La Giddi
vola verso i novanta ma dorme ancora
in terrazza e appena si sveglia
agguanta acqua e ramazza e spazza
stando seduta, l’occupazione non l’ha avuta
vinta con questa donna di pietra
che non arretra di fronte al colono
o al soldato, il suo è stato un passato
che si è tutto mantenuto fino al presente
lei insieme alla sua gente ha resistito
con la dignità di chi non sottostà
a violenze e ad aggressioni

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Cullato dalla fresca e quieta atmosfera notturna, mi godo la luce magica della Luna piena, che accompagna i nostri cuori e le nostre speranze rendendo l’atmosfera ancor più affascinante e suggestiva.
Tutti insieme, ci accingiamo a dormire sdraiati sul tetto della nostra piccola casa: chi legge, chi scrive due righe per non dimenticare questi momenti di condivisione, veniamo avvolti dalla spensieratezza e dalla gioia di questa sera di festa.
Si respira, è nell’aria la voglia di non mollare e continuare a lottare uniti una volta per tutti, nonostante i rischi e gli imprevisti.
Ripenso alla serata appena trascorsa a Susya, dove N., palestinese, e G., israeliano, hanno voluto celebrare la chiusura delle loro ingiuste vicende legali, uniti, comunità palestinese e comunità israeliana accomunate dalla voglia di non piegarsi, di alzare la testa, essendo consapevoli di quanto ciò possa essere rischioso e possa intaccare la tranquillità delle loro vite.

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"Due bulldozers, in direzione di Jinba".
In macchina, si va.
È il caos. Figure che corrono, urla, strattoni, spinte.
"Riprendi".
"Ma cosa fanno?".
Altre voci, distanti. Una donna, piange, disperata, inconsolabile.
"Andiamo".
Ti spingono, tutti si girano, di corsa di nuovo, stanno picchiando un ragazzo. Lo portano via, camionetta, lo sportello si chiude. "Dobbiamo fermarli, non possono".
Un altro cordone, spingono. Indietreggiamo.
Zzzz, è il drone, sopra di noi. Ci riprende, scende, ci viene di fronte, vicino. Ci segue.
Rumori di lamiera che va in frantumi, di acqua che scroscia.

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