SITUAZIONE ATTUALE

Il mese di dicembre si è aperto con un aumento della tensione nei Territori Occupati Palestinesi: prima l’uccisione di un giovane palestinese a Tulkarem, area di Nablus; poi l’omicidio di due soldati israeliani a cui sono seguite altre 4 vittime palestinesi (sospettate di aver tolto la vita ai due soldati) e la chiusura da parte dell’esercito israeliano degli accessi di entrata per le grandi città di Ramallah e Nablus.
Sul piano politico e internazionale quattro eventi sono stati significativi: il 15 dicembre Scott Morrison, primo Ministro australiano ha annunciato che il suo Governo prenderà in seria considerazione il trasferimento dell’ambasciata australiana da Tel Aviv a Gerusalemme.
Anche a seguito della rinuncia di Lieberman alla carica di Ministro della Difesa, il 24 dicembre il capo della coalizione governativa israeliana ha deciso di sciogliere la Knesset (Parlamento) e tenere elezioni anticipate il 9 aprile, cioè sette mesi prima dalla data prevista.

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CONDIVISIONE, LAVORO E NOVITA' SUI VOLONTARI

Dopo la sosta di riorganizzazione, Operazione Colomba in Palestina riapre i battenti con una modalità nuova: provare ad essere presente “non solo” nel sud della Cisgiordania, ma anche in altre aree, ascoltando e tentando di rispondere alle necessità di protezione delle persone.
Un piccolo gruppo di volontari quindi è partito all'inizio del mese per "preparare il terreno": in una affollata riunione è stata condivisa la nuova presenza con tutte le persone delle colline a sud di Hebron e attivisti israeliani.
Tutti hanno chiesto ovviamente di non lasciare completamente l'area perché risulta fondamentale l'esperienza dei volontari di Operazione Colomba in loco ma, consci della loro forza di una ventennale resistenza popolare nonviolenta, nessuno ha obiettato sull'esigenza di mettere quella stessa esperienza a servizio di chi è ancora più vulnerabile.

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SITUAZIONE ATTUALE

La situazione a Gaza non accenna a migliorare: l’esercito israeliano ha continuato a usare la forza contro i civili palestinesi che partecipano a manifestazioni pacifiche lungo la zona orientale e settentrionale. Il 28 settembre sette Palestinesi (tra cui due bambini) sono stati uccisi dai cecchini israeliani; il numero più alto dal 14 maggio 2018, quando in un solo giorno sono stati uccisi 42 Palestinesi.
Nel mese di settembre in Cisgiordania l’attenzione è ruotata intorno al villaggio beduino di Khan al Ahmar, Gerusalemme est. Khan al Ahmar è uno dei 45 villaggi sotto costante minaccia di demolizione a favore di un progetto di insediamento israeliano, che mira a collegare la colonia di Ma’al Adumin e Kfar Adumin. L’obiettivo del progetto è quello di completare una mezzaluna di colonie attorno a Gerusalemme Est, dividendo ulteriormente la Cisgiordania in due.

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SITUAZIONE ATTUALE

Il mese di Agosto ha visto alcune manifestazioni di protesta a Tel Aviv: il giorno 4 da parte della comunità israeliana dei drusi ed il giorno 11 da parte della minoranza araba d’Israele.
Entrambe hanno protestato contro la nuova legge approvata da Israele, che dichiara il Paese Stato nazionale del popolo ebraico.
La situazione a Gaza invece non accenna a migliorare: alcuni palestinesi sono stati uccisi i primi del mese dalle forze armate israeliane, le quali, in seguito all’eliminazione di altri due manifestanti, il giorno 19, hanno chiuso il valico di Erez, ovvero l’unico passaggio di accesso alla Striscia.
La chiusura della frontiera si è verificata nonostante i tentativi da parte dell’Egitto e dei funzionari delle Nazioni Unite di raggiungere una tregua a lungo termine tra Israele e Hamas.

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