Operazione Colomba sostiene il cammino che la Comunità Papa Giovanni XXIII sta facendo in Cile al fianco del popolo Mapuche.
Il 4 maggio scorso alcuni detenuti Mapuche hanno iniziato uno sciopero della fame per protestare contro le condizioni carcerarie. Di seguito un aggiornamento da semprenews.it su questa forma di lotta che in questi giorni sta avendo un epilogo violento.


www.semprenews.it/news/Popoli-indigeni-in-Cile-un-ascolto-negato.html

 

 

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Mario Paciolla era un giovane che conoscevamo perché impegnato sino al 2018 con Peace Brigades International e successivamente con la missione di verifica delle Nazioni Unite nel Caquetà, in Colombia.
Mercoledì 15 luglio è stato trovato morto nel suo appartamento in circostanze sospette anche se in un primo momento è stato dichiarato che si trattasse di suicidio.
Mario aveva un biglietto di rientro per Napoli il 20 luglio e da più di una settimana continuava a riferire alla madre che c'era qualcosa che lo preoccupava molto.
Aveva paura e per questo voleva rientrare in Italia.
Era un ragazzo impegnato, amato e amante della verità e della giustizia.
Qualunque cosa sia accaduta vogliamo una indagine indipendente, per questo invitiamo ad aderire alla richiesta di accertamento della verità promosso dalla Rete Accademica Europea per la Pace in Colombia (Europaz): www.europaz.org/verita-per-mario-paciolla


La storia di Eduar Lanchero ha marcato profondamente il cammino della Comunità di Pace di San Josè di Apartadò, ma anche la coscienza dei tanti che lo hanno conosciuto, io compresa.

Dai racconti di chi ha condiviso con lui all’interno della Commissione di Giustizia e Pace i lunghi anni di ascolto delle denunce di migliaia di vittime del conflitto, Eduard appare un giovane molto taciturno, riflessivo; il silenzio, dicono i suoi compagni, era quasi una disciplina quotidiana. Ma dentro di lui quello spazio fisico ed interiore in cui raccoglieva le storie di tante crudeltà ed il dolore di innumerevoli sfollati diveniva sempre più stretto. Si era laureato in teologia e filosofia pagandosi gli studi vendendo lungo le strade di Bogotà i tamales (massa di mais con riso e pollo avvolti in foglie di banano o agave) che sua madre Isabel lo aiutava a preparare.

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Alcuni giorni fa ho parlato con A., una bimba di 6 anni della Comunità di Pace.
La madre mi aveva avvisata: A. vuole raccontarti cosa sta facendo, come sta, le piccole e grandi conquiste dei bambini/e della sua età.
Ora A. parla molto bene per cui capirsi è semplice.  
Tempo addietro il dialogo sarebbe stato un po' più complesso.
Così inizia il suo racconto parlandomi della scuola, dell’arrivo della stagione delle piogge, della famiglia, della cavalla, del mulo, della mula.
Mi fa vedere quanto è cresciuta (sta segnando sulla parte in legno della casa la sua altezza) e la mamma, lì con lei, mi fa notare che anche il suo caratterino ha iniziato a crescere.
Sorridiamo entrambe.
Poi inizia a parlare di piante, fiori, delle coltivazioni sui campi, la yuca, il ñampi (un tubero simile alla yuca), il riso, il platano, le banane, i fagioli, le piante da frutto: papaya, ananas, cocco.

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Tutti noi stiamo vivendo questo momento di quarantena con preoccupazione per le nostre famiglie e per il nostro futuro in ambito lavorativo e sociale.
Molti sono stati toccati direttamente dal lutto che ha portato via le persone amate, spesso senza un saluto, senza un abbraccio.
E’ molto duro sentire sulla propria pelle il dolore e l’impotenza di quando ci vengono strappate la dignità, gli affetti, le sicurezze economiche; abbiamo sentito vicinanza, empatia, eroismo perché a tutti era toccata la stessa sorte, o come ha detto Papa Francesco, ci siamo trovati nel mezzo della tempesta tutti sulla stessa barca.
Ma ben sappiamo che anche qui nel nostro Paese le barche non sono tutte uguali, c’è chi usa una zattera per attraversare questo momento, ed è per questo che chi ha potuto si è attivato cercando di andare incontro a chi sta vivendo oggi con maggior difficoltà questa situazione di quarantena.

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