SITUAZIONE ATTUALE

A distanza di più di un mese dalla scomparsa di Mario Paciolla, impegnato con la Missione di Verifica delle Nazioni Unite a San Vicente del Caguán, si fanno sempre più inquietanti le notizie ed i particolari sulla sua morte, tanto che la Procura di Roma ha chiesto una seconda autopsia affidata allo stesso medico legale che ha seguito i casi di Cucchi e Regeni. Sembrano molte le domande e le responsabilità a carico di alcuni funzionari delle Nazioni Unite come rivelato da una inchiesta di Repubblica, mentre continua da parte della società civile la richiesta che sia fatta giustizia e verità sulla morte del giovane napoletano.
Nel mese di agosto è proseguita in Colombia la scia impressionante di violenza che ha lasciato sconvolta la società colombiana e la comunità internazionale. Tre massacri che hanno visto come vittime 8 giovani studenti tra cui alcuni universitari di età compresa dai 17 ai 26 anni a Samaniego, nel sud-est del Paese, per mano di gruppi neo-paramilitari; 5 minori tra i 13 e i 17 anni uccisi a Llano Verde a Cali per aver preso senza permesso della canna da zucchero; a questi si aggiungono 6 persone uccise nel El Tambo nella regione del Cauca ad opera della nuova Marquetalia, il gruppo armato ricostituitosi tra i dissidenti delle FARC.

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SITUAZIONE ATTUALE

Non poteva aprirsi in modo più tragico e triste il report sulla Colombia del mese di luglio dopo la notizia della morte del giovane napoletano Mario Paciolla. A soli 33 anni è stato ritrovato senza vita nel suo appartamento a San Vicente del Caguán nel Caquetá in Colombia, dove lavorava come collaboratore alla Missione di Verifica delle Nazioni Unite in un’area complessa e difficile. Le cause della sua morte sono ancora da accertare. il Governo italiano si è impegnato a fare luce sulla vicenda come hanno ribadito il Ministro degli Affari Esteri Di Maio, il Presidente della Camera dei deputati Roberto Fico, il senatore Sandro Ruotolo promotore di una interrogazione parlamentare e il sindaco di Napoli De Magistris presenti alla commemorazione pubblica organizzata dall’associazione “Giustizia per Mario” la sera del 30 luglio nella città partenopea.

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SITUAZIONE ATTUALE

La prima settimana di giugno, con una lettera indirizzata al Presidente della Colombia Ivan Duque, diversi parlamentari europei hanno richiamato l’attenzione del Governo colombiano ad una assunzione di responsabilità nei confronti del grave caso di spionaggio dell’Esercito Nazionale nei confronti di numerosi leader sociali, giornalisti, giudici e non solo, che rimarca la situazione di estrema vulnerabilità in cui operano tutti coloro che cercano di svolgere un lavoro di ricostruzione del tessuto sociale a partire dalla giustizia e riparazione delle tante ferite che ha lasciato il conflitto prima dell’Accordo del 2016 con le FARC, conflitto però che a tutti gli effetti appare aver trovato una nuova forma d’essere e continua tra vecchie e nuovi attori armati a generare sfollamento, morti selettive e massacri.

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SITUAZIONE ATTUALE

Neppure in questo mese sono giunte dai Paesi dell’America Latina buone notizie né sul fronte della pandemia né su quello della violenza contro i leader sociali. In molte parti del Paese colombiano la popolazione è alla fame soprattutto laddove, già prima del Covid-19, la situazione alimentare era precaria, come nella regione della Guajira dove la scarsità d’acqua e il pericolo di un aumento del contagio dovuto al passaggio di migliaia di migranti venezuelani di ritorno da vari Paesi dell’America Latina, rendono la situazione esplosiva.
La notizia che più ha dato scandalo nel mondo è stata però la diffusione delle prove che dimostrano come l’esercito colombiano abbia perseguito illegalmente almeno 130 persone tra giornalisti (tra cui alcuni degli Stati Uniti), politici, difensori/e dei Diritti Umani, sindacalisti, magistrati e varie ONG, trafugando loro, attraverso strumenti informatici, numeri di telefono, indirizzi mail, indirizzi di domicilio di familiari ed amici e numerose altre informazioni private e lavorative per elaborare documenti di spionaggio militare.

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SITUAZIONE ATTUALE

Anche in Colombia, come nei restanti Paesi dell’America Latina, l’epidemia del Covid-19 sta esacerbando una situazione sanitaria e sociale che era già critica ancor prima della pandemia.
Hanno fatto il giro del mondo le foto dei drappi rossi appesi fuori dalle finestre di migliaia di famiglie colombiane giunte a non avere più cibo a causa della quarantena proprio perché la loro forma di sostentamento consiste nel lavoro giornaliero.
Nei quartieri come Ciudad Bolivar nel sud della capitale Bogotà, nel municipio di Soacha ma anche nelle città di Cali e Medellin, la gente è scesa in piazza per protestare ed in alcuni casi ha saccheggiato negozi e camion che trasportavano cibo perché gli aiuti promessi dal governo non sono mai arrivati alle loro famiglie.

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