Situazione attuale

Nonostante l’impatto positivo dell’insediamento del nuovo Governo di Petro rispetto alle aspettative di un cambiamento alla radice sulle questioni più scottanti del Paese, in molte aree la violenza continua a mietere vittime e a generare sfollamenti forzati. L’impegno per il raggiungimento dell’uguaglianza sociale, i temi ambientali strettamente legati alle attività delle imprese minerarie e agroalimentari, la riforma tributaria sono tutti aspetti posti al centro dell’agenda politica, in un contesto che rimane tuttavia ancora fortemente complesso. Come descritto nel comunicato della Corporacion Juridica Libertad, diverse organizzazioni per i Diritti Umani e per la Pace hanno espresso la loro profonda preoccupazione in relazione agli ultimi scontri armati avvenuti soprattutto tra l’esercito regolare, l’ELN e la dissidenza delle FARC-EP. Questi combattimenti hanno generato una vera e propria crisi umanitaria, provocando la violazione del Diritto Internazionale Umanitario con gravi rischi per la popolazione civile, usata come scudo in mezzo agli scontri.
Durante la presentazione del libro ¿Del paramilitarismo al paramilitarismo? Radiografías de una paz violenta en Colombia, il sacerdote gesuita Javier Giraldo ha sottolineato come “le regioni in cui è stata fatta l’investigazione, evidenziano che c’è un ri–accomodamento o un certo rinnovamento del paramilitarismo”. La ricerca, svolta dall’Ufficio della Regione Andina della Fondazione Rosa Luxemburg di Berlino (FRL) e dall’Istituto Colombiano-Tedesco per la Pace (CAPAZ), non solo racconta la complessità del fenomeno del “paramilitarismo”, ma evidenzia anche le difficoltà incontrate nel condurre l’indagine, tanto che uno dei ricercatori ha dovuto lasciare il Paese, a causa delle minacce ricevute.
Attraverso un comunicato pubblico, anche la Comunità di Pace continua a denunciare la difficile situazione che i suoi membri e la popolazione rurale locale vivono nel territorio, a causa della presenza di gruppi armati illegali e delle minacce subite. Tra gli ultimi avvenimenti, il grave omicidio di un giovane contadino, avvenuto nel tardo pomeriggio del 23 settembre a poca distanza dalla stazione di Polizia di San José che è intervenuta solo il giorno successivo per recuperare il corpo della vittima.
Una notizia positiva è arrivata, invece, con la nomina di Gloria Cuartas a Direttrice dell’Unità per l’Implementazione dell’Accordo di Pace. In passato, Gloria Cuartas è stata sindaco di Apartadó dal 1995 al 1997 ed è considerata una donna di coraggio e spessore, ampiamente riconosciuta come difensore dei Diritti Umani.

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Situazione attuale

Il 7 agosto Gustavo Petro Urrego ha iniziato ufficialmente il suo mandato come Presidente della Repubblica di Colombia insieme a Francia Márquez, Vicepresidente. Con la coalizione “Pacto Histórico” sono riusciti a portare, per la prima volta nella storia, una politica di orientamento totalmente distinto da quello vissuto per secoli in Colombia.
Nei giorni precedenti al suo insediamento, Petro ha aperto le porte ai diversi ministeri nominando i nuovi protagonisti politici destinati a scrivere questa nuova pagina di storia politica colombiana. Tra i tanti nomi quello del ministro della difesa, Ivan Velasquez Gomez, riconosciuto avvocato che ha avuto il ruolo di giudice durante i lavori del Tribunale Permanente dei Popoli a Medellin lo scorso marzo 2021. Rangel Giovani Yule è stato invece nominato come direttore dell’Agenzia Nazionale di Terra: sociologo, psicologo, politico e leader indigeno del Cauca. A Danilo Rueda, riconosciuto difensore dei Diritti Umani e per anni direttore della Commissione Interecclesiale di Giustizia e Pace, accompagnata a suo tempo anche da Operazione Colomba, è spettato l’incarico come Alto Commissario per la pace. Una sfida, quella di Petro, che promette di arrivare alla “Paz Total” (Pace Totale). Come ribadito anche da Rueda durante il viaggio a Cuba per riprendere i contatti con la delegazione dell’ELN incarica di sedersi al tavolo delle trattative, il governo si vuole impegnare a realizzare e rispettare l’Accordo di Pace siglato nel 2016 con le FARC-EP e riaprire il dialogo con la guerriglia dell’ELN.
Ma molte di più sono le scommesse del nuovo governo rispetto all’ambiente, alla questione dell’estrazione mineraria, all’educazione, alla politica antidroga ecc. Questa prospettiva di apertura al dialogo ha avuto anche come immediata conseguenza la disponibilità di altri gruppi armati illegali, come ad esempio il Clan del Golfo, di cessare le ostilità ed entrare in dialogo con il governo.
Naturalmente siamo ancora agli inizi di questo cammino di “Paz Total” e, da come si può leggere nell’ultimo comunicato della Comunità di Pace pubblicato il 25 agosto, nella zona continuano ad essere presenti uomini armati legati alle AGC che mantengono il controllo territoriale attraverso estorsioni e minacce.
Anche i massacri non sono cessati, come quello accaduto il 23 agosto, nella regione del Putumayo, la cui responsabilità ricade, probabilmente, al gruppo armato illegale “Comandos de Frontera Bolivariano CDF-EB”, che ha provocato sei vittime.

