Situazione attuale

La violenza, che pare non dia tregua e che riflette tutta la fragilità di un percorso alla ricerca di una vera pace, ha portato ancora dolore in molte famiglie colombiane. In particolare, l’assassinio di Phanor Guazaquillo Peña, leader indigeno Nasa della regione del Putumayo, molto noto e stimato, ha riempito di orrore tutti coloro che lo conoscevano, compresi i volontari e le volontarie di Operazione Colomba. Phanor era un governatore indigeno, impegnato nella difesa dell’ambiente e dei Diritti Umani, e faceva parte di Conpazcol (Associazione Comunità Costruendo Pace in Colombia).
Anche la regione del Cauca è stata colpita in questo mese da omicidi selettivi di leader e persone che difendono i Diritti Umani: ben 3 vittime in un massacro avvenuto a inizio dicembre.
In questo anno, secondo il report di Indepaz, sono stati 188 i leader sociali e i difensori dei Diritti Umani assassinati nel Paese, mentre sono stati 44 i firmatari dell’Accordo di Pace uccisi. Il panorama più preoccupante si registra nelle regioni del Cauca, di Antioquia, del Nariño e della Valle del Cauca.
Come sentenziato dalla Corte Costituzionale, lo Stato colombiano ha fallito nella protezione dei leader sociali. L’organo ha dichiarato incostituzionale la situazione attuale dove “c'è discrepanza tra la persistente, grave e generalizzata condizione di violazione dei Diritti Umani fondamentali a danno della popolazione che si batte per difenderli”.
Nel frattempo, il processo di pace tra il governo nazionale e l'Esercito di Liberazione Nazionale (ELN) procede. Il quinto ciclo di colloqui di pace si è svolto a Città del Messico, dove le parti hanno raggiunto sei accordi che rafforzano l'impegno per la pace. Durante la chiusura di questo ciclo di dialoghi, il gruppo guerrigliero ha accettato di smettere di usare i rapimenti come mezzo di finanziamento.

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Situazione attuale

Nel mese di novembre si sono verificate situazioni davvero difficili per l’avanzamento del progetto di Paz Total messo in moto dal governo. Il primo grande intoppo ha riguardato il proseguimento del dialogo con l’ELN che ha subito una battuta d’arresto dopo il rapimento, da parte del gruppo guerrigliero, del padre di un famoso calciatore, Luis Diaz. Non meno problematico è apparso anche il dialogo con lo Estado Mayor Central (EMC) della dissidenza delle FARC-EP che, dopo solo 20 giorni dalla creazione del tavolo per le trattative, è stato interrotto per ordine di Ivan Mordisco, comandante del gruppo armato illegale. E’ stato però mantenuto in vigore il cessate il fuoco bilaterale.
Una notizia che porta un po’ di giustizia in mezzo a tanta sofferenza è la condanna a 30 anni e 8 mesi di carcere all’ex capo paramilitare Albeiro Manuel Gomez Martinez, per omicidio nel massacro in cui, il 21 febbraio del 2005, morirono 8 membri della Comunità di Pace di San José de Apartadó. In particolare, Martinez sarebbe stato l’autore materiale dell’uccisione di Natalia, bambina di soli 5 anni, che è stata decapitata con un machete. Il crimine è avvenuto con la complicità dell’esercito, come espresso nel comunicato della Fiscalía General de la Nación (Pubblico Ministero).
Il susseguirsi di violazioni dei Diritti Umani non lascia grande ottimismo in questa fine dell’anno.
Nonostante gli sforzi del governo di trovare soluzioni al conflitto, secondo il 35° rapporto semestrale della Missione di Appoggio al Processo di Pace (MAPP-OEA), si è protratta, durante tutto il 2023, una persistente violenza esercitata dai gruppi armati illegali contro i civili con minacce a gruppi etnici e reclutamento forzato.
Attraverso un comunicato pubblico, la Comisión Intereclesial de Justicia y Paz ha denunciato l’assassinio, avvenuto il 12 novembre, del leader sociale Daniel Rivas di Puerto Caicedo, noto per il suo impegno come difensore ambientale e presidente della giunta comunale. Secondo INDEPAZ (Istituto per lo Studio dello Sviluppo e la Pace), almeno 18 persone sono state uccise in pochi giorni in varie regioni del Paese, tra le quali Antioquia, Nariño, Huila e Cauca. A questo numero si aggiunge un’altra persona assassinata lungo la strada che porta da Apartadó a San José. Da inizio anno il numero di leader sociali e Difensori dei Diritti Umani uccisi in Colombia è salito a 157.
Complesso anche il tema della restituzione di terra alle vittime del conflitto, che l’avevano persa a causa della violenza. Infatti, molte delle persone impiegate nella Unidad de Restitución de Tierra denunciano minacce da parte di gruppi paramilitari nello svolgimento del loro lavoro.

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Situazione attuale

Attraverso un atto storico, che ha avuto luogo il 4 ottobre in Plaza de Bolivar a Bogotà, il governo colombiano ha chiesto, per la prima volta, pubblicamente perdono alle famiglie dei civili innocenti, che sono state vittime di oltre 6.402 esecuzioni extragiudiziali perpetrate dallo Stato. Questo fenomeno è conosciuto in Colombia come “falsos positivos”. “Questo non è un atto familiare, è un atto di un Paese che riconosce un grave errore, un grave crimine (…), di cui non solo ci vergogniamo, ma che siamo disposti a non ripetere”, ha assicurato il Ministro della Difesa, Iván Velásquez.
Nel Municipio Villa del Rosario, vicino alla frontiera con il Venezuela, alcuni antropologi forensi hanno dimostrato che, nel 2000, la popolazione contadina fu sfollata forzatamente e i suoi forni furono usati per far sparire cadaveri, al fine di eliminare le prove di centinaia di omicidi. Le parole del responsabile della Unidad de Búsqueda de Personas Desaparecidas, ente creato dopo l’Accordo di Pace del 2016, sono state: “Non è l’unico possibile forno utilizzato per cremare cadaveri (…), si continuerà a documentare di più”.
Il 5 ottobre, attraverso un comunicato pubblicato dalla Comisión Interecclesial de Justicia y Paz, è stato reso noto l’omicidio di Samuel Avendaño, leader e reclamante de tierras delle comunità di Apartadocito y Bracito. Avendaño stava reclamando il diritto alla restituzione della propria terra, dando visibilità al processo di sottrazione dei terreni e allo stato di sottomissione in cui si trovano le comunità che risiedono in zone di difficile amministrazione.
A causa delle elezioni amministrative e regionali tenutesi a fine mese, si è purtroppo assistito a un aumento della violenza politica nel Paese. La Misión de Observación Electoral ha, infatti, riportato l’omicidio di Maryuri Cárdenas Malagón, aspirante candidata al Consiglio di Mutatà (Antioquia) per il partito Gente en Movimiento. Il 16 ottobre, il governo ha firmato un cessate il fuoco bilaterale della durata di tre mesi con l’Estado Mayor Central delle FARC-EP. Nel frattempo, i combattimenti tra la guerriglia dell’ELN e il gruppo armato illegale delle AGC hanno causato un nuovo sfollamento di civili che ha colpito, in particolare, la comunità afrodiscendente Isla Cruz del río San Juan. Un altro preoccupante dato, segnalato dalla Procuraduría General de la Nación, è l’aumento del reclutamento giovanile da parte dei gruppi armati illegali in varie regioni del Paese.

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Situazione attuale

“L’acqua è per la vita e non per il fracking”. Questa la frase che ha segnato la marcia, a inizio mese, di differenti comunità che si sono mobilitate nei territori per alzare la voce in difesa dell’acqua, del suolo e della vita. “Con certezza possiamo dire al Paese che continueremo il nostro impegno per chiudere il cammino al fracking perché questa è una bandiera di tutta la società per proteggere la natura, recuperare quanto perso e decarbonizzare”, queste le parole della Ministra dell’ambiente, Susana Muhamad.
A inizio mese si è concluso il quarto ciclo del Tavolo di Dialogo tra l’ELN e il governo nazionale con gli Acuerdos de Caracas.
Si è tenuta, sempre a inizio mese, la Settimana per la Pace, promossa dalla Chiesa colombiana e da varie organizzazioni, università e associazioni accomunate dall’impegno per la costruzione della pace.
Il 5 settembre il MOVICE (Movimiento Nacional de Victimas de Crimenes de Estado) ha denunciato, attraverso un comunicato pubblico, l’omicidio del giovane Johan Ferney Aguilar, figlio del leader Wilmer Aguilar. Le vittime erano querelanti tutelari (accionantes de la tutela) contro l’impresa Miranda Gold: “un attacco diretto verso coloro che hanno lottato instancabilmente per la difesa dei propri diritti e della terra di fronte agli interessi delle imprese che operano nella regione”.
Il 6 settembre a Bogotà, Act Chiesa Svedese e Diakonia hanno premiato le persone vincitrici del Premio Diritti Umani (DU) in Colombia con un’emozionante cerimonia.
Dopo quasi 7 anni dalla firma dell’Accordo di Pace con le FARC-EP e in seguito a insistenti chiamate dell’ONU e della comunità internazionale, il governo ha approvato il 7 settembre la politica pubblica di smantellamento delle organizzazioni criminali (includendo quelle denominate come successori del paramilitarismo e le sue reti di appoggio). L’obiettivo di questa azione è quello di contribuire alla non ripetizione delle gravi violazioni dei Diritti Umani e delle infrazioni al Diritto Internazionale Umanitario contro persone e comunità.
L’11 settembre è uscito il report globale elaborato dall’Ufficio delle Nazioni Unite per il controllo della droga e la prevenzione del crimine (UNODC) relativo alle zone seminate di coca nel 2022. Le coltivazioni di coca in Colombia, per il secondo anno consecutivo, hanno raggiunto un massimo storico con 230.000 ettari seminati: un aumento del 13% rispetto al 2021.
La ONG “Global Witness” ha pubblicato il report relativo alle persone impegnate nella difesa della natura. La Colombia risulta essere, ancora una volta, il Paese più pericoloso al mondo per chi difende la terra e le sue risorse: “ancora una volta, i popoli indigeni, le comunità afrodiscendenti, i piccoli agricoltori e gli attivisti ambientali sono stati vilmente attaccati”.
L’11 settembre, attraverso un video registrato dalla comunità di Bocas del Manso nel Municipio di Tierralta (Cordoba), il Paese intero ha potuto constatare che uomini del Battaglione Junin della Brigata XI dell’Esercito hanno minacciato la popolazione civile, presentandosi come il gruppo guerrigliero dissidente delle FARC-EP. Il 20 settembre il Ministro della Difesa Velásquez ha raggiunto il villaggio per chiedere, a nome del capo del governo, scusa per quanto successo: “la presenza qui oggi è per esprimere il rifiuto da parte del governo di qualsiasi atto compiuto da qualsiasi membro delle forze dell’ordine che oltraggi le comunità”. Sono 10 i militari già destituiti dal servizio, tra i quali il comandante della Brigata XI con sede a Monteria. In concomitanza sono stati registrati più di 4.000 sfollati nella città di Tierralta, in movimento per timore di ripercussioni e per chiedere che siano attese le richieste delle comunità.
Il 25 settembre, la Coordinacion Colombia – Europa - Estados Unidos, rete nazionale di organizzazioni che difendono i Diritti Umani, ha pubblicato un comunicato dove si esprime la preoccupazione e la condanna per i gravi e reiterati attacchi perpetrati nelle ultime settimane contro la popolazione civile in varie regioni, menzionando anche l’incursione di un gruppo paramilitare nel centro comunitario di San Josecito presso la Comunità di Pace di San José de Apartadó: “Alla pace non si arriva con omicidi di civili, né con attacchi alla popolazione”.

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Situazione attuale

All’inizio del mese è stata davvero forte l’indignazione nel Paese per l’omicidio del leader indigeno Eduardo Timana, ex-autorità della riserva indigena Ket wala – Pradera Valle, parte del Nodo Suroccidente della Coordinaciòn Colombia-Europa-Estados Unidos, una rete che riunisce 292 organizzazioni sociali e di Diritti Umani.
Un’altra tragedia si è consumata nella zona rurale del municipio di Frontino, dove Rafael Mosquera, Patriarca della Comunità Negra dell’Alto de Murrì, ha perso la vita attraversando uno dei fiumi più copiosi d’acqua dell’area, in un luogo in cui mancano i ponti per permettere alla popolazione civile il passaggio in sicurezza. CONPAZCOL ha espresso grave sdegno per l’accaduto.
A inizio agosto si è tenuto l’evento di apertura del Comité Nacional de Participaciónde la mesa de diálogos de paz con ELN nel quale la Chiesa Colombiana, insieme all’ONU, monitora il cessate il fuoco. A questo proposito, le parole di Monsignor Monsalve sono state: “E’ ora di consolidare la pace e che lo Stato e la società interagiscano in partecipazione e democrazia”. Presente all’evento anche il sacerdote gesuita e difensore dei Diritti Umani Javier Giraldo. Il comitato è stato costituito per assicurare che la società civile sia parte attiva nel processo di pace con l’ELN. Il 14 agosto è poi iniziato a Caracas, Venezuela, il quarto ciclo dei dialoghi di pace tra il governo nazionale e l’ELN, che durerà fino al 4 settembre.
A fine mese, la Giurisdizione Speciale per la Pace (JEP) ha imputato a vari militari, tra cui il generale Mario Montoya, numerosi casi di falsos positivos nella regione di Antioquia. Il militare in ritiro è accusato di essere responsabile di 130 esecuzioni extra giudiziali. Secondo la JEP, la IV Brigata, con sede nella città di Medellin, esercitò pressioni per ottenere risultati nella guerra contro-insurrezionale e consolidò il messaggio di presentare “morti in combattimenti” come unico indicatore di esito per poter acquisire incentivi e ricompense.

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