
Una chiamata e via alla corsa.
Tu corri e continua a farlo finché una voce non ti dice: “basta, siamo arrivati”.
È iniziata così la mia giornata, nel villaggio di At-Tuwani, nelle colline a sud di Hebron.
Fuori fa tanto caldo, c’è un sole che spacca le pietre, quando all’improvviso squilla il teamphone ed io e A. siamo tenuti a correre verso Ar-Rakeez, un altro villaggio distante dal nostro circa venti minuti a piedi, per la presenza dell’esercito israeliano.
In realtà, faccio un po’ di fatica ad arrivare, centrando piede dopo piede il pezzo di terra giusto per non cadere ma, soprattutto, avvertendo per tutto il tempo un dolore al fianco lancinante.
Eppure, non demordo e corro, devo correre: vedo A. più avanti di me, io continuo ad avere difficoltà ma gli urlo: “tu corri, io ti sto dietro ma arrivo”.
E così è stato.