coloni israeliani marciano attraverso Gerusalemme Est sventolando bandiere israeliane e intonando canti nazionalisti e razzisti. Tre ore prima della marcia, le forze israeliane hanno imposto centinaia di chiusure e posti blocco dentro e intorno alla città vecchia, costringendo i negozianti palestinesi a chiudere i battenti. Il 22 maggio le forze israeliane hanno ucciso tre palestinesi durante un raid nel campo profughi di Balata, Nablus. L'incursione ha avuto luogo dopo un attacco vicino a Nablus, in cui un soldato israeliano era stato ferito.
Maggio 2023 segna il 75esimo anno dalla Nakba del 1948, quando le forze israeliane costrinsero più del 75% della popolazione palestinese ad abbandonare le proprie case e le proprie terre per fondare lo Stato di Israele.

Leggi tutto...

Situazione attuale

Il 2 aprile è stata approvata la creazione della Guardia nazionale guidata da Ben Gvir (leader di un partito israeliano di estrema destra), finanziata con circa 250 milioni di euro.
La prima metà del mese, che corrispondeva agli ultimi giorni del mese sacro del Ramadan per i musulmani, Gerusalemme est è stata teatro di violenti attacchi, che hanno scatenato un’escalation di tensione.
La notte del 4 aprile la polizia israeliana ha fatto irruzione nel complesso della moschea di Al-Aqsa, attaccando dozzine di fedeli nella moschea di Al-Qibli, sostenendo di reprimere le "rivolte" al suo interno. Ma secondo i testimoni, la polizia israeliana ha picchiato i fedeli con manganelli e lanciato gas lacrimogeni e bombe sonore solo per costringerli a uscire dalle sale di preghiera. La Mezzaluna Rossa ha riferito di 12 feriti. Almeno 400 palestinesi sono stati arrestati. 24 ore dopo le forze d'occupazione hanno fatto irruzione anche nella moschea di Al-Aqsa, con le stesse modalità. Nei giorni seguenti è stato impedito agli uomini sotto i 40 anni di accedere al complesso di Al-Aqsa, costringendo i fedeli a pregare fuori dalle porte di accesso al complesso sacro.
Il 7 aprile, trenta razzi sono stati lanciati dal Libano contro Israele, poco dopo una dichiarazione di Hezbollah di appoggio a "qualsiasi misura" che i palestinesi avessero voluto intraprendere dopo l'attacco ad Al-Aqsa. La notte Israele non ha tardato a rispondere, lanciando razzi verso il sud del Libano e bombardando la Striscia di Gaza.
L'8 aprile un veicolo guidato da un arabo israeliano è piombato sulla folla che passeggiava sul lungomare di Tel Aviv. Una volta uscito dall'auto, che si è capovolta, l’uomo, secondo la polizia israeliana, avrebbe inoltre tentato di sparare sulla folla. L'uomo è stato poi ucciso. Nell'attacco è morto un turista italiano, il 35enne romano Alessandro Parini, e diverse altre persone sono rimaste ferite, tra cui altri due italiani.
Il 10 aprile l’esercito israeliano ha ucciso Mohammed Ewaidet, 16 anni, durante un raid nel campo profughi di Jenin. È il 18esimo minore palestinese ucciso dalle forze d'occupazione nel 2023.
Nel corso del mese centinaia di coloni della Cisgiordania hanno manifestato più volte a favore della nascita di nuovi avamposti. Il 12 aprile coloni hanno marciato in diverse zone della West Bank per protestare contro l'evacuazione dell'avamposto di Evyatar (Nablus). Tra i manifestanti presenti anche 7 ministri dell'attuale governo. Circa 700.000 coloni vivono in più di 250 insediamenti in Cisgiordania e Gerusalemme est, in completa violazione della legge internazionale.
Il 26 aprile la Norvegia ha annunciato che imporrà il divieto di importazione di merci e servizi provenienti da aziende che «contribuiscono direttamente o indirettamente agli insediamenti illegali israeliani nei territori occupati, in quanto costituiscono una flagrante violazione del diritto internazionale».

Leggi tutto...

