SITUAZIONE ATTUALE

Mercoledì 4 marzo il relatore speciali per i Diritti Umani dell’ONU ha presentato a Ginevra il documento riguardante i Difensori dei Diritti Umani in Colombia. Secondo Michel Forst la situazione in varie regioni del Paese è critica e constata il rischio che vivono i leader di fronte agli interessi di gruppi criminali, gruppi armati illegali e agli interessi di attori statali e delle imprese, in un contesto nel quale l’alto indice di impunità converte la Colombia nel Paese con maggior numero di persone assassinate in America Latina (link).
E’ invece esplosa la situazione nelle carceri colombiane dove le persone private della libertà hanno intrapreso una protesta per richiedere misure di attenzione e prevenzione al fine di evitare un contagio massivo da coronavirus. Secondo El Espectador, 23 sono state le persone che hanno perso la vita nelle diverse carceri di Bogotà dopo che gli agenti dell’Inpec hanno iniziato a sparare in maniera indiscriminata a partecipanti (e non) alla protesta.

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SITUAZIONE ATTUALE

Un mese intenso e drammatico questo febbraio 2020.
La guerriglia dell’ELN dal 14 al 17 febbraio ha imposto il “paro armado” in varie regioni del Paese.
Una nuova emergenza è stata poi vissuta nel municipio di Ituango tra la notte di domenica 23 febbraio e le prime ore del giorno successivo dove 863 persone, 312 famiglie circa, sono state costrette a sfollare in maniera forzata dalle zone rurali verso il centro urbano della cittadina a causa della presenza di vari attori armati nell’area come le Autofensas Gaitanistas de Colombia (AGC), la dissidenza del fronte 36 e del fronte 18 delle FARC e la pressione che stanno esercitando nei confronti della popolazione civile.
A fine mese è stato presentato dall’ufficio dell’Alto commissario dell’ONU per i Diritti Umani in Colombia, il nuovo documento annuale per quanto riguarda la situazione dei Diritti Umani nel Paese: decine di massacri, oltre 100 leader sociali e difensori/e dei Diritti Umani assassinati/e, abuso della forza pubblica nelle proteste, mancanza di presenza dello Stato nelle aree rurali, aumento degli omicidi per quanto riguarda la popolazione indigena sono alcuni dei punti che preoccupano maggiormente.

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SITUAZIONE ATTUALE

E’ del 15 gennaio l’ultimo comunicato stampa del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite sulla Colombia. Nonostante aver sottolineato alcuni sviluppi positivi in tema di implementazione dell’Accordo di Pace, il Consiglio ha però espresso profonda preoccupazione sulle gravi condizioni di sicurezza in varie regioni della Colombia e le continue minacce, attacchi e assassinii contro leader comunitari e sociali incluso comunità indigene, afrocolombiane ed ex membri delle FARC-EP. Secondo Indepaz infatti, nei primi 27 giorni dell’anno sono stati assassinati 27 leader sociali e 4 ex combattenti firmanti l’Accordo di Pace. A metà mese la Colombia è stata scossa da uno scandalo di spionaggio in cui sarebbe coinvolto l’esercito. Secondo un reportage realizzato dalla rivista Semana, le intercettazioni illegali avrebbero raggiunto magistrati, giornalisti, deputati dell’opposizione.

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SITUAZIONE ATTUALE

Le proteste sociali del popolo colombiano, che richiede giustizia e libertà, sono continuate anche il mese di dicembre fortunatamente senza violenza anche se, da diverse organizzazioni per la difesa dei Diritti Umani, continuano le denunce all’operato dell’Esmad (lo squadrone antisommossa).
Tra le righe di un articolo dell’Osservatorio Diritti si legge: “La grande differenza tra la Colombia e gli altri Paesi dove operano unità di controllo antisommossa simili all’Esmad, è la serie di lunghi conflitti interni tra lo Stato, i gruppi guerriglieri e i narcotrafficanti. La Colombia è un Paese che è stato in guerra civile per più di cinque decenni e l’azione delle sue forze dell’ordine parte dall’idea che nel Paese esista un “nemico interno” da eliminare. Secondo il Movimento Nacional de victimas del Estado (Movice), l’unità di controllo antisommossa della polizia si è convertita in uno strumento di repressione”.

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SITUAZIONE ATTUALE

La prima settimana di novembre il Ministro della Difesa Guillermo Botero è stato costretto alle dimissioni a causa del terribile attacco dell’esercito ad un accampamento nel Caquetà dove probabilmente si trovava alias Chuco, un capo della dissidenza delle FARC. Nonostante infatti la forza pubblica fosse stata avvisata della presenza di minori nell’accampamento, l’esercito ha bombardato l’area uccidendo una bambina di 12 anni e altri 7 minori.
Durante tutto il mese, purtroppo, è continuata anche l’ondata di violenza contro la popolazione che è scesa in piazza per reclamare diritti e giustizia, come sta avvenendo ormai in diversi Paesi dell’America Latina. Anche in Colombia dal 21 novembre sono iniziate varie manifestazioni che hanno visto uniti uomini e donne, giovani e meno giovani accomunati dal desiderio di chiedere il rispetto dei diritti fondamentali, dalla salute all’educazione, dal rispetto di genere al diritto al lavoro. A queste voci si sono unite quelle dei leader sociali, indigeni, afrodiscendenti, contadini, perché il Governo offra maggiori garanzie per la loro sicurezza in difesa della terra e dell’ambiente.

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