Vivendo in un campo profughi mi viene davvero da credere nella fratellanza umana.
Nella sorte, nella vita e nella sofferenza che ci accomuna e che annulla ogni distanza.
Nella forza dell'amore che sconfigge l'odio, il razzismo, l'ipocrisia e la finzione.
Mi chiedo quando è iniziato tutto questo, quando abbiamo iniziato a non fidarci più l'uno dell'altro, a considerarci nemici.
Da quando non riusciamo più a godere della pace che infondono amicizia e amore.
Da quanto tempo i nostri occhi sono velati.

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Suona il telefono, si illumina vibrando, so già che messaggio contiene e mi viene una sensazione di nausea mista a stanchezza. Sono le dieci di sera, non posso rispondere e dare filo alla comunicazione anche a quest’ora, o non esisteranno più limiti, ne spazi personali.

Suona di nuovo, stavolta insistentemente, è una chiamata in arrivo, prefisso +961, un numero registrato in Libano, nome in caratteri arabi: Ritaj. Sicuro è Siriano, ci potrei giurare, un’altra persona che chiede di poter venire in Italia attraverso i corridoi umanitari, l’ennesima, a fronte di pochi visti a disposizione.

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Camminando per i quartieri distrutti di Homs, porti dentro una curiosità quasi morbosa su ciò che ci circonda.
Si vorrebbe capire, toccare con mano le rovine, divorare con lo sguardo, dopo anni passati a sentire racconti e a guardare foto e mappe nei campi profughi del Libano.
Poi a Homs ci si arriva per davvero, la seconda volta nel giro di un anno, a percorrere queste terre.
Il vuoto che c’è intorno però non parla, ti risucchia in un vortice dove non esiste senso, e i pensieri e i panorami sono tutti uguali.
Ti aspetti di provare qualcosa di particolare, e cammini, e fai foto in queste zone dimenticate dal mondo e devastate dalla violenza, e vai sempre più avanti, tra pozzanghere e civili in cerca di legna da rubacchiare per bruciare e riscaldarsi.
Cerchi qualcosa e non lo trovi, e ti chiedi perché.

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Il prossimo 8 febbraio si terrà a Bologna la seconda Assemblea per la Proposta di Pace “Noi Siriani”.

La situazione si fa sempre più faticosa soprattutto per gli attivisti dei Diritti Umani ed è per questo che urge mettersi al lavoro per definire le prospettive future delle Proposta di Pace, in modo che possa diventare una soluzione sempre più concreta per creare un cambiamento all'interno di questo meccanismo di morte in cui i profughi siriani sono intrappolati.

Vi chiediamo quindi di non essere soltanto i firmatari della Proposta, ma di aiutarci a delineare insieme quello che può essere il futuro e la costruzione di una risposta alternativa a questo dramma che è la guerra.

Per Maggiori Informazioni: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

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