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Situazione attuale

Nel mese di luglio è continuata, in varie parti del Paese e del mondo, la presentazione del rapporto finale della Commissione della Verità. Un evento storico dove il Paese si è trovato di fronte alla cruda realtà di 60 anni di conflitto con la popolazione spesso abbandonata e bersaglio di infinite violazioni. Nei giorni precedenti alla presentazione del Rapporto della Commissione della Verità è stato proiettato un documentario, prodotto sempre dalla Commissione stessa, intitolato “Despojo y memoria de la tierra. El caso de Urabà” (spoliazione e memoria della terra. Il caso di Urabà) dove viene messa in luce la complicità tra i gruppi paramilitari e le grandi imprese transnazionali e nazionali, prime fra tutte Chiquita Brands, leader nella commercializzazione delle banane. Una esigenza sempre più grande e profonda quella di una pace sociale vera, soprattutto in questo momento in cui ci sono stati numerosi attacchi del gruppo illegale autonominato AGC, soprattutto in Antioquia che hanno lasciato diverse vittime tra la forza pubblica e non solo.

Come descritto nel comunicato pubblico della Comunità di Pace del 27 luglio, anche nel Municipio di Apartadò si è notata la presenza di vari uomini delle AGC e c’è stato uno scontro a fuoco nel villaggio della Union.

Tante speranze di un cambio di rotta con l’insediamento del nuovo governo che ha reso noto altre due nomine di spessore: Ivan Velasquez Gomez, ex magistrato della Corte Suprema che sarà il nuovo Ministro della Difesa. Velasquez ha presieduto anche la sessione del Tribunale Permanente dei Popoli avvenuta nel marzo 2021 a Medellin. Un altro nome molto conosciuto nell’ambito dell’impegno nella difesa dei Diritti Umani è quello di Danilo Rueda, per anni rappresentante legale della Commissione Interecclesiale di Giustizia e Pace, che sarà il nuovo Commissario per la Pace.

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Situazione attuale

Secondo le fonti dell’Istituto per lo Studio dello Sviluppo e delle Pace (INDEPAZ), nella  prima settimana di giugno si sono registrati 5 omicidi di leader sociali, tra cui le uccisioni nel Cauca di  Josè Ernesto, leader religioso, e di Jesusita Moreno, anche conosciuta come “Tuta”. La donna era una nota leader delle comunità afro-discendenti e indigene di San Juan, nella regione del Chocò. Per aver affrontato i gruppi armati illegali esigendo rispetto per la vita, aveva subito varie minacce e un attentato. Con la sua morte, le vittime, tra i leader sociali, salgono così a 86 nel Paese, dall’inizio del 2022.
In questo clima di continuo terrore per chi cerca di difendere i propri diritti, le settimane precedenti alle elezioni presidenziali - giunte al ballottaggio il 19 giugno - sono state molto intense e sentite. Come riportato in un’intervista del Sir al docente di Storia Contemporanea dell’Università di Modena e Reggio Emilia, Gianni La Bella, la vittoria di Petro ha rappresentato una svolta storica non solo per la Colombia, ma per tutta l’America Latina.
Dopo 4 anni di lavoro, il 28 giugno la Commissione per il chiarimento della Verità (CEV), entità creata all’interno dell’Accordo di Pace tra Stato e guerriglia delle FARC-EP, ha consegnato il rapporto finale su quanto successo durante la guerra in Colombia. “Chiediamo siano accolte le verità della tragedia. In questo conflitto, la maggior parte dei morti sono stati civili non combattenti.
Questa è la tragedia vissuta in questo Paese. Se facessimo un minuto di silenzio per ciascuna delle vittime del conflitto armato, il Paese dovrebbe tacere per 17 anni”, sono state alcune delle parole pronunciate dal sacerdote gesuita Francisco De Roux, presidente della CEV. “Perché il Paese non si è fermato per esigere che la guerriglia e lo Stato fermassero la guerra e negoziassero una pace? Dov’era il Congresso, dove erano i partiti politici? Non si è mai capito che l’ordine armato imposto alla popolazione e alle comunità invece che proteggere, le distruggeva per poi essere abbandonate nelle mani dei paramilitari? Cosa hanno fatto di fronte a questa crisi i leader religiosi? Cosa hanno fatto gli educatori? Cosa dicono i giudici che hanno lasciato che l’impunità si accumulasse? Quale è stato il ruolo dei mass media? Come abbiamo potuto lasciare succedere tutto questo e permettere che ancora passi?”. Più che risposte, sono state queste alcune delle domande recitate da De Roux come invito alla società a conoscere il documento finale e a stimolarla alla ricerca quotidiana della pace. Il 30 giugno il rapporto finale è stato presentato al Parlamento Europeo da Carlos Martín Beristain e Alejandro Valencia, membri della CEV.

