Hammoud e Khaled sono due bambini di sei e otto anni, vengono da un villaggio del distretto di Houla, in Siria, che ha vissuto l’assedio dell’esercito siriano, e delle milizie alleate, per sette anni. Hanno vissuto tanti inverni.
Hanno lo sguardo che parla tanto, vispo, in certi casi quasi ostentano sicurezza.
Passano da fasi di spregiudicatezza nel racconto dei dettagli a momenti di silenzio e timidezza, in cui ritornano piano nel loro mondo fatto di ricordi e di incubi.
Quanto spazio può esserci nella testa di un bambino, l’immaginazione è uno strumento potente che riesce a costruire un senso e una narrazione anche dove nessun adulto riuscirebbe a trovarne. Raccontano quasi correndo, del rumore degli aerei, del mondo in cui si inclinano prima di colpire, delle pale degli elicotteri.

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A. viene da Idlib e ci guarda con gli occhi commossi mentre racconta gli avvenimenti nella sua terra.
“Io ho ancora laggiù mia mamma, i miei fratelli e mia sorella, sono sposati e hanno a loro volta dei bambini. Da settimane non possono uscire dal loro villaggio nella zona di Maarat Numaan; gruppi jihadisti legati a Hayat Tahir al Sham gli impediscono di uscire, la zona è piena di posti di blocco e c’è il coprifuoco.
Hanno ucciso un uomo e arrestato venti membri della sua famiglia perché rifiutava di adeguarsi ai signori della guerra.
Dio protegga Idlib e la gente che vi abita, sono stretti tra due fuochi e non hanno la possibilità di uscirne senza rischiare la vita.
Il confine con la Turchia è chiuso, la strada per Afrin è bloccata e serve un permesso per entrare in quella Provincia.
Il regime siriano di Assad tiene sotto assedio la via verso sud e che porta al Libano.

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Oggi siamo andati a trovare la mamma di 2 bambini bellissimi: Y. e M.
Il primo, di 9 anni, è malato di una malattia rara del sangue e necessita di trasfusioni di plasma settimanalmente.
I dottori hanno consigliato alla famiglia di vivere in montagna perché l'aria fresca fa bene al bambino e rallenta leggermente il bisogno delle trasfusioni.
Dalle montagne libanesi si sente un'aria fresca mista al profumo della speranza, la speranza che la famiglia possa al più presto viaggiare per allontanarsi dall'elevato costo della sanità libanese.
Y. ci osserva timido, sta seduto sul divano vicino ai materassi sul pavimento dove io e le altre volontarie siamo sistemate.
Mentre si chiacchiera con la mamma sento costantemente il suo sguardo che mi cerca e piano piano si avvicina
Dopo poco il fratello, un po' più coraggioso, si fa avanti e mi chiede di fare un gioco con le mani. Così dopo pochi secondi mi trovo vicino i 2 fratelli, che con un dolce sorriso provano ad insegnarmi un gioco.
Un po' con uno e un po' con l'altro...
Ogni tanto sbaglio, e loro ridono, ridono.
Lasciano andare via tutta quella timidezza trattenuta fino a quel momento per regalarmi risate sincere.

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Cara tendina,
Sento il bisogno di scriverti questa lettera per ringraziarti...
Fin dal primo giorno del mio arrivo qui sei stata una compagna amica e speciale.
Qualche materasso, un piccolo tavolino bianco, uno scaffale pieno di libri interessanti e una piccolissima cucina ti caratterizzano.
La cosa che però ti rende unica è che sai dare accoglienza a volontari come me.
Arriviamo un po' spaesati e con differenti aspettative e tu, poco alla volta, riesci ad accompagnarci in questa esperienza.
Da te si impara a dare valore giorno dopo giorno alla sobrietà, al vivere con umiltà e semplicità, a condividere il tuo piccolo spazio in ogni momento della giornata.

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Balla la sposa sotto un cielo illuminato dalle stelle.
Balla la sposa al ritmo della musica del cuore.
Balla sposa per dimenticare sofferenze e angosce in un Paese non tuo.
Balla sposa per dimostrare al mondo di essere viva.
Ballano le fiamme sotto un cielo illuminato dalle stelle.
Ballano le fiamme al ritmo dell'odio.
Ballano le fiamme distruggendo le poche certezze della vita.
Ballano le fiamme portando sofferenze e dolore.
Ballate fiamme ma vi prego lasciate vive le persone.
Ballano le fiamme in un campo distrutto.
Ballano le fiamme al ritmo del silenzio.
Ballano le fiamme nella più totale indifferenza.

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