Erano giorni che assistevamo a ciò che stava accadendo a Gaza, ma stare a Gerusalemme o ad At-Tuwani (villaggio in cui viviamo ed operiamo, a sud di Hebron) era come stare in Italia: i mezzi di informazione non ne parlavano, non arrivavano notizie, si sapeva pochissimo… eppure Gerusalemme non è in un altro continente, è a meno di 50km! Volevamo avvicinarci, raccogliere informazioni più dettagliate ed incontrare le persone. Sapevamo, come tutti, che il motivo ufficiale per il quale il governo Olmert ha deciso di tenere sotto assedio Gaza uccidendo decine, ormai centinaia di persone (tra cui moltissimi bambini o ragazzini) era, ed è tutt'ora, il lancio di razzi dalla Striscia di Gaza in territorio israeliano. Volevamo andare a vedere. L'attacco di massa, poi, era arrivato dopo la pubblicazione da parte di Haaretz (giornale quotidiano israeliano) di un sondaggio che riporta che il 65% dei cittadini israeliani è disponibile ad aprire un dialogo con Hamas. Quindi volevamo andare a sentire la gente per capire cosa stava accadendo.
Postmoderno israeliano, sveglia, pecore, jeep, latte caldo di capra
Diario dalla Palestina
1 febbraio 2008 ore 17.10
In Israele spadroneggia il postmoderno. Le colline che circondano Gerusalemme sono sovrastate da blocchi di cemento o pietra disposti in modi orridi, pluricondomini dalle forme anti-estetiche, disposte come se un bambino si fosse divertito ad accatastare mega-lego secondo una sua logica segreta, assolutamente senza senso per il resto del mondo. Quando sono stati costruiti questi edifici? Chi ha approvato i progetti? Perché questi inguardabili cosi spuntano come funghi ovunque? Dove?
Diario da Tuwani
Palestina
29 dic 2007 h. 16.15
Due colline sassose e polverose, qualche sprazzo di verde, si guardano. Spuntano qua e là case in cemento, parallelepipedi grigi, pochi bianchi e uno rosa. I panni stesi sono le uniche macchie un po’ colorate, alcuni tessuti davvero sgargianti. L’aria è tersa, ma si riempie di polvere quando cammini. Tanti muretti di pietre grosse delimitano piccoli campi, i tentativi di coltivarli si scontrano con sassi e terreno quasi arido. Il silenzio è rurale: grida di bimbi che giocano, ragli di asini, cani che abbaiano (guarda caso di notte intensificano gli ululati) e macchine (poche) dall’aspetto scalcinato e il motore lamentoso. A fondo valle la strada R317, riservata agli israeliani: macchine lucide e potenti che sfrecciano.
Training nonviolento a Tuwani
Tuwani, 14 ottobre 2007
Si è svolto a Tuwani domenica 14 ottobre 2007 il sesto ed ultimo degli incontri sulla nonviolenza e riconciliazione, finanziati dal fondo Partnership for Peace dell’Unione Europea,.
Gli ospiti della giornata erano Peter Hammerle e sua moglie Garlinde, entrambi austriaci. Due persone molto semplici ed umili, hanno voluto conoscere i villaggi, le persone, i problemi e le potenzialità della zona, prima di mettersi in cattedra e parlare di nonviolenza.
Appello per salvare la comunità palestinese di Susiya
Il 6 giugno 2007 si è tenuta l’ultima udienza alla Corte suprema israeliana sull’appello dei residenti palestinesi di Susiya ed ora si è in attesa della sentenza definitiva.
Susiya è una comunità palestinese nella parte meridionale della Cisgiordania. L’appello, presentato alla Corte nel 2001 (numero 7530/01), chiedeva di fermare la distruzione sistematica delle case palestinesi.
Gli abitanti di Susiya oggi sono estremamente preoccupati. La preoccupazione è legata al fatto che la Corte sembra aver accettato le argomentazioni del governo israeliano che definisce i residenti di Susiya occupanti abusivi, anche se proprietari legali della terra.
Evacuati ripetutamente dall’esercito israeliano, gli abitanti di Susiya sono sempre ritornati ricostruendo senza “permesso” le loro case, che nel frattempo erano state demolite.
Scarica e diffondi, firma la petizione e clicca qui per saperne di più