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Situazione attuale

Inizia nel peggiore dei modi il mese di maggio in Colombia. In seguito all’estradizione negli Stati Uniti di Dario Antonio Usuga David, alias “Otoniel”, il gruppo armato illegale Clan del Golfo (autodenominato Autodefensas Gaitanistas de Colombia) ha indetto uno “sciopero armato” che ha coinvolto 11 regioni del Paese. Nei comunicati, resi pubblici attraverso le reti sociali, il gruppo armato illegale ha avvisato che dal 5 al 9 maggio erano vietate tutte le attività educative, commerciali, sociali, culturali e politiche, creando così una situazione di confinamento di interi villaggi e città. Per Carlos Zapata, ricercatore del Observatorio de Derechos Humanos del Instituto Popular de Capacitación, lo “sciopero armato” evidenzia come l’analisi, secondo la quale la cattura di Otoniel rappresenta l’inizio della fine del Clan del Golfo, sia falsa. “Lo Stato e la forza pubblica vedono una realtà opposta a quella che si vive nei territori. Quello che abbiamo visto è che questo gruppo armato si è rafforzato in differenti zone del Paese.”
L’osservatorio per i Diritti Umani di INDEPAZ ha pubblicato la raccolta dei dati riguardante quanto successo dal 5 all’8 maggio a causa dello “sciopero armato”: 14 omicidi, più di 80 veicoli bruciati, graffiti, minacce alla popolazione civile e vie principali bloccate per giorni.
Prima dell’estradizione, Otoniel ha rilasciato la sua testimonianza sul tema delle sparizioni forzate, così come fatto in precedenza dalla ex-guerriglia delle FARC-EP, di fronte alla Giurisdizione Speciale per la Pace (JEP) e all’Unità di Ricerca di Persone date per Scomparse (UBPD). L’estradizione è stata fortemente criticata dalle vittime del conflitto armato colombiano come una strategia per evitare la verità. Secondo la JEP, “almeno 7.281 persone sarebbero scomparse durante il conflitto nella subregione dell’Urabà e del Bajo Atrato chocoano”. Con queste informazioni, la JEP e la UBPD hanno costruito un piano per coordinare gli sforzi e proteggere i luoghi dove si trovano i corpi non ancora identificati.
A fine maggio si è tenuta la Settimana Internazionale del Detenuto-Desaparecido che commemora le persone detenute dalle forze statali e poi fatte sparire. Questo evento è stato indetto negli anni ‘80 dalla Federazione Latinoamericana di Associazioni dei Familiari di Detenuti-Desaparecidos. Secondo il Centro Nazionale di Memoria Storica, lo Stato sarebbe responsabile di più di 2.500 sparizioni in Colombia. In una intervista rilasciata al quotidiano El Espectador, il sacerdote gesuita Javier Giraldo, che da molti anni rimane al fianco delle famiglie dei desaparecidos, sottolinea come “la sparizione forzata coinvolge più di una violazione dei Diritti Umani, poiché distrugge la psiche umana in molti aspetti, iniziando dalla situazione di irrisolto esistenziale, dato che non si sa se la persona è morta o viva. Una tortura permanente dove i familiari immaginano continuamente dove sarà la persona, cosa starà facendo. Molti ammettono che avrebbero preferito essere certi che il familiare fosse stato assassinato per avere la conferma della morte, poter celebrare il funerale. Per questo credo che la sparizione della persona sia uno dei crimini più orrendi”.
Il 29 maggio si sono tenute le elezioni presidenziali con le raccomandazioni, espresse da diversi parlamentari italiani ed esponenti della società civile attraverso un accorato appello, che potessero svolgersi in maniera libera e pacifica. I risultati hanno visto il candidato della sinistra Gustavo Petro, leader del Pacto Historico, ottenere il 40,34% dei voti. Dato che non è riuscito a raggiungere il 50%+1 dei voti per poter passare al primo turno, Petro affronterà al ballottaggio del 19 giugno il candidato indipendente Rodolfo Hernández, che ha ottenuto il 28,2% dei voti.

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