Sarura - Sumud Freedom Camp

Hammoudi esce dalla grotta e guarda il panorama intorno a lui: il tramonto dipinge le colline di un colore violaceo, il vento soffia delicato diffondendo il profumo del narghilè.
Sembra un momento magico se non fosse per l’avamposto israeliano che con arroganza rompe l’armonia di quel panorama. Si trova in linea d’aria proprio davanti a Sarura, come se volesse rendere impossibile alle comunità palestinesi dell’area dimenticare di vivere sotto occupazione.
Lo sguardo di Hammoudi si sposta sulla grotta accanto e sul quel che rimane del bagno costruito appena più in là dopo che i bulldozers israeliani lo hanno demolito.
È la terza volta che lo rimettono insieme.
Nei prossimi giorni lo sistemeranno, e probabilmente fra pochi giorni, settimane o mesi, i bulldozers torneranno.

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Ein Rashash – Aree vietate ai palestinesi

Bilal, seduto accanto a suo figlio, osserva il gregge pascolare.
È ormai pomeriggio quando riconosce il rumore della jeep dell’esercito che si spegne.
Quasi contemporaneamente due coloni con il loro gregge scendono dal pendio dell’avamposto di Malachei Ha Shalom, appena sopra di loro.
Coloni e militari si fanno un cenno di saluto.
Le greggi si disperdono e iniziano a pascolare.
Tre militari si avvicinano a Bilal.
Uno dei tre chiede di mostrare il permesso per pascolare su quella terra: quella è un’area di addestramento militare il cui accesso è vietato senza autorizzazione.
Bilal un tempo  aveva provato a chiedere l’autorizzazione ma gli era sempre stata negata.
Già era assurdo dover chiedere un permesso per accedere alla propria terra, ancora più assurdo che questo permesso non fosse rilasciato per “ragioni di sicurezza”.

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Betlemme/Ramallah – Strade proibite

Khaled ha un esame all’università oggi.
Sebbene Ramallah non sia così lontana da casa sua, poco fuori Betlemme, la sveglia suona puntuale alle quattro di mattina.
Il sole ancora non è sorto, quando mette le scarpe e prende lo zaino, con dentro i pochi beni necessari per quella giornata.
Durante il primo tratto di strada, Khaled ripete tra sé e sé gli argomenti su cui verterà l’esame: ha scelto giurisprudenza, una scelta che i suoi genitori subito non avevano compreso, avrebbero preferito altro, ma che ormai sta portando a conclusione.
Ancora un anno e avrò finalmente una laurea in mano, si ripete Khaled, tra una definizione e l’altra di Diritto.
Quando arriva sulla strada principale, i primi due service (minibus) che passano sono pieni.
Lavoratori, studenti, chiunque si muove a quell’ora di mattina, e trovare un service non è mai facile. Avrebbe dovuto prenotare in anticipo, quando finalmente il furgoncino arancione accosta e lo fa salire.
La strada tra Betlemme e Ramallah non è lunga, passando per Gerusalemme.

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Tuba/At-Tuwani – School Patrol

Come tutte le mattine gli studenti camminano per andare a scuola.
Tra gli schiamazzi Said cerca di allungare lo sguardo per assicurarsi che ci sia l’esercito israeliano, che ha il dovere di scortarli lungo la strada tra due insediamenti israeliani.
Said non vede il lampeggiante della jeep. Significa che sono in ritardo.
Passano 30 minuti, ma dei militari nessuna traccia.
I ragazzi continuano ad aspettare nel punto di ritrovo.
Sono pericolosamente vicini all’avamposto israeliano, se i coloni volessero attaccarli non ci metterebbero niente.
A questo punto ci sono tre possibilità: tornare a casa, ma loro vogliono andare a scuola; percorrere un tragitto che si snoda fra le colline cercando di tenersi il più lontano possibile dall’avamposto, ma arriverebbero a scuola ancora più in ritardo; percorrere la strada senza scorta, che pare la scelta migliore.

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Vandalismo dei coloni ai danni di proprietà palestinesi

Jaber è accanto al suo trattore in cima alla collina.
È da poco sorto il sole ma a differenza delle altre mattine Jaber non sta apprezzando l’alba.
Davanti a lui si estende il suo uliveto, appartenuto alla sua famiglia da generazioni, una terra che fino a ieri era viva, piena di vita e resistenza e che adesso è solo un campo devastato: la gran parte degli alberi sono rotti, i tronchi centenari tagliati, i rami spezzati.
Il dolore che prova è quasi fisico tanto da percepire il cuore spezzato.
Quest’anno non potrà raccogliere nulla, non potrà riunire la sua famiglia durante la raccolta, non potrà portare le olive al frantoio, non potrà festeggiare la fine della raccolta e gustare insieme ai suoi cari il suo olio, non lo potrà vendere.

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