Situazione attuale

Da gennaio in Israele varie componenti della società protestano contro la riforma del sistema giudiziario proposta dal governo in carica. La riforma prevede che la Knesset - Parlamento - possa annullare a maggioranza semplice qualsiasi decisione della Corte Suprema, la quale ad oggi può bloccare leggi emanate dal governo qualora ritenute in contrasto con le leggi fondamentali del Paese (per esempio leggi che tutelano la dignità e libertà). Israele non ha una Costituzione scritta, dunque il potere giudiziario è l’unico organo in grado di limitare il governo. Inoltre la riforma consegnerebbe all’esecutivo il potere di sceglierne i giudici, compresi quelli che dovranno - o dovrebbero - giudicare Netanyahu, il cui operato sarebbe dunque senza più controllo.
Dopo tre mesi consecutivi di proteste, l’apice è giunto nell’ultima settima di marzo con il coinvolgimento di esercito, università, sindacati e decine di migliaia di persone. In particolare, la notte tra il 26 e il 27 marzo le proteste hanno raggiunto il culmine e durante la giornata del 27 un’ondata di scioperi ha ridotto i servizi medici e bloccato i voli in partenza dall’aeroporto di Tel Aviv. Questo dopo che il 26 marzo Netanyahu aveva esautorato Yoav Gallant, Ministro della Difesa, il quale aveva criticato la riforma perché fonte di disordini all’interno dell’esercito e invitato il Primo Ministro a fermarne l’approvazione.
Netanyahu, che non aveva previsto questa mobilitazione senza precedenti della popolazione laica, liberale e produttiva, si è visto costretto a fare un passo indietro, annunciando il congelamento del processo di approvazione della riforma fino alla fine del mese prossimo. Tuttavia ha dovuto mediare con il suo Ministro della Sicurezza nazionale Itamar Ben Gvir, pronto ad aprire una crisi di governo. Con lui - secondo quanto annunciato dallo stesso leader di estrema destra - ha concordato la pausa della riforma in cambio dell'esame, nella prossima seduta di governo, della creazione di una milizia armata privata, chiamata Guardia Nazionale, che risponderà direttamente a Ben Gvir.
Nonostante questa mobilitazione in difesa della democrazia, la maggior parte dei manifestanti ignora il più evidente problema del governo israeliano: il sistema di apartheid contro il popolo palestinese.
Jenin continua a essere nel mirino delle forze occupanti: il 7 marzo i soldati israeliani hanno fatto irruzione nella città, uccidendo 6 palestinesi e ferendone 11; il 16 marzo sono stati 4 i palestinesi uccisi, tra cui un minore, e 23 i feriti. La sera del 22 marzo le forze d’occupazione hanno invaso contemporaneamente le principali città palestinesi di Ramallah, Nablus, Betlemme, Jericho, Hebron, Gerusalemme e Jenin.
Il 20 marzo la Knesset ha votato un emendamento che permetterà ai cittadini israeliani di tornare a vivere in quattro insediamenti nel nord della Cisgiordania occupata, evacuati nel 2005 dal governo del Primo Ministro israeliano Ariel Sharon, che all’epoca firmò una legge per avviare il ritiro di Israele dalla Striscia di Gaza e ordinare l’evacuazione di questi insediamenti.
Nel mese di marzo sono anche continuati gli attacchi aerei in Siria. Dopo il terremoto che ha colpito la Siria e la Turchia il 6 febbraio scorso, Israele ha colpito diversi obiettivi in Siria: Damasco, Latakia, Homs e l’aeroporto internazionale di Aleppo, causando almeno 8 vittime.
Il 16 marzo è stato il triste anniversario dall’uccisione dell’attivista americana ventitreenne Rachel Corrie, investita da un bulldozer israeliano nella Striscia di Gaza nel 2003.
Il 30 marzo palestinesi in tutta la Cisgiordania e a Gaza hanno organizzato e partecipato ad azioni per il Land Day, importante commemorazione nel calendario politico palestinese che ricorda l’uccisione, da parte della polizia israeliana, di 6 cittadini palestinesi di Israele che protestavano contro l’espropriazione da parte del governo di molta terra palestinese il 30 marzo 1976.

Leggi tutto...