Palestina

29 dic 2007 h. 16.15

Due colline sassose e polverose, qualche sprazzo di verde, si guardano. Spuntano qua e là case in cemento, parallelepipedi grigi, pochi bianchi e uno rosa. I panni stesi sono le uniche macchie un po’ colorate, alcuni tessuti davvero sgargianti. L’aria è tersa, ma si riempie di polvere quando cammini. Tanti muretti di pietre grosse delimitano piccoli campi, i tentativi di coltivarli si scontrano con sassi e terreno quasi arido. Il silenzio è rurale: grida di bimbi che giocano, ragli di asini, cani che abbaiano (guarda caso di notte intensificano gli ululati) e macchine (poche) dall’aspetto scalcinato e il motore lamentoso. A fondo valle la strada R317, riservata agli israeliani: macchine lucide e potenti che sfrecciano.

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Tuwani, 14 ottobre 2007

Si è svolto a Tuwani domenica 14 ottobre 2007 il sesto ed ultimo degli incontri sulla nonviolenza e riconciliazione, finanziati dal fondo Partnership for Peace dell’Unione Europea,.

Gli ospiti della giornata erano Peter Hammerle e sua moglie Garlinde, entrambi austriaci. Due persone molto semplici ed umili, hanno voluto conoscere i villaggi, le persone, i problemi e le potenzialità della zona, prima di mettersi in cattedra e parlare di nonviolenza.

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 Il 6 giugno 2007 si è tenuta l’ultima udienza alla Corte suprema israeliana sull’appello dei residenti palestinesi di Susiya ed ora si è in attesa della sentenza definitiva.

Susiya è una comunità palestinese nella parte meridionale della Cisgiordania. L’appello, presentato alla Corte nel 2001 (numero 7530/01), chiedeva di fermare la distruzione sistematica delle case palestinesi.

Gli abitanti di Susiya oggi sono estremamente preoccupati. La preoccupazione è legata al fatto che la Corte sembra aver accettato le argomentazioni del governo israeliano che definisce i residenti di Susiya occupanti abusivi, anche se proprietari legali della terra.

Evacuati ripetutamente dall’esercito israeliano, gli abitanti di Susiya sono sempre ritornati ricostruendo senza “permesso” le loro case, che nel frattempo erano state demolite.

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Palestina

Palestina cara Palestina.
Posso solo immaginare quali notizie vi arrivino in Italia, sul conflitto quaggiù. Che figura stiano facendo i palestinesi: non solo sono terroristi, non solo ricevono un sacco di aiuti umanitari, ma si mettono pure a spararsi addosso... come se la situazione non fosse già grave. Forse questi arabi non sono proprio capaci di creare una democrazia decente, conoscono solo il linguaggio della corruzione e della forza.
Cosa vediamo noi? Ecco, vediamo due popoli vittime della propaganda.

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Palestina

Fermo ad un posto di blocco volante all’ingresso del villaggio di Tuwani, l’altra sera, mentre l’aria fresca e umida mi penetrava i vestiti raggiungendo la pelle, facendomi tremare un poco e mentre una leggera ma costante brezza mi avvolgeva portandomi un profumo di campagna, la mia mente ha fatto uno strano collegamento portandomi via di lì con il pensiero e facendomi ricordare in modo forte la festa dei popoli di Cassano d’Adda, non so perché, ed altre feste popolari di inizio estate, dove lo stesso fresco e profumo di campagna umida si accompagnava a buona musica e pessima birra in serate spensierate con gli amici